Diventare leader della digital transformation: ora c’è un master digitale del MIP

La digital transformation non è più questione per esperti di tecnologia. Serve un approccio strategico e un coinvolgimento della popolazione aziendale. Da queste premesse nasce un nuovo percorso dell’Academy del MIP, che partirà a novembre. Gli obiettivi e i contenuti raccontati dai direttori Mariano Corso e Antonio Ghezzi

Pubblicato il 25 Lug 2019

La sede del Mip alla Bovisa, Milano

La digital transformation, indicata ormai anche come la quarta rivoluzione industriale dopo quella della macchina a vapore, dell’elettricità e del computer, è soprattutto una rivoluzione culturale: su EconomyUp lo diciamo spesso. È qualcosa che sta permeando talmente società, business e persino modelli cognitivi da non poter essere compresa e affrontata solo con lenti tecnologiche, per quanto avanzate. Servono modelli culturali svincolati dal passato, approcci multidisciplinari e coraggio, tanto coraggio. C’è quindi da formare una nuova classe di leader capaci di portare con determinazione l’innovazione nel cuore dei processi di business. È questo l’obiettivo ambizioso dell’Executive Program in Digital TransformationFLEX, che nasce dall’esperienza degli Osservatori Digital Innovation e da quella del MIP e della School of Management del Politecnico di Milano e che partirà in novembre.

La digital transformation è ora materia di general management

“La digital transformation non è più una questione dei manager dell’information technology” spiega Mariano Corso, docente di Leadership e Innovation al Politecnico di Milano, co-founder di P4i-Partners for innovation e direttore dell’Executive Program. “Non è qualcosa che riguarda solo gli esperti di tecnologia in azienda ma tutte le linee di business. La vera urgenza è dare gli strumenti di conoscenza e di azione ai loro manager”. Punto fermo: la trasformazione digitale non è più materia per specialisti ma deve entrare di diritto nelle competenze di general management. “È una delle missioni fondamentali del management”, insiste Corso. “E richiede quel giusto blend di conoscenze tecniche, visione e consapevolezza di quello che è l’impatto della quarta rivoluzione industriale su tutte le aree di business”.

Mariano Corso, docente del Politecnico e direttore dell'Executive Program in Digital TransformationFLEX

Come imparare ad affrontare la trasformazione digitale

Si può e si deve insegnare ad affrontare la digital transformation, sfida che non si risolve certo con l’adozione di qualche tecnologia digitale. Il Digital TransformationFLEX si inserisce nella stessa area di formazione a distanza dell’Academy del MIP, che si è già conquistata un rilievo internazionale con il master per executive distribuito attraverso l’innovativa piattaforma Flexa: settimo nel mondo e tra i primi quattro in Europa secondo secondo i QS Distance/Online MBA Rankings 2019, che misurano le performance dei migliori MBA fruibili a distanza.

Per la prima volta, con il corso in partenza a novembre, quella metodologia di eccellenza viene applicata a un corso specialistico sulla digital transformation. E per la prima volta sarà un percorso interamente fruibile su un canale digitale. “A noi piace dire che è il primo corso digitale al quadrato”, racconta Antonio Ghezzi, docente di Strategia e Marketing al Politecnico di Milano e direttore del progetto con Mariano Corso. Per questo motivo lo slogan è: “Learning Digital in a Digital Context”

Flexa, la piattaforma del MIP per l’apprendimento continuo (e l’open innovation)

Un corso digitale per la digital transformation

Cambiano gli obiettivi, cambiamo i temi e cambia coerentemente il processo di formazione: “Ciascuno può personalizzare il corso secondo le proprie esigenze e disponibilità di tempo”, spiega Ghezzi. “Ma soprattutto ci sarà l’opportunità di accedere a un patrimonio di conoscenze e a un network di relazioni grazie anche alla community sviluppata con il lavoro degli Osservatori Digital Innovation”. “Senza dimenticare il vantaggio del confronto fra chi è già impegnato nella digital transformation e chi decide di fare un investimento sulla propria capacità di affrontarla”, aggiunge Corso.

Antonio Ghezzi, docente del Politecnico e direttore dell'Executive Program in Digital TransformationFLEX
Il Digital TransformationFLEX, evoluzione nei contenuti e nelle modalità del Percorso Executive in Gestione Strategica dell’Innovazione Digitale che continuerà ad essere disponibile nel suo formato fisico, sarà fortemente collegato al business grazie anche a un advisor board costituito da un centinaio di top manager e imprenditori impegnati nel cambiamento (non ci saranno vendor) che contribuiranno alla definizione del piano formativo. “La prima parte prevede una serie di corsi metodologici pensati per fornire chiavi di lettura del fenomeno con un approccio strategico”, spiega Ghezzi. “Da marzo sono invece previsti i corsi sulle più importanti wave tecnologiche: dalla blockchain all’intelligenza artificiale. Una sorta di how to do con taglio fortemente improntato al business”. Corsi che si potranno frequentare in aula o a distanza. “Ci sarà grande flessibilità”, spiega Ghezzi. ” La modalità Flex, cavallo di battaglia della nostra scuola, prevede la creazione di un’esperienza full digital fatta di fruizione di video clip didattiche, sessioni sincrone live e di q&a, interazione asincrona tramite la piattaforma di digital learning tra docenti, partecipanti e i componenti dell’advisory board”.

L’approccio strategico e il coinvolgimento delle persone

Se nel passato recente la digital transformation era affrontata prevalentemente con un approccio funzionale, oggi non è più così. “Al nostro Executive Program non ci aspettiamo più soltanto i Chief Information Officer”, conclude Mariano Corso. “Serve un approccio strategico, perché il digitale incide sulle performance; imprenditoriale, perché il digitale genera nuove opportunità di business; e organizzativo, perché il digitale richiede un cambiamento dei modelli organizzativi e una capacità di engagment della popolazione aziendale. La Trasformazione Digitale è possibile solo se ci sono leader capaci di portare a bordo, di coinvolgere le persone dell’azienda”.

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Giovanni Iozzia
Giovanni Iozzia

Ho studiato sociologia ma da sempre faccio il giornalista e seguo la tecnologia . Sono stato direttore di Capital, vicedirettore di Chi e condirettore di PanoramaEconomy.

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