STARTUP INTELLIGENCE

Misurare l’innovazione: quali sistemi adottare nelle imprese italiane

Misurare gli impatti dell’innovazione risulta spesso complesso per una combinazione di difficoltà oggettive nella costruzione del modello di indicatori e per qualche falso mito. Ma ci sono imprese che stanno sperimentando vari sistemi. Gli esempi di Enercom, Sogei, Siram Veolia

Pubblicato il 17 Feb 2023

Come misurare l'impatto dell'innovazione digitale

Di qualsiasi processo aziendale si tratti, avere uno schema di indicatori atti a misurare e monitorare avanzamenti e risultati è un fattore imprescindibile. Ciò permette di verificare se gli obiettivi definiti sono stati raggiunti, garantisce che gli investimenti vengano impiegati coerentemente, facilita l’identificazione di eventuali ambiti di miglioramento e permette di raccogliere le informazioni necessarie per attuare i giusti interventi correttivi.

Tutto ciò è valido anche quando si parla di processi e iniziative di innovazione. Tuttavia, nonostante l’importanza sia evidente e spesso nota, non si tratta di una sfida semplice da affrontare. Misurare gli impatti dell’innovazione risulta spesso complesso per una combinazione di difficoltà oggettive nella costruzione del modello di indicatori e per qualche falso mito non ancora sfatato definitivamente, come, ad esempio, il pensiero che l’innovazione sia creatività, e di conseguenza non si possa misurare. I progetti di innovazione sono caratterizzati da processi iterativi e non lineari, gli impatti sono spesso rintracciabili solo nel lungo periodo, possiedono un esito incerto e possono generare contributi preziosi anche nel caso in cui l’esito non sia positivo.

Il tema è stato trattato in occasione di una tavola rotonda organizzata dagli Osservatori Startup Intelligence e Digital Transformation Academy del Politecnico di Milano. Alla discussione hanno partecipato Andrea Isidori, Head of Open innovation & research di Sogei, Paolo Magni, Innovation Manager di Gruppo Enercom e Giulia Minghetti, Innovation Analyst di Siram Veolia.

Il convegno su come misurare l'innovazione
Dalle ricerche dell’Osservatorio è emerso come poco meno di una grande impresa italiana su dieci ritiene di aver già costruito un modello sufficientemente strutturato e completo, mentre il 25% sta misurando gli impatti ma pensa che le proprie metriche siano da consolidare. La fetta più grande, pari a quasi la metà del campione, racchiude invece quelle imprese che ancora non hanno sviluppato un proprio sistema di metriche, ma hanno consapevolezza della necessità di dover adottare nel breve periodo una modalità per misurare l’innovazione.

Misurare è in primo luogo un elemento fondamentale per gestire ed efficientare i processi e prendere decisioni in modo più consapevole. Lo ha evidenziato Paolo Magni, raccontando la roadmap della propria azienda. “In Enercom ci stiamo sforzando per fare in modo che chi possiede la voglia e la capacità di partecipare alle iniziative di innovazione possa avere lo spazio e le modalità più adeguate possibili per farlo. In questa fase siamo quindi focalizzati nel definire le modalità di ingaggio più efficaci e funzionali. Per fare questo siamo intenzionati a definire un sistema di misurazione che ci supporti nel monitorare la nostra effettiva capacità di coinvolgere le persone e ci dia elementi oggettivi utili a identificare e definire la strada più corretta da seguire.”

Definire un sistema di misurazione delle performance dell’innovazione richiede di identificare adeguati indicatori, capaci di stimolare l’innovazione e non limitarla in favore delle attività correnti. Limitarsi a utilizzare gli indicatori tradizionali quindi non è sufficiente. Criteri come il ROI, che massimizza i ricavi e riduce i costi, premia tipicamente progettualità che utilizzano asset e modelli esistenti, senza crearne di nuovi, limitando quindi l’innovatività. La sfida è costruire un paniere di indicatori ampio e vario, capace di misurare anche gli impatti meno quantificabili, come l’accrescimento di cultura, competenze e conoscenza.

Come raccontato da Andrea Isidori, “le organizzazioni difficilmente possono innovare se in primo luogo non si cambia la cultura e il mindset delle persone. Ed è proprio questa capacità e propensione al cambiamento che rappresenta uno degli elementi più complessi da misurare, dal momento che non esiste per l’innovazione un’unità di misura come il Pascal o il Newton. In Sogei, tramite il nostro Digital Report, stiamo cercando di strutturare una piattaforma che permetta di misurare e monitorare il livello di digitalizzazione dei dipendenti e dell’organizzazione, e lo facciamo tramite l’ausilio di una lista di KDI (Key Digital Indicators) che stiamo progressivamente ampliando e affinando.”

In questo difficile contesto, standard e norme possono venire in aiuto come punto di partenza da cui avviare la definizione del proprio modello. Giulia Minghetti ha raccontato come la norma ISO 56002 possa presentarsi come strumento di supporto per razionalizzare i processi e comprendere come misurare l’innovazione. “Come Siram Veolia siamo stati nel 2021 il primo grande gruppo in Italia ad aver ottenuto la certificazione ISO 56002. Questa è stata una spinta molto importante che ci ha richiesto di definire processi e procedure aziendali chiari e ben strutturati per la gestione dell’innovazione, anche per quanto riguarda il tema della misurazione. È stato un processo che ha coinvolto l’intera organizzazione, a partire dal top management fino a tutta la popolazione aziendale. La ISO 56002 ci richiede anche di rendicontare l’avanzamento dei progetti di innovazione con una cadenza periodica e di misurare specifici KPI definiti dalla norma stessa. Si tratta di una linea guida ben definita che ci ha aiutato nell’attuazione del nostro modello di innovazione.”

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Filippo Frangi
Filippo Frangi

Ricercatore presso Osservatori Digital Innovation

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