Investimenti per la crescita

Made in Italy, arriva un “aiutino” da 261 milioni

Il governo lancia il Piano straordinario industriale per il Made in Italy. Oltre un quinto delle risorse, 48 milioni, sarà destinato alla valorizzazione del sistema fieristico. Il viceministro Calenda: «Individueremo le 30 fiere leader nel mondo e le rafforzeremo»

Pubblicato il 07 Feb 2015

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Riccardo Monti, Ettore Riello, Carlo Calenda, Giorgio Squinzi

«Con questo Piano l’Italia fa tardivamente metà del proprio dovere nei confronti dell’industria e nei confronti delle potenzialità dell’internazionalizzazione».

Non utilizza giri di parole il viceministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda durante il suo intervento alla presentazione del “Piano straordinario industriale per il Made in Italy“, a cui hanno partecipato anche Aefi (Associazione Esposizione e Fiere Italiane) e Confidustria, quello che punta a rilanciare la crescita del “sistema Paese” grazie a un investimento di 261 milioni di euro nel settore della produzione tricolore.

Il gap da recuperare nei confronti dei Paesi stranieri in questo campo è ancora ampio, ma lo strumento vincente per rimettersi in carreggiata sembra essere quello del potenziamento dei grandi eventi in Italia, con particolare attenzione rivolta all’universo delle fiere.

Ecco perché di questi 261 milioni che il governo stanzierà per il made in Italy già nel 2015, ben 48 saranno destinati alla valorizzazione delle manifestazioni fieristiche. Lo scopo primario di questo investimento sembra essere quello di potenziare e sviluppare attività già messe in campo dalle esposizioni italiane: attirare operatori esteri, organizzare eventi sui mercati stranieri, utilizzare strumenti per facilitare l’incontro tra domanda e offerta nel corso delle manifestazioni.

«Nell’immediato – spiega Calenda – il Piano si propone di individuare le circa trenta fiere italiane leader nel mondo, esposte alla concorrenza, e rafforzarle per attirare i buyer stranieri, costruendo intorno iniziative di grande richiamo. In questo modo cerchiamo di fare un anche un po’ di sistema, investendo su quello che può crescere e deve crescere nel nostro Paese».

Tra i criteri principali di individuazione degli eventi spiccano la posizione di leadership occupata dalla fiera nello specifico segmento di mercato, le potenzialità di crescita futura, le sinergie tra i poli fieristici e la possibilità di svolgere operazioni congiunte di filiera all’estero.

Chi pensa si possa trattare di finanziamenti a pioggia dovrebbe rimanere deluso: «Abbiamo individuato insieme alle associazioni industriali – sottolinea il viceministro – quali sono le principali fiere al mondo, e su queste investiremo. Per le altre siamo disponibili a lavorare e a ragionarci sopra, ma dobbiamo fare delle scelte precise se non vogliamo disperdere questi fondi, rischiando oltretutto di far perdere peso alle nostre fiere nel mondo, e di conseguenza diminuire il valore delle piccole e medie imprese italiane che molto spesso si internazionalizzano per mezzo delle fiere».

Nell’anno in cui in l’Italia ospiterà quella che può essere definita la fiera per eccellenza, Expo 2015, una prospettiva di investimento orientata in questa direzione sembra voler manifestare da un lato la volontà di rilancio della politica industriale del nostro Paese, e dall’altro generare uno scollamento totale rispetto a scelte e investimenti poco oculati effettuati in passato.

«Voglio sottolineare – continua Calenda – come i contributi del piano di investimenti non interesseranno i quartieri fieristici. Quello su cui stiamo lavorando sono le manifestazioni fieristiche, declinate secondo varie tipologie, perché è da qui che si deve partire per rilanciare il settore delle fiere in Italia».

Va detto che la definizione di “straordinario” che viene data a questo piano, non è casuale: secondo quanto descritto dallo stesso Calenda infatti ci sono già in atto da parte del governo iniziative che riguardano per esempio l’incoming a fiere minori, o l’accompagnamento delle nostre aziende a fiere internazionali che non rientrano in questo progetto.

A schierarsi a favore del “piano straordinario” ci sono anche Confindustria e Aefi (Associazione Esposizione e Fiere Italiane). «Crediamo che il sistema fieristico sia una delle leve della politica industriale italiana – afferma Ettore Riello, presidente di Aefi – e da anni battiamo con determinazione questo passaggio. Con questo governo, e in particolare con il viceministro Calenda, abbiamo trovato una grande sintonia. C’è un piano di medio periodo che attraversa tre anni e che può dare una spinta determinante alla politica economica e industriale del nostro Paese».

A fargli eco è Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria: «Le nostre imprese vedono nei mercati oltre confine una importante fonte di crescita e sviluppo, nella speranza che riparta anche il mercato interno. Ecco perché Confidustria si è impegnata affinché fosse garantito da parte del governo uno stanziamento più significativo di quello che era stato fatto nel passato a supporto del nostro Paese. Abbiamo costruito, in accordo con il governo e i ministeri competenti, una strategia specifica per progettare e fornire prodotti e servizi di elevato standard tecnologico e qualità sostanziale, grazie all’individuazione di processi di produzione innovativi. Vista e considerato che la composizione tra sistemi produttivi sia ormai globale, diventa essenziale anche per le manifestazioni fieristiche italiane internazionalizzarsi e conquistare mercati emergenti, spesso affamati di business e di made in Italy».

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