L'INTERVISTA

Enrica Angelone, CEO Wallife (che ha chiuso un round da 12 milioni): “Così assicureremo le persone contro i rischi da innovazione”

Furto di dati biometrici, utilizzo scorretto di dati personali sensibili: le tecnologie innovative stanno creando nuovi, potenziali rischi. Da qui l’idea di Enrica Angelone con Fabio Sbianchi (ex Octo Telematics): assicurare le persone contro i pericoli emergenti con Wallife. Che ha ottenuto 12 milioni. L’intervista

Pubblicato il 20 Set 2022

Maria Enrica Angelone, CEO di Wallife

L’innovazione tecnologica presenta straordinarie opportunità, ma allo stesso tempo espone le persone a una serie di potenziali rischi: alcune ne sono in tutto o in parte inconsapevoli, altre stanno cominciando solo ora a comprenderli. Lo ha già capito, e ci sta lavorando sopra, Maria Enrica Angelone, CEO di Wallife,  startup che ha appena chiuso un round da 12 milioni di euro guidato da United Ventures. La giovane società si propone di proteggere persone e aziende da rischi di fatto ancora quasi sconosciuti, come il furto di dati biometrici (impronte digitali, riconoscimento facciale) o l’utilizzo improprio di dati genetici (il nostro Dna), solo per citare qualche esempio.

Angelone non è un’aspirante imprenditrice qualsiasi: è una top manager attiva da oltre 20 anni nel mondo professionale e finanziario, con una carriera della quale spicca, negli anni giovanili, l’assunzione nel 2005 come Chief Financial Officer in Venere.com, il leggendario sito di prenotazioni alberghiere online fondato da quattro ragazzi romani nel 1994, agli albori di Internet, che sarebbe forse potuto diventare un colosso del settore se non fosse stato venduto ad Expedia nel 2008. Ed è anche una persona che, come milioni di altre persone alle prese con l’inizio della pandemia nel 2020, si è trovata a dover gestire i lunghi tempi morti dovuti ai lockdown. Lei ha scelto di riempirli coltivando una nuova idea imprenditoriale. Quell’idea si chiama appunto Wallife, è una startup dell’Insurtech (tecnologia applicata al mondo delle assicurazioni) e potrebbe ripetere il successo della Venere.com di quasi 30 anni fa. Dipenderà, naturalmente, da diversi fattori: i tempi cambiano e le dinamiche non si ripetono mai allo stesso modo. Ma un elemento resta identico al passato: l’entusiasmo con il quale Maria Enrica racconta la sua nuova avventura, un entusiasmo da startupper da inizio Duemila, appunto.

Vediamo dunque meglio chi è Maria Enrica Angelone, come è nata e cosa fa la sua startup e quali sono i passi futuri. Tutto attraverso il suo racconto raccolto da EconomyUp.

Maria Enrica Angelone, da commercialista a top manager a startupper

Nata a Rieti ma romana d’adozione, laureata in Economia e Commercio alla LUISS Guido Carli (“Ho studiato economia, non ho una formazione ingegneristica, ma mi sono sempre chiesta come si può cambiare la vita con la tecnologia”), inizia la carriera come Revisore Contabile e Dottore Commercialista. Dopodiché arriva la chiamata come CFO di Venere.com. In quegli anni vive la fase di passaggio a Expedia. “So che i fondatori preferiscono non parlare dell’argomento – dice – ma ricordo che c’erano forti legami tra i quattro (Matteo Fago, Marco Bellacci, Renata Sarno, Gianandrea Strekelj, ndr) e due di loro erano una coppia. Probabilmente la vendita della startup è stata dovuta, tra le altre cose, al fatto che si erano resi conto che sarebbero dovuti passare a un livello superiore e, tutto sommato, non volevano rovinare i legami di amicizia che si erano creati e che, forse, una nuova dimensione imprenditoriale avrebbe intaccato. Un piccolo esempio di quanto tenevano alla loro creatura imprenditoriale: era stato voluto e allestito un piccolo asilo per i dipendenti, i founder fecero mettere nero su bianco che non sarebbe stato smantellato con la loro uscita”. Purtroppo Expedia, dopo l’acquisizione, non mantenne tutte le promesse fatte e licenziò parte del personale, e tuttavia l’asilo rimase ancora qualche anno, pare perché utile ai figli di uno dei nuovi arrivati.

