Innovazione
Da Luxottica a Barilla anche il made in Italy entra nel campionato digitale
Il gruppo di Agordo si lancia nell’ecommerce 3D con l’acquizione di Glasses.com. La società di Parma sperimenta le stampanti 3D per la pasta su misura nei ristoranti olandesi. Ma tutto accade all’estero. Perché il mercato italiano è in ritardo
di Giovanni Iozzia
10 Gen 2014

Proprio Luxottica ha appena annunciato di aver acquisito Glasses.com, un portale americano di ecommerce che è soprattutto il contenitore di una tecnologica innovativa che permette di provare virtualemte gli occhiali attraverso il 3D. La società è stata venduta da WellPoint, compagnia di assicurazione che ha ceduto a un fondo anche 1-800 Contacts, leader nelle lenti a contatto, uscendo così dal settore ottico. «Un’opportunità per crescere nel mercato americano», ha spiegato il ceo della società di Agordo Andrea Guerra. Ma anche un modo per sperimentare in un mercato più evoluto le nuove frontiere della vendita. Luxottica ha migliaia di negozi nel mondo e si comprende quindi la cautela con cui si sta muovendo nell’ecommerce, ma ignorare i canali digitali potrebbe comportare seri rischi per la sua leadership.
Il momento è adesso. Soprattutto per i leader che non possono permettere che piccoli vascelli digitali prendano il largo insidiando i loro territori. Bisogna prepararsi alla svolta inevitabile con l’arrivo sui mercati di chi sta crescendo tra smartphone e social. Significativo il caso della Barilla che, secondo il sito specializzato 3dprinterplans, potrebbe presto installare in alcuni ristoranti stanmpanti 3D per permettere ai clienti di avere la pasta di qualsiasi forma, fatta sul momento. La sperimentazione va avanti da due anni e qualche stampante sarebbe già al lavoro in ristorante di Eindhoven, la capitale olandese del design. Sarebbero solo ancora un po’ lente, ma la strada del printing food e della personalizzazione esasperata è aperta.
L’innovazione non dorme, le aziende (alcune…) neanche. Ma sembra quasi che ci sia poca convinzione a sperimentare in casa. E anche questo è il prezzo del generale ritardo digitale italiano: l’assenza di un vero mercato dell’innovazione. E anche questa è una fuga di…intelligenza.