Smart City, a Tokyo il primo distretto “protetto” dalla blockchain con Fujitsu e Mitsubishi

Nel distretto di Daimaruyu ci sono 4300 uffici dove lavorano 280mila persone. Fujitsu ha creato l’infrastruttura per dati e smart contracts, collaborando con Mitsubishi e altre compagnie per garantire la sicurezza. Nel 2018 sulla blockchain per le smart city sono stati già investiti 81 miliardi di dollari

Pubblicato il 31 Ago 2018

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Già impiegata per garantire non solo la sicurezza dei portafogli in valuta virtuale, ma anche la trasmissione e la conservazione sicure dei dati, la tecnologia Blockchain continua a farsi strada in nuovi ambiti di applicazione. Come ad esempio quello delle smart cities, le città ultraconnesse nelle quali i servizi vengono gestiti in tempo reale attraverso sensori IoT. E mai come in questo caso è fondamentale garantire la sicurezza dei dati: un’intrusione nei sistemi di telecontrollo e telegestione (magari in quelli di una centrale elettrica, o nel controllo di sbarramento delle acque, o in quello dei flussi di traffico), ad esempio, potrebbe infatti avere effetti potenzialmente catastrofici per la città.

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Come viene utilizzata la blockchain nel distretto di Daimaruyu a Tokyo

Così a Tokyo, nel distretto di Daimaruyu, si sta facendo il primo esperimento di implementazione della Blockchain per garantire la sicurezza dei dati in un ambito applicativo di smart city. Nell’area ci sono tre quartieri nel pieno centro della città dove sorgono 106 grattacieli che ospitano 4.300 uffici, 40mila ristoranti e 90mila negozi, nei quali lavorano ogni giorno 280mila persone, che si spostano attraverso 13 stazione ferroviarie e metropolitane su 28 linee. Una vera e propria città nella città, che un gruppo di aziende (nel distretto hanno la loro sede 16 delle più grandi compagnie del mondo) ha deciso di trasformare in uno spaccato di smart city protetta dalla Blockchain. Così, mentre un terzo degli edifici è di proprietà di Mitsubishi, Fujitsu ha creato l’infrastruttura tecnologica (Chiamata Virtuora DX) che consente di condividere dati e smart contracts in modo sicuro rispettando, al contempo, privacy e relazioni egualitarie tra le aziende che prendono parte al progetto. Del sistema fanno parte i dati provenienti dalla gestione dei palazzi Mitsubishi, ma anche quelle dei sensori IoT diffusi in tutto il distretto e raccolti da diverse entità che vanno dalle società di gestione dei mezzi pubblici (per migliorare i flussi di traffico e pianificare le corse in base alle richieste in tempo reale) ai singoli negozi (per tenere sotto controllo i flussi di vendita e la disponibilità della merce), dai ristoranti (con i menù disponibili e i tavoli liberi) agli hotel (con la disponibilità di camere), dalla rilevazione della clientela dei locali fino a quella degli spostamenti nelle strade. Una mole immensa di dati, che vengono messi a disposizione dell’infrastruttura blockchain locale (con un controllo totale su chi può accedere a cosa e quando) per consentire a terzi di rielaborarli per creare nuovi servizi coordinando una massa di dati enorme ed estrapolandone indicazioni per gestire, migliorare e semplificare la vita di tutti coloro che vivono e lavorano nel distretto.

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Blockchain, smart city e investimenti

Un progetto, quello di Daymaruyu, che sembra destinato a non rimanere isolato: secondo i dati IDC, infatti, le iniziative relative alle smart cities hanno attratto globalmente nel 2018 investimenti per 81 miliardi di dollari, che diventeranno 158 miliardi di dollari nel 2022 (con Singapore, Tokyo e New York tra le città dove gli investimenti saranno maggiori). E i servizi blockchain saranno sempre più importanti per garantire la sicurezza dell’immensa mole di dati generata quotidianamente.

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Concetta Desando
Concetta Desando

Due menzioni speciali al premio di giornalismo M.G. Cutuli, vincitrice del Premio Giuseppe Sciacca 2009, collaboro con testate nazionali.

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