Archiviata l’esperienza di Venere.com, Angeloni riparte alla grande: nel 2010 diventa CFO di Octo Telematics, un’altra di quelle società italiane destinate a portare disruption nel loro settore di riferimento. Si può infatti considerare una delle prima insurtech, perché il suo visionario fondatore, Fabio Sbianchi, già dal 2002 (o meglio dal 2005, quando la società si affaccia sul mercato) comincia a stravolgere il modello di business delle assicurazioni auto, fornendo alle aziende assicurative soluzioni tecnologiche in grado di personalizzare la polizza.

Inizialmente finanziata da business angels, poi da un partner industriale e nel 2010 dai primi fondi di investimento (finisce sotto il controllo del fondo Charme II di Matteo Montezemolo), nel 2014 Octo Telematics viene acquisita da Renova Group, per poi essere rivenduta a settembre di quello stesso anno al gruppo di private equity Pamplona Capital Management. Dopo aver a lungo pensato all’ingresso in Borsa, e dopo un tentativo andato in fumo nel 2018, proprio quell’anno Enrica esce dall’azienda. Nel 2019 anche il suo capo Fabio Sbianchi lascerà la carica di amministratore delegato, cedendo il posto al nuovo CEO Nicola Veratelli. Ad oggi l’azienda opera nel settore dei servizi telematici e soluzioni avanzate di analisi dei dati per il settore assicurativo e nei servizi per il Fleet Management (tutte le attività operative e amministrative relative alla gestione della flotta aziendale).

Intanto Maria Enrica Angelone si trasferisce a Londra, dove assume l’incarico di CFO della Suse Linux GMBH, storica società open source, e collabora al progetto (in gergo: “carve out”) che porterà l’azienda fuori dal perimetro del gruppo industriale a cui apparteneva, divenendo uno tra i primi player indipendenti nel proprio mercato di riferimento.

Ma nella sua vita lavorativa riemerge la presenza, e soprattutto la creatività, di Fabio Sbianchi, con il quale aveva lavorato in Octo Telematics per 8 anni e mezzo: “È il 2020, siamo in pieno lockdown da Covid, mi chiama e dice ‘Voglio fare l’assicuratore’”. Cioè? “Voglio fare una cosa che esplori i rischi emergenti dovuti alle nuove tecnologie, perché penso che sia essenziale studiare il futuro”. “Ti do volentieri una mano” è la risposta della manager. Senza esitazioni.

Come nasce Wallife

“Abbiamo iniziato a mettere insieme un pitch per gli investitori” racconta la manager. “L’idea iniziale era creare un laboratorio di R&D che avrebbe proposto analisi e ricerche alle compagnie assicuratrici. Ma, quando abbiamo cominciato con i pitch, in molti ci chiedevano: ‘Perché non provate voi stessi a vendere le polizze?”. Idea accettata.

Così i due rimettono mano al business plan: da società con ambizioni di ricerca ad azienda che immette nel mercato prodotti nuovi. “È a quel punto che è iniziata un’avventura molto bella: per me il valore delle startup sono le persone. All’inizio sono necessariamente poche e, di conseguenza, ognuna ha un peso specifico. Noi ci siamo scelti. Siamo tornati a lavorare con Fabio e con le persone che conoscevamo in un clima appassionante”. Una ventina di persone, un ufficio in cui “si respira la voglia di cambiare e di esplorare”.

Cosa fa Wallife

Le parole “wall, muro” e “life, vita” indicano la volontà di “costruire nuove protezioni per la vita umana”. Wallife si propone di fornire risposte sulla sicurezza e sulla protezione dell’individuo da rischi ancora sconosciuti incentrati su tre aree di ricerca: Biometrics, Genetics, Biohacking. L’obiettivo è proteggere la persona per tutto l’arco temporale della sua esistenza ed oltre.

