LA BUONA ECONOMIA
Jcoplastic, l’innovazione che “spia” tra i rifiuti
L’azienda campana che produce contenitori in plastica ha dribblato la crisi puntando sullo sviluppo di prodotti leggeri e realizzando cassonetti smart che individuano gli errori nella raccolta differenziata. “Siamo in crescita costante e diciamo no ai clienti che non meritano credito”
di Maurizio Di Lucchio
20 Feb 2014

Poi, qualche anno prima dell’avvento della Grande Crisi, arriva un imprevisto: una società straniera entra nel business italiano dei cassonetti grazie a un cospicuo incentivo erogato dallo Stato e mette in seria difficoltà le imprese già operanti nel settore. “Il mercato era già molto maturo: ci limitavamo a fare rimpiazzi di vecchi cassonetti rotti”, racconta Antonio Foresti, amministratore delegato di Jcoplastic. “L’arrivo di questo competitor, frutto di un’operazione maldestra di attrazione degli investimenti dall’estero, ci ha costretto a resistere a un attacco ad armi impari: noi non avevamo svariati milioni di euro a fondo perduto da utilizzare”. Così, l’azienda guidata da Foresti ha contrattaccato con l’unica arma possibile: l’innovazione.
L’idea era di investire in prodotti più leggeri, che utilizzassero il 20-25% in meno di materia prima, a parità di caratteristiche e prestazioni. “Avevamo una grande responsabilità nei confronti delle famiglie dei circa 200 dipendenti che lavorano nei nostri tre stabilimenti in Italia (con le sedi estere, il numero di addetti arriva intorno a quota 350, ndr)”, continua l’ad. “Così, dal 2007 abbiamo messo sul commercio nuovi prodotti più leggeri, sia per il settore ecologico che per quello agricolo, che ci consentivano minori costi in termini di materiali e di lavorazione. A oggi, il rinnovo della gamma è pari al 70% e stiamo andando avanti. Parallelamente, abbiamo investito nel risparmio energetico per ridurre i consumi”.
Le soluzioni brevettate hanno permesso di tenere botta sul mercato italiano e di arrivare preparati alla crisi,

Nel frattempo, oltre ad aver puntato sulla leggerezza (anche se i modelli più leggeri non possono essere venduti nel nostro Paese a causa di alcuni ritardi della normativa italiana), l’azienda ha anche investito sulla sostenibilità realizzando, tra l’altro, cassonetti fatti di materiale riciclato e innovativi frantumatori di bottiglie di plastica e lattine per favorire il riciclaggio dei rifiuti ingombranti. In più, ha messo a punto un’invenzione buona per l’Internet delle cose: il cassonetto intelligente. Si tratta di un contenitore ad accesso controllato, dotato di serratura elettronica, capace di riconoscere l’utente grazie a un sistema di tag Rfid che registra una serie di informazioni, tra cui la data e l’ora del conferimento. I dati raccolti sono inviati quotidianamente a un server e resi disponibili su un sito web. Un modo per individuare i conferimenti scorretti (per esempio, la plastica nel bidone della carta o l’umido nell’indifferenziato) e ottimizzare la raccolta dei rifiuti porta a porta.
