Piergiorgio Grossi, CIO: così in Credem abbracciamo il cambiamento

La banca ha organizzato una festa dell’open innovation. Il Chief Innovation Officer Piergiorgio Grossi racconta i primi 10 mesi di lavoro e i tre macropillar che guidano l’attività. “Siamo ancora in una fase di startup e l’obiettivo è generare la voglia di cambiare. C’è grande disponibilità”. “Una decina di POC in corso”

Pubblicato il 25 Ott 2019

Piergiorgio Grossi, Chief Innovation Officer di Credem

Un excalation di open innovation. Così Piergiorgio Grossi, Chief Innovation Officerracconta la genesi dell’evento che Credem ha organizzato venerdì 25 nel suo auditorium dal titolo “Abbracciare il cambiamento”. “Periodicamente la banca fa un CDA formativo, per presentare progetti innovativi. E ci siamo detti: perché non farli raccontare direttamente dai protagonisti, dai champion d’Europa? Ma siccome le banche dovranno essere sempre degli ecosistemi, ci siamo allargati anche agli innovation topics, per guardarci attorno. Alla fine abbiamo pensato che potevamo anche fare un regalo alla città e abbiamo deciso di lavorare su un tema più generale, il mondo delle startup, che sarà al centro della serata aperta al pubblico”. Così a Reggio Emilia arrivano ospiti internazionali, rappresentati di altre banche da Santander a ING e di challenger bank come N26. Ma ci sono anche Booking e Frogdesign. Una grande festa dell’open innovation che arriva a poco meno di un anno dalla creazione della Innovation Unit all’interno della banca che ha le sue radici all’inizio del secolo scorso e 1,2 milioni di clienti in Italia.

“Abbracciare il cambiamento” è l’occasione per fare un primo (temporaneo) bilancio sul lavoro di innovazione fatto da Grossi, arrivato in Credem meno di un anno fa da Ducati dove Digital Transformation Officer, e dal suo team

Piergiorgio Grossi: siamo in fase di startup

“Siamo ancora in una fase di startup”, attacca Piergiorgio Grossi. “Adesso è più importante ottenere il cambiamento che risultati immediati. L’obiettivo di questi mesi è stato generare la voglia di cambiare, introdurre in azienda la cultura dell’innovazione. Non tutto è facile ma è importante che all’interno della banca vengano acquisiti gli ingredienti che possono cambiare il modo di lavorare. Le banche del resto hanno una tradizione di innovazione tecnologica, basti pensare agli ATM o all’home banking. Adesso bisogna rifocalizzarsi sull’innovazione tout court”

Come è stata costituita la Innovation Unit?
Scelta numero 1. In maniera molto lungimirante Credem ha deciso di prendere una persona che non arrivava dal mondo delle banche ma che ha lavorato sempre nell’innovazione, che conosce gli ecosistemi, che sa cosa significa lavorare in modo aperto ma non sapeva nulla di credito. Era necessaria questa competenza, quelle tecniche ci sono già dentro l’azienda. La business unit riporta al nostro condirettore generale Angelo Campani, apicale e neutro: non è dentro nessuna business unit. Noi facciamo innovazione con tutti, dall’HR al Legal.

Scelta numero 2?
Essere a volte enzima e a volte benzina. Ci piace pensare che siamo quelli che fanno accadere le cose o in certi casi, quando serve, incendiano un po’. A volte c’è bisogno di una detonazione più che di una reazione chimica.

Quante persone lavorano nella Innovation Unit?
Adesso siamo in tre, cresceremo nei prossimi mesi ma non vogliamo diventare certo cento! La vera sfida del lavoro di innovazione dentro un’azienda è farlo coinvolgendo i colleghi: con formule come il part time verticali o altre costruiamo team dedicati a un progetto per un tempo definito. Noi stiamo alla guida, facciamo il coaching una volta stabilito un funnel dell’innovazione.

Piergiorgio Grossi, è il vostro modello?
Non vogliamo teorizzare modelli ma sperimentare e cercare di capire quel che funziona e può diventare un modello. Meno slide e più codici. Questa è la definizione a oggi, probabilmente fra 3 settimane o 3 mesi lavoreremo in modo diverso.

I tre macropillar della Innovation Unit di Credem

Come avete impostato il lavoro dell’Innovation Unit?
Su tre macropillar. Il primo è Assess, la mappatura di che cosa c’è attorno a noi, le banche, o centri di ricerca, le startup, le tecnologie e non solo nei servizi finanziari. Il secondo è Change, la parte culturale, formativa: l’evento di venerdì 25 fa parte di questa area. Significa anche come fare tradizionali progetti della banca in modo innovativo, non solo progetti innovativi. Aiutiamo funzioni come IT o Hr a fare le cose che fanno già ma in maniera diversa. Il terzo pillar è Innovate: è la macchina di prototipazione secondo un modello distribuito: utilizzare risorse di tutta l’azienda per creare prototipi e agire sulle frontiere più avanzate del prodotto/servizio

Avete già Poc in corso?
Sì, abbiamo già una decina di Poc, dalla elaborazione di immagini al mondo chatbot; dai sistemi di indoor location intelligence piuttosto che di instant insurance fino ai sistemi di notarizzazione con blockchain

Open innovation, si fa anche confrontandosi con i concorrenti

Per l’evento “Abbracciare il cambiamento” avete invitato molti concorrenti, vecchi e nuovi…
Io credo che se vuoi fare open innovation ti devi confrontare con il mercato e i concorrenti, soprattutto se vuoi fare lavori di sistema come stiamo facendo per esempio con Abilab sulla blockchain. Le challenger bank poi possono farci vedere picchi estremi: come fa una banca a essere solo digital quando per noi il grande valore è il rapporto con le persone? Loro lo hanno ricreato in maniera diverse. La verticalità tagliente di molte startup  è un bell’insegnamento e ci aiuta a vedere un pezzo di futuro.

Grossi, in chiusura: la cosa più difficile da fare quando si comincia a fare innovazione in una banca??
Devo dire che ho trovato grande disponibilità e un’attitudine positiva nelle persone, come difficilmente mi era capitato in altre aziende. C’è una grande voglia di lavorare con noi e purtroppo non riusciamo a far contenti tutti. Ma il sistema è così com’è da decenni e quando devi cominciare a cambiare incontri muri spessi. Quindi grande voglia di cambiamento ma processi e procedure che creano rigidità e in qualche caso persino paura. Io avrei voluto mettere sul mercato 10 nuovi prodotti in questi primi 10 mesi ma ci vorrà più tempo. Sono, però, ottimista: molto di più di quanto sono entrato.

Beh, l’evento “Abbracciare il cambiamento” è un bel debutto in società, neanche un anno dopo…
È una grande festa dell’innovazione aperta per tutta l’azienda: una banca che esce dalla banca fino a coinvolgere la città. Magari l’anno prossimo faremo tutta la giornata aperta al pubblico.

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Giovanni Iozzia
Giovanni Iozzia

Ho studiato sociologia ma da sempre faccio il giornalista e seguo la tecnologia . Sono stato direttore di Capital, vicedirettore di Chi e condirettore di PanoramaEconomy.

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