SOSTENIBILITÀ

Green fintech: che cos’è, come si fa finanza ecologica e sostenibile, gli esempi

Con green fintech si intende la confluenza di digitalizzazione dei servizi finanziari e finanza green. Gli esempi nel credito bancario e nell’agricoltura e i dati di Banca d’Italia sugli investimenti sostenibili

Pubblicato il 13 Dic 2021

Photo by Guillaume de Germain on Unsplash

Sta emergendo un nuovo concetto legato alla tecnologia applicata alla finanza, il green fintech. Tecnologia e sostenibilità sono le due forze principali che stanno plasmando lo sviluppo dei servizi finanziari: per questo la digitalizzazione dei servizi finanziari e la finanza green costituiscono due temi “caldi” (per rimanere in tema di riscaldamento globale) e vengono sempre più esplorati anche nelle loro numerose connessioni.

Che cos’è il green fintech

Con green fintech si intende appunto la confluenza di questi due filoni. Per certi versi, si direbbe un’alleanza naturale. Che cos’è c’è di più green che digitalizzare un servizio che prima richiedeva stampa di moduli cartacei, spostamenti, ecc.? Tuttavia, non è tutto oro verde quello che luccica, e bisogna analizzare con attenzione i progetti e le iniziative in campo.

Green fintech: non solo smaterializzazione dei processi

Un riscontro immediato del green fintech è appunto la smaterializzazione di tutti quei processi che prima richiedevano carta e presenza fisica. Considerando la lunghezza dei contratti bancari, il risparmio di foreste abbattute è sicuramente una gran cosa per il pianeta. Tuttavia, si tratta della parte più scontata e in fondo meno innovativa del tema. Più interessante è invece capire come l’incontro di aspetti di sostenibilità e di innovazione tecnologica potrebbe cambiare aspetti del modello di business delle banche.

Green bond e investimenti “ecologici”

Il primo aspetto su cui il green fintech si trova in una fase di rapido sviluppo è quello della creazione e della distribuzione di prodotti finanziari, simili a quelli già esistenti, ma con un contenuto appunto ecologico. È questo il caso dei green bond e più in generale degli investimenti a contenuto green e tecnologico, che rappresentano una quota ancora piccola ma in prodigiosa crescita dei mercati dei capitali. Questi prodotti finanziari si intrecciano con il più ampio filone della sostenibilità “ESG” (environmental, social and governance) anch’essa in rapida crescita. Ora, sebbene il finanziamento di progetti che riducano l’impatto ambientale di processi produttivi o abitazioni e mezzi di trasporto inquinanti sia meritorio, anche in questo caso, di per sé, non siamo di fronte a un cambiamento di paradigma, ma piuttosto a un allargamento della varietà dei prodotti offerti, spesso puntando sulla coscienza ambientale dei compratori più che su un effettivo contenuto green del prodotto.

Green fintech: un esempio in agricoltura

Più di rottura sono quei progetti, spesso ad opera di startup, che pongono in reale sinergia elementi di sostenibilità e le grandi potenzialità del fintech. Prendiamo il caso di quei prodotti assicurativi che sono in grado, utilizzando strumenti di geolocalizzazione dello smartphone del cliente, di definire con precisione le condizioni di rischiosità metereologica di un determinato appezzamento di terreno, formulando un contratto che copra il produttore agricolo dal rischio di perdita del raccolto, potendo stabilire con precisione il rischio associato a quello specifico cliente; la possibilità di assicurare il raccolto potrà indurre il produttore a investire in tecnologie sostenibili (agricoltura bio, lotta integrata ecc.) che riducano il carbon footprint del suo prodotto e ne migliorino la qualità, con ciò anche aumentando il collateral a garanzia del contratto assicurativo. Tecnologia e sostenibilità si aiutano vicendevolmente, determinando un contratto migliore sia per il cliente che per la compagnia assicurativa.

Green fintech: un esempio nel credito bancario

Un secondo esempio, stavolta nell’ambito del credito, è costituito da un prestito, a un’impresa o una famiglia, il cui contenuto green non è stabilito ex ante, in base a parametri che rischiano di essere puramente formali, ma determinato in base ai comportamenti concreti dell’affidato desumibili, ad esempio, con una APP condivisa tra banca e cliente, che possa verificare aspetti quali gli spostamenti, l’utilizzo di determinati fornitori o prodotti, il riciclo dei materiali, ecc. Il grado di sostenibilità dei comportamenti verrebbe incentivato sotto il profilo di minori oneri finanziari o commissionali. Al cliente converrebbe dunque porre in atto ogni sforzo per comportarsi in modo ecologicamente responsabile; la minore rischiosità di questi comportamenti (si pensi al rischio che un’azienda più inquinante sia chiamata a pagare delle multe e sia dunque finanziariamente meno solvibile come debitore) renderebbe conveniente questo prodotto anche per il finanziatore. Nel tempo, la banca potrebbe porsi come consulente dei propri clienti in tema di finanza sostenibile andando oltre l’offerta di semplici prodotti green.

I dati della Banca d’Italia sugli investimenti sostenibili

Questi sono due dei molti esempi che si potrebbero fare di come il green fintech potrà portare alla nascita di nuovi prodotti e servizi finanziari. Di sicuro, l’interesse degli investitori è massimo. La Global Sustainable Investment Alliance ha stimato in oltre 35.000 miliardi di dollari (più del PIL degli Stati Uniti e della Cina messi assieme) gli investimenti sostenibili in essere a fine 2020, con una crescita attorno al 50% dal 2016.

QUI il report della Banca d’Italia su “Innovazione e sostenibilità: sfide per l’industria finanziaria europea e italiana nella prospettiva post-Covid”

All’interesse dei mercati finanziari si aggiunge quello politico, si pensi all’enorme sforzo normativo messo in piedi dall’Unione Europea con la “EU Taxonomy”, anche a livello internazionale, a partire dalla Green Digital Finance Alliance, creata nel 2017 dall’agenzia delle Nazioni Unite UNEP, assieme ai suoi partner, proprio per esplorare l’utilizzo della finanza digitale nei temi di sostenibilità, anche in connessione con gli obiettivi SDG delle Nazioni Unite. Infine, ma non certo meno rilevante, vi si aggiunge l’interesse dell’opinione pubblica, sempre più consapevole della necessità di cambiare paradigmi produttivi e di consumo.

È importante che queste aspettative e queste risorse non vadano sprecate. Considerando il fenomeno del greenwashing, che spesso accompagna l’agire degli operatori finanziari, strumenti quali algoritmi di machine learning e la blockchain potranno risultare importanti per qualificare con rigore la greenness di un determinato prodotto o servizio finanziario, con ciò aiutando a far affluire le risorse dove potranno essere più efficaci per la transizione.

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Lorenzo Esposito
Lorenzo Esposito

Lorenzo Esposito lavora da oltre vent’anni nell’ambito della vigilanza bancaria e finanziaria della Banca d’Italia; è professore a contratto di Economia Monetaria presso la “Cattolica” di Milano. Si occupa di stabilità finanziaria, globalizzazione, finanza sostenibile e fintech. (Le opinioni espresse dall’autore sono personali e non impegnano l’Istituto d’appartenenza)

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