Made in Italy
Boom della raccolta di soldi per le imprese, ma gli investimenti calano
Nei primi sei mesi del 2015 la dotazione dei fondi di private equity ha eguagliato l’ammontare di tutto il 2014: è la buona notizia che arriva dall’Aifi. Crescono anche le operazioni ma con valori in calo del 5%. «Questi risultati sono in linea con la leggera ripresa dell’economia del Paese», dice il presidente Innocenzo Cipolletta
di Redazione EconomyUp
Pubblicato il 23 Ott 2015

«Credo che questi risultati siano in linea con l’economia del nostro Paese, in cui si sta manifestando una leggera ripresa» ha commentato Innocenzo Cipolletta presidente di Aifi «il boom nella raccolta può essere giustificato dalla ripresa economica e da un mercato che non offre rendimenti. Ecco perché gli investitori si orientano verso realtà, come il private equity, che garantiscono più rendimenti».
A fare la parte del leone nella spinta alla raccolta sembrerebbe siano stati tre grandi operatori del settore: Charme, Clessidra e 21Investimenti che con il loro fundraising hanno contribuito per circa il 90% delle operazioni totali, alzando l’asticella dei capitali racimolati fino a 1,328 miliardi. Segnali positivi arrivano anche dall’estero dove la raccolta ha sfiorato quota 600 milioni nel primo semestre e, secondo le proiezioni, punta al miliardo di euro entro la fine dell’anno.
Per quanto riguarda il confronto con lo scenario internazionale si registra una notevole contrazione in Spagna con 202 operazioni (-13% sul 2014) e 726 milioni investiti (-41% sul 2014); +4% gli investimenti in Germani e Francia.
Tra le novità del 2015, in Italia, si segnala la presenza del private debt, che tuttavia stenta a decollare: da gennaio a giugno sono stati solo 40 milioni di euro una cifra ben lontana dal target complessivo di raccolta di 2 miliardi. Quasi nulla la raccolta dei fondi di Venture Capital, secondo i criteri di rilevazione adottati da Aifi.