L’adozione dell’intelligenza artificiale nelle aziende non è più una questione di “se”, ma di “come”. Mentre gli strumenti AI – in particolare quelli generativi – si moltiplicano ed entrano nei flussi operativi, cresce la consapevolezza che la tecnologia, da sola, non basta. Secondo il Top Tech Trends 2025 del Capgemini Research Institute, la maggioranza delle aziende ha in programma di implementare sistemi AI agentici entro i prossimi due anni. Tuttavia, molte organizzazioni restano ferme a una fase di sperimentazione disorganica, in cui i progetti si moltiplicano ma faticano a scalare.
È in questo contesto che si inserisce il dibattito – rilanciato anche da Capgemini con il Resonance AI Framework – sulla necessità di un modello strutturato per integrare davvero l’AI nei processi aziendali. Non si tratta di aggiungere l’ennesimo tool alla pila tecnologica, ma di mettere ordine, governare la complessità e, soprattutto, generare impatti misurabili. In altre parole, di passare dalla fascinazione per l’AI alla sua “risonanza” nel tessuto operativo, culturale e decisionale dell’impresa.
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Tre dimensioni per orientarsi nel caos dell’AI
Il framework proposto da Capgemini – che vale come stimolo per riflessioni più ampie – suggerisce tre dimensioni chiave per sbloccare il potenziale dell’intelligenza artificiale:
- Accesso alle risorse essenziali: significa disporre non solo di modelli e infrastrutture tecnologiche, ma anche di dati adeguati e accessibili. In molte aziende, la qualità e la disponibilità del dato restano ostacoli significativi.
- Adattamento organizzativo: per l’AI servono nuove competenze, ma anche nuove logiche di governance, processi etici e sicurezza normativa. È qui che la maggior parte delle imprese si inceppa: senza un modello organizzativo abilitante, i progetti restano isolati.
- Adozione consapevole: l’integrazione AI richiede una progettazione attenta delle interazioni tra esseri umani e sistemi intelligenti. Questo è il nodo più sottovalutato: non si tratta solo di tecnologia, ma di chimica sociale, di ruoli chiari, flussi coerenti e fiducia condivisa.
Il diagramma elaborato da Capgemini (vedi sotto) restituisce questa visione ad “onde concentriche” di valore, dove l’AI parte da una base infrastrutturale per irradiarsi nella cultura e nei comportamenti organizzativi.

RAISE: l’infrastruttura che dà corpo al framework
Per supportare l’adozione del framework, Capgemini ha sviluppato RAISE (Reliable AI Solution Engineering), una suite tecnologica pensata per aziende di ogni settore e dimensione. Si tratta di una piattaforma enterprise-ready che include strumenti operativi e agenti intelligenti basati su AI generativa, continuamente aggiornati per intercettare le evoluzioni del mercato. RAISE permette alle aziende di passare dalla strategia all’azione: sviluppare esperienze e prodotti basati su AI, ottimizzare il go-to-market, automatizzare processi, evolvere l’IT. Il caso di una multinazionale farmaceutica che ha ridotto del 40% i costi operativi IT, migliorando al tempo stesso la soddisfazione degli utenti, dimostra come l’infrastruttura conti quanto la visione.
Chi guida davvero l’intelligenza artificiale in azienda?
In questo scenario, il ruolo del Chief Innovation Officer si carica di nuove responsabilità. Non si tratta più solo di intercettare trend o promuovere progetti pilota, ma di diventare l’architetto di una trasformazione culturale e tecnologica insieme. L’AI, per funzionare davvero, ha bisogno di una governance trasversale, di una strategia condivisa tra IT, Operations, HR e business unit. Il CIO – nel senso esteso di Innovation Officer – deve farsi facilitatore di dialoghi complessi, guidare la co-progettazione tra umani e macchine, e assicurare che l’AI venga adottata in modo responsabile, misurabile, scalabile. Non è un compito tecnico: è una sfida di leadership.
Il valore sta nell’allineamento, non nella novità
Il caso del gruppo farmaceutico citato da Capgemini è emblematico: riduzione del 20% nei tempi di gestione dell’help desk IT, fino all’80% di automazione e -40% sui costi operativi. Ma al di là delle metriche, ciò che conta è l’allineamento tra tecnologia, processi e persone. È questa la chiave per evitare che l’AI resti un’innovazione “spettacolare ma sterile”.
In sintesi, il vero tema non è quale framework adottare, ma come far sì che l’intelligenza artificiale entri nel DNA dell’organizzazione, senza forzature né semplificazioni. In questo, strumenti come il Resonance AI Framework di Capgemini possono rappresentare una guida utile – non perché offrano una formula magica, ma perché ci ricordano che l’AI è, prima di tutto, una questione di direzione.
📌 Per approfondire: RAISE – Reliable AI Solution Engineering di Capgemini





