LA STORIA

Industria 4.0, Franco Stefani (Gruppo System): “La cultura d’impresa non si fa per decreto”

Ha iniziato a 16 anni portando il latte porta a porta e oggi è a capo di un gruppo che fornisce soluzioni innovative per l’industria della ceramica. Vincitore del Premio EY Imprenditore dell’Anno categoria Digital Transformation, alle startup dice: “Non servono aiuti pubblici, ma l’umiltà per andare a bottega”

Pubblicato il 29 Dic 2017

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 A 16 anni Franco Stefani era un ragazzino intraprendente che portava il latte in casa delle famiglie del modenese per guadagnarsi qualche soldo. “Subito ho capito – dice – che potevo chiedere alle casalinghe se, oltre al latte, avevano bisogno di altro, magari di un po’ di spesa: ci avrei pensato io. Così mi sono inventato un business. È stata quella, nel 1967, la mia prima startup”. Oggi che non è più ragazzo, Stefani è a capo del Gruppo System di Fiorano Modenese, attivo a livello internazionale nella progettazione e realizzazione di soluzioni innovative di processo e di prodotto per l’industria ceramica e altri settori. Lo startupper ante litteram di allora è diventato l’industriale di oggi, con un’azienda che risponde da tempo ai requisiti dell’Industria 4.0 e che punta su ricerca e sviluppo.
Questo percorso lo ha portato a conseguire il Premio EY Imprenditore dell’anno 2017 nella categoria Digital Transformation con la seguente motivazione: “per giocare un ruolo da protagonista nella creazione della Smart Manufacturing; per essersi affermato come leader mondiale nel digitale industriale, attraverso una nuova idea di fabbrica, dove si mettono a punto soluzioni all’avanguardia per un’industria flessibile, connessa e globale, in cui al centro vi è l’interazione uomo-macchina; per aver creato un gruppo di aziende internazionali, mettendo in atto partnership e sinergie importanti che consentono di affrontare le costanti sfide del mercato”.

Franco Stefani, Ceo di System, riceve il Premio EY Imprenditore dell'Anno (Digital Transformation)

Forse proprio a causa delle sue origini, oggi Franco Stefani ha un rapporto ambivalente con le startup, o ameno con quello che si intende correntemente con la parola “startup”: “Noi eravamo soli, senza aiuti statali, ma avevamo una grande passione per il lavoro e un idealismo che ci ha portato a questi risultati. La cultura d’impresa non si fa per decreto. Gli aiuti statali, se ci sono, devono essere utilizzati e accompagnati bene, altrimenti si rischia di illudere i ragazzi” dice a EconomyUp.  Ma vediamo meglio chi è, cosa fa il suo gruppo e come applica la trasformazione digitale alle proprie società.

CHI È FRANCO STEFANI 

Fondatore e Presidente del Gruppo System di Fiorano Modenese, all’età di 16 anni inizia a lavorare presso l’azienda ceramica Marazzi, dove sviluppa i primi processi innovativi d’automazione industriale che lo porteranno negli anni successivi ad intraprendere la sua avventura imprenditoriale. A 21 anni decide di mettersi in proprio e crea COEMSS, Costruzioni Elettromeccaniche Stefani Sassuolo. La sua attività e i successi ottenuti sul campo portano alla fondazione nel 1970 di System. La profonda inclinazione verso le scienze e la capacità di creare processi e prodotti innovativi lo ha portato a conquistare una posizione da leader nel mercato mondiale. Numerosi i premi e i riconoscimenti che gli sono stati conferiti negli anni, tra cui la laurea ad honorem in ingegneria elettronica dall’Università di Modena e Reggio Emilia, il Premio Italiano della Meccatronica, e per ben due volte il premio EY L’Imprenditore Dell’Anno. È stato nominato Cavaliere del Lavoro dal Presidente della Repubblica nel 2005. 