Gli esempi sono vari: c’è il rischio che i dati messi a disposizione da un utente siano venduti con o senza il suo consenso. In Italia la materia è regolata dal regolamento generale per la protezione dei dati personali (GDPR), ma negli Stati Uniti ovviamente queste regole non sono valide.

Spesso l’utente si rivela ingenuo o sprovveduto: dietro piattaforme e quiz apparentemente innocui che circolano sui social, quali per esempio quelli che invitano a “fare il test del Dna per scoprire la propria etnia e genealogia”, si possono nascondere potenziali pericoli. Più di 100 milioni di persone nel mondo hanno sequenziato il proprio Dna, che contiene dati molto importanti, dai quali si può arrivare, tra le altre cose, a ipotizzare l’aspettativa di vita. “Gli individui – commenta Maria Enrica Angelone – si affidano a questi servizi senza comprendere che bastano un po’ di skill per mappare loro, la loro famiglia, le loro potenziali malattie. Nella percezione comune il rischio è avvertito come molto basso, eppure già ci sono stati nel mondo casi di vertici aziendali arrestati per aver divulgato dati sanitari sensibili di questo tipo”.

Altro esempio dei rischi legati alle nuove tecnologie: la conservazione di cellule staminali crioconservate nei cordoni ombelicali. È possibile farlo, alcuni lo fanno e in passato queste cellule servivano per curare, in caso di necessità, il bambino stesso, mentre oggi il processo è applicabile a tutta la famiglia. “Le banche che conservano le cellule staminali – dice la donna – non sono assicurate. Se succede qualcosa al campione (magari viene disperso, o non correttamente conservato, oppure viene spostato o trafugato) cosa può fare l’utente? Per il momento è un’area scoperta”.

Il finanziamento da 12 milioni di euro guidato da United Ventures

Il 20 luglio 2022 Wallife ha annunciato di aver completato un round di investimento da 12 milioni di euro guidato da United Ventures, gestore italiano di Venture Capital specializzato in investimenti in startup tecnologiche. Al round ha partecipato un pool di selezionati investitori e business angels italiani e internazionali, tra cui Aptafin.

Con questo risultato l’azienda si pone al settimo posto in Europa nel settore insurtech per valore del round di investimento di Serie A nel 2022, secondo la classifica di Crunchbase, database di informazioni finanziarie su aziende private e startup.

L’aumento di capitale, si legge nel comunicato diffuso dalla società, supporterà il processo di crescita internazionale della società, lo sviluppo di nuovi prodotti assicurativi e il rafforzamento dell’infrastruttura tecnologica. La società prevede anche l’ampliamento del proprio team con l’assunzione di diversi profili ad alta specializzazione.

Nei due anni precedenti Wallife era riuscita a raccogliere 4 milioni di euro da una sessantina di investitori tra imprenditori, family office e persone fisiche. Alcuni provenivano dal network di Fabio Sbianchi. Tra gli altri, hanno creduto all’idea la famiglia Cavazza (che detiene il 20% del polo farmaceutico Alfasigma), Andrea Dini (Aptafin), alcuni partner di fondi di private equity, partner di consulenza strategica.

Obiettivo a brevissimo termine: la commercializzazione di nuovi prodotti.  “Quest’estate rilasciamo il primo, che è relativo alla protezione dei dati biometrici (impronte digitali, riconoscimento facciale). Ce ne sarà un secondo a fine anno”. Partendo da una ricerca Ipsos, in base alla quale più del 30% del campione ha subito una violazione digitale (furto della password, hackeraggio di un sistema, furto di dati), Wallife punta ad assicurare l’identità digitale delle persone e le loro credenziali biometriche. “L’assicurazione – conclude la startupper – torna a fare il suo mestiere: la protezione. Fare una polizza a chi sta bene è più facile, a chi sta meno bene più difficile. Noi cerchiamo nicchie per un posizionamento strategico e puntiamo ad essere i primi a studiare certe cose. Non sentiamo ancora la pressione da parte dei nostri investitori per ottenere risultati troppo in fretta, perciò è un bel momento”.

