Business angel – definizione



Pubblicato il 02 Mag 2021


Se i venture capital sono soggetti istituzionali (che utilizzano perlopiù un fondo come veicolo) che finanziano l’avvio di un’attività ad alto rischio ma anche ad alto potenziale di sviluppo, i singoli soggetti (definiti “investitori privati informali” nel capitale di rischio) che compiono la stessa attività vengono chiamati business angel, o angel investor, e sono i principali operatori del mercato dell’informal venture capital.

Queste persone, che in Europa storicamente hanno una capacità d’investimento che va da 100 mila a 500 mila euro, mentre negli Stati Uniti possono arrivare fino a 5 milioni di dollari, acquisiscono quote di startup attingendo al proprio patrimonio personale e apportando all’impresa non solo capitale ma anche know how manageriale e network di relazioni.

Se diverso è l’approccio, diversa può essere anche la motivazione dell’investimento: mentre il venture capital punta sostanzialmente a un elevato rendimento attraverso un investimento ad alto rischio, l’intervento di un business angel può essere dettato, oltre che da fattori economico-finanziari, anche da motivazioni diverse come, ad esempio, l’interesse personale verso particolari settori o il fatto di contribuire allo sviluppo della propria comunità.

Si tratta, in sostanza, di un’evoluzione del concetto di mecenatismo: i primi business angel riconosciuti come tali erano infatti, alla fine del XIX secolo, personaggi facoltosi che finanziavano gli spettacoli di Broadway, e che nel 1933 avevano allargato così tanto il proprio campo d’azione da essere considerati “investitori accreditati”. Ma ovviamente figure simili sono esistite anche nei secoli precedenti, e spesso hanno contribuito in modo sostanziale allo sviluppo tecnologico.

Per quanto riguarda la situazione attuale in Europa, nel giugno del 1996 la Commissione europea ha organizzato la prima Conferenza delle reti europee dei business angel. Nel 1999, si è costituita EBAN (European Business Angels Network), a cui ha aderito anche l’associazione italiana, IBAN (Italian Business Angels Network), nata il 15 marzo 1999. Proprio in Italia, tra le “Success stories” citate dal sito dell’Iban, figurano alcuni progetti di successo finanziati dai business angel: ad esempio skuola.net, Roadrunnerfoot Engineering, Callimaco, Cryptolab, Bio Soil Expert, Minteos e Achtoons. Nel 2007 è poi nata Italian Angels for Growth che, inizialmente associata a Iban, successivamente diventata indipendente finanziando progetti come Qurami, GreenBone, Inventia, Drexcode, Tok.tv e decine di altri.

Nel 2020 i business angel sono stati per la prima volta definiti dalla legge. Nell’articolo 38 comma 3 di uno dei decreti attuativi del Decreto Rilancio, si riconosce infatti ai BA il ruolo di “investitori qualificati” in Italia. Nello stesso i BA sono definiti come “coloro che abbiano investimenti attivi e un track record consolidato nel settore del venture capital nonché competenze, professionalità e capacità organizzative ed economiche adeguate per supportare i progetti di sviluppo delle imprese target definiti nell’ambito dell’operazioni di investimento del Fondo”, ossia il Fondo Rilancio istituito da CDP Venture che investirà in startup e pmi innovative i 200 milioni di Euro stanziati dal Decreto Rilancio.

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Redazione EconomyUp