 CHE COSA FA IL GRUPPO SYSTEM  

Il Gruppo System ha sede a Fiorano Modenese ed è tra i leader internazionalie nella progettazione e realizzazione di soluzioni innovative di processo e di prodotto per l’industria ceramica e altri settori industriali come l’intra-logistica, l’elettronica e il packaging, con un approccio multidisciplinare che abbraccia la meccanica di precisione, l’informatica, la fisica, la chimica e l’ingegneria in tutte le sue declinazioni. Fondato nel 1970 da Franco Stefani, il Gruppo System si caratterizza per il suo know-how e per l’importante attività di Ricerca e Sviluppo che ha dato forma a particolari processi d’automazione industriale.  Il Gruppo System è presente in 25 Paesi, con 40 società controllate, ha un fatturato di 530 milioni di euro, una quota export pari all’85% e conta 2300 dipendenti nel mondo. Le aziende che fanno parte del Gruppo System sono: System, Laminam, Modula, Tosilab, System Sicurezza, Premium Care e Studio 1. 

Ecco il nostro scambio di battute con Franco Stefani durante l’assegnazione del Premio EY. 

Industria 4.0: come la sta implementando System?
Già da 4 anni a questa parte tutte le nostre macchine sono interfacciate con sistemi di comunicazioni bidirezionali e siamo già dentro l’area di connessione dell’Industria 4.0. I nostri beni strumentali sono già adatti per essere in tele-assistenza, per avere la diagnostica, per essere pilotati da sistemi centrali. Per quanto riguarda invece i beni che abbiamo acquisito, ci servono proprio per migliorare le produzioni: è un’integrazione di ingresso e di uscita del processo.  

L’acquisizione dei beni è arrivata a seguito del Piano Industria 4.0 del governo?
Certo. Abbiamo preso colto l’occasione del super-ammortamento proposto dal piano governativo voluto dal ministro Carlo Calenda: è un rinnovamento interno ma soprattutto una modalità attraverso la quale consentiamo ai nostri clienti di innovare.

Riuscite a trovare le competenze per continuare a innovare?
Le competenze di base le avevamo già, perché, come dicevo, siamo dentro alla parte di automazione da tempo, quindi elettronica applicata e software, tanto software. Pensi che abbiamo 400 softwaristi all’interno, così come ingegneri informatici e tecnici che vengono dagli istituti professionali. Il  nostro bacino di neolaureati arriva soprattutto dall’Università di Modena, di Reggio e di Bologna. C’è una collaborazione fattiva con gli atenei perché diamo anche incarichi ai docenti affinché portino avanti determinate ricerche. Una collaborazione documentata: finanziamo determinati progetti. E, a loro volta, questi progetti per l’università sono risorse economiche importanti.

Fate open innovation anche per altre vie, per esempio acquisendo startup?
Noi siamo aperti e spesso ci viene chiesto di collaborare con startup, cosa che a volte succede. Quello che è importante e che sto dicendo in giro: bisogna che trattiamo bene le startup. Abbiamo preso a prestito questo termine inglese, ma il mettersi a lavoro per conto proprio esiste da sempre, da quando io ero un ragazzo. La startup io l’avevo fatta nel 1967 e non ero aiutato da nessun finanziamento o sostegno di altro tipo. Eravamo soli ma avevamo una grande passione per il lavoro e una ambizione che ci ha portato a questi risultati. 

Quindi gli aiuti pubbici alla nuova imprenditoria secondo lei non sono utili?
Devono essere utilizzati bene e anche accompagnati bene. Sennò andiamo a illudere i giovani. Quindi bisogna stare molto attenti. Non si fa per decreto una cultura di impresa, ma bisogna trasmetterla con passione. Noi abbiamo una grande risorsa: il Rinascimento. Si andava a bottega e si pagava per andare a bottega, perché quella era l’università di allora. Questo oggi manca: l’umiltà, l’andare a bottega.  

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