PLATFORM ECONOMY

Prime Now, perché l'”Houdini del delivery” si dissolve in Amazon

La multinazionale di Jeff Bezos ha deciso di chiudere entro l’anno le sue piattaforme Prime Now autonome e indirizzare gli utenti verso l’app o il sito web ufficiale Amazon. Parola d’ordine: semplificazione. È anche una spinta verso la consegna sempre più rapida delle merci. Motivo per il quale Prime Now era nato nel 2014

Pubblicato il 24 Giu 2021

Prime Now

Prime Now voleva essere “l’Houdini del delivery“. E così è stato. Harry Houdini era un artista e illusionista statunitense di origine ungherese che incantò l’umanità tra la fine dell’Ottocento e il primo Novecento con i suoi trucchi ed esibizioni (riusciva a liberarsi in pochi secondi da corde e catene).

Prime Now ha sedotto i clienti con la velocità, anzi è nato proprio per questo circa 7 anni fa: portare a casa delle persone la merce desiderata in meno di due ore. E ora che il “quick commerce” o “now commerce (consegne in poche ore) è diventato un terreno altamente competitivo sul quale si giocano i destini delle aziende del delivery, Amazon fa un ulteriore passo avanti:  la multinazionale di Jeff Bezos ha deciso di chiudere entro la fine dell’anno le sue piattaforme Prime Now autonome e di indirizzare gli utenti che desiderano una consegna rapida di generi alimentari e altri beni verso la app o il sito web ufficiale Amazon.

In particolare, la consegna della spesa in due ore sarà disponibile tramite le sezioni Amazon Fresh o Whole Foods, mentre, eventuali rivenditori di terze parti o negozi presenti sull’app Prime Now (come Bartell Drugs, catena di farmacie di Seattle, o Union Square Wines & Spirits di New York City) verranno trasferiti su Amazon.

Parola d’ordine: semplificazione. L’obiettivo è infatti rendere l’esperienza sempre più “seamless” per gli utenti, cioè senza soluzione di continuità, fluida e in definitiva migliore, ma anche molto più rapida.

Nota bene: Amazon Fresh dispone di una vasta scelta di generi alimentari in molte località, ma ha  tempi di consegna più lunghi. Al contrario, Prime Now offre ai clienti consegne veloci, appena un’ora dopo che l’ordine è stato effettuato, tuttavia è un servizio limitato per quanto riguarda il tipo di articoli a disposizione. È chiaro che, integrando i due servizi, si dovrebbe riuscire a coniugare un’ampia scelta con una maggiore rapidità nel portare al cliente le merci a domicilio. Ma come è nata questa realtà che sta ora vivendo una seconda fase del proprio sviluppo?

Prime Now, nome in codice: Houdini

Prime Now ha debuttato nel 2014 come servizio per garantire agli abbonati  libri, giocattoli, articoli  per la casa e altri prodotti consegnati presso l’abitazione in una o due ore a un costo contenuto. Inizialmente lanciato in alcune città selezionate, oggi è disponibile in oltre 5.000 centri urbani e la consegna entro le due ore è gratuita. A testimonianza di quanto il servizio sia cresciuto, va precisato che Amazon gestisce magazzini Prime Now dedicati, allo scopo di evadere gli ordini.

“Nel 2014 scrissi un documento di sei pagine per delineare un servizio che consentisse ai clienti di ottenere articoli last-minute in un’ora”, ha rievocato Stephenie Landry, vice presidente del Grocery di Amazon, nel post sul blog, datato venerdì 19 giugno, in cui veniva annunciato il “merger” di Prime Now in Amazon Prime. “Abbiamo persino dato al progetto il nome in codice interno ‘Houdini'”. In soli 111 giorni, il nostro team ha elaborato il concetto delineato in quel documento e lo ha trasformato in Prime Now. Un servizio che è diventato la base per le attività di consegne di generi alimentari ultra-veloce di Amazon”.

“Per rendere questa esperienza ancora più semplice per i clienti, stiamo spostando l’esperienza da un’app Prime Now separata all’app e al sito web di Amazon, in modo che i clienti possano acquistare tutto ciò che la società ha da offrire da un’unica comoda posizione”, ha affermato Stephenie Landry.

Harry Houdini

Il ruolo della platform economy

In questa operazione torna ad emergere con evidenza il ruolo sempre più essenziale delle piattaforme, e quindi della platform economy, il modello di business che sfrutta le tecnologie per mettere in contatto persone e risorse, abilitando relazioni e transazioni. Alla lunga l’utente preferisce pagare una quota prestabilita per una molteplicità di servizi garantiti da un unica piattaforma invece di perdersi tra diverse app, o anche diversi abbonamenti.

Amazon e il grocery

Le ambizioni di espansione di Amazon nel mondo del grocery sono cresciute nel corso degli anni. La società  ha acquisito la catena di supermercati di lusso Whole Foods per $13.4 miliardi nel 2017 e l’anno scorso ha lanciato la propria catena di negozi di alimentari Fresh, che ha portato a una strategia disgiunta in campo alimentare.

L’azienda ha recentemente adottato misure per semplificare le sue offerte alimentari. A gennaio, Amazon ha chiuso il servizio Prime Pantry che proponeva generi alimentari non deperibili. Sta anche lavorando al rebranding dei marchi Go Grocery ed Amazon Fresh.

La decisione di chiudere l’app e il sito Web di Prime Now era in cantiere da tempo.

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Luciana Maci
Luciana Maci

Giornalista professionista dal 1999, scrivo di innovazione, economia digitale, digital transformation e di come sta cambiando il mondo con le nuove tecnologie. Sono dal 2013 in Digital360 Group, prima in CorCom, poi in EconomyUp. In passato ho partecipato al primo esperimento di giornalismo collaborativo online in Italia (Misna).

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