Quanto presto dovrebbe un’impresa creare un proprio fondo di Corporate Venture Capital (CVC)? Appena nata? Potrebbe sembrare assurdo soprattutto perché ci sono tante aziende con oltre un secolo di vita che non ci hanno ancora pensato.
Ma poi scopriamo che Humain, una nuovissima AI company nata in Arabia Saudita, ad un mese dalla costituzione ha immediatamente annunciato un CVC fund da 10 miliardi di dollari. Non è un errore di battitura. Dieci miliardi. Since day one.
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Corporate venture capital, quando lo fanno imprese neonate
Certo, Humain non è un’azienda normale, c’è una strategia nazionale alle sue spalle.
Però non è l’unico caso di precocità in ambito corporate venture capital.
- OpenAI ha creato un CVC da 175 milioni nel 2021 appena uscita dalla fase di early-stage (peraltro nemmeno con soldi propri, ma con Microsoft come LP).
- Perplexity AI, fondata nel 2022, gestisce già un seed fund da 50 milioni.
- Coinbase ha creato una venture arm a meno di 6 anni dalla fondazione.
- Animoca Brands si è mossa ancora più velocemente lanciando il suo CVC a meno di 5 anni dalla costituzione.
- Snowflake e Databricks, nonostante abbiano meno di dieci anni di vita, sono già attive sul fronte del CVC.
Perché un corporate venture capital così presto?
Ci sono diverse ragioni. Ne identifico due.
La diversa percezione di “obsolescenza” del vantaggio competitivo
Le startup (in particolare quelle Venture Capital-backed) che diventano grandi aziende hanno una maggiore sensibilità alla variabile tempo, fattore che le aziende tradizionali con posizioni di leadership consolidate di mercato tendono, almeno per mia esperienza, mediamente a sottovalutare. Come se il fatto di avere da tempo una posizione consolidata da incumbent sul mercato le mettesse al riparo da rischi di disruption.
Chi invece è nato per cercare di sfruttare finestre di mercato per natura temporalmente sempre più strette cresce con la consapevolezza della necessità di correre e, dal primo giorno, sa che il business che sta costruendo avrà vita illimitata. Di qui la maggiore propensione ad investire in startups costituendo veicoli dedicati e, al contempo, ad acquisire startups.
Una ricerca di Mind the Bridge su Startup M&A ha evidenziato come tra i maggiori compratori di startups ci siano proprio “startup cresciute” che fanno acquisizioni a ritmi ampiamente superiori a quelli delle imprese tradizionali, per quanto più grandi (qui il link per il download del report).
La necessità di costruire un ecosistema per crescere più rapidamente
Per molte aziende operanti in ambiti come, ad esempio, cloud, crypto e Web3, il CVC non serve per trovare nuove strade (quella che viene definita “strategic optionality”, rimando ad una rappresentazione che utilizziamo a Mind the Bridge quando ragioniamo con le imprese circa l’eventualità di intraprendere la strada degli investimenti in startup). L’obiettivo è invece quello di Ecosystem Building. Finanzi le startup che costruiscono sopra la tua piattaforma, estendono il tuo raggio d’azione, amplificano la tua rilevanza. In altre parole, aggiungi ampiezza e velocità di crescita. Nella sostanza è una sorta di platform capitalism.
Quanto il CVC serve alla trasformazione dell’azienda?
Se diamo un’occhiata ai dati emerge come:
- Aziende come Coinbase ed Animoca Brands hanno fatto oltre 330 investimenti;
- Il 25% delle acquisizioni fatte a partire dal 2019 da Salesforce arriva dal suo portfolio CVC.
Quindi la domanda da porsi è non tanto:
⏩ “quanto presto si deve lanciare un CVC?”
quanto piuttosto:
⏩ Il tuo CVC serve alla trasformazione dell’azienda o all’espansione?
Il che non esclude che, con una logica di portafoglio, non si possano conseguire entrambi gli obiettivi. Però è fondamentale scegliere che gioco si vuole giocare prima di scendere in campo.