Momento segnato anche da un premio: la CEO di Wallife figura tra le dieci professionisti che hanno ricevuto il Premio Internazionale Tecnovisionarie, promosso da Women&Tech – Associazione Donne e Tecnologie, volto a riconoscere il valore di donne che, nella loro attività professionale, hanno testimoniato di possedere visione, privilegiando l’impatto sociale, la trasparenza nei comportamenti e l’etica. Il premio, ideato da Gianna Martinengo, fondatrice e presidente di Women&Tech, quest’anno è stato dedicato al tema “FinTech, le eccellenze al femminile”. E Angelone è un’eccellenza di cui probabilmente sentiremo ancora parlare nel mondo del fintech e dell’insurtech.

La polizza assicurativa Wallife Biometrics ID: come funziona

Proteggere i dati sensibili legati alla vita online dell’individuo assicurando l’identità biometrica digitale, ossia quei dati utilizzati per accedere al proprio smartphone: è questo l’obiettivo di Wallife Biometrics ID, la prima polizza assicurativa presentata il 20 settembre 2022 da Wallife. La polizza è pensata per tutelare gli individui dalle molteplici derivazioni illecite che può assumere la sottrazione impropria e il furto dei propri dati biometrici.

L’autenticazione biometrica (Face ID, Touch ID, riconoscimento della voce) o tramite username e password è oggi la principale chiave d’accesso ai conti bancari, agli account di pagamento e ai profili social, una chiave tanto diffusa quanto poco tutelata. Secondo quanto emerso dalla ricerca di Ipsos presentata il 20 settembre, quasi un terzo degli italiani, il 28%, ha subito una violazione della propria identità digitale e il 71% prenderebbe in considerazione strumenti di protezione assicurativa per far fronte a tali rischi. È in questo contesto che si inserisce Wallife Biometrics ID, un prodotto assicurativo che vuole rispondere ai bisogni di protezione degli individui, e che, anche grazie a un’App dedicata, affianca l’assicurato prevenendo il rischio e mitigando il danno.

Tra i primi a credere nel nuovo progetto di Wallife c’è InfoCert – Tinexta Group, la più grande Autorità di Certificazione europea e gestore accreditato AgID dell’identità digitale in ambito SPID. Secondo Carmine Auletta, Chief Innovation & Strategy Officer di InfoCert – Tinexta Group, “il cyberspace si è rapidamente affermato come una dimensione fondamentale e imprescindibile del nostro quotidiano. Purtroppo, questa rapida diffusione non è stata sempre accompagnata da un’adeguata educazione degli utenti. Il prodotto ideato da Wallife consente di colmare questo gap, permettendo di prevenire alcuni dei rischi propri del mondo cyber e, soprattutto, di mitigarne i danni. Siamo convinti che la partnership con Wallife contribuirà al nostro impegno quotidiano: lo sviluppo e l’offerta di servizi e soluzioni che consentano a imprese, professionisti e cittadini di vivere con fiducia sempre maggiore l’esperienza d’uso della propria identità digitale e il ruolo di attori della digital economy. Questa partnership conferma l’impegno di InfoCert a fianco delle startup più visionarie e innovative per l’accelerazione della trasformazione digitale del nostro Paese.”

Intercettando i rischi maggiormente percepiti dalle nuove generazioni e ponendosi quindi quale business del futuro, Wallife Biometrics ID ha un duplice obiettivo. Da una parte la prevenzione del furto dei dati sensibili contenuti all’interno dello smartphone, che include la protezione antivirus e antimalware, il blocco del phishing, un servizio di protezione della navigazione, dall’altra la mitigazione del danno subito: rimborso fino a 10.500 euro, cancellazione dal web di contenuti pubblicati in modo fraudolento e copertura di spese legali, peritali, giudiziarie e processuali dell’assicurato.

(Articolo inizialmente pubblicato il 20 luglio 2022 e aggiornato al 20/09/2022)

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Luciana Maci
Luciana Maci

Giornalista professionista dal 1999, scrivo di innovazione, economia digitale, digital transformation e di come sta cambiando il mondo con le nuove tecnologie. Sono dal 2013 in Digital360 Group, prima in CorCom, poi in EconomyUp. In passato ho partecipato al primo esperimento di giornalismo collaborativo online in Italia (Misna).

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