BANCHE E INNOVAZIONE

Alessandro Balboni, Head of Innovation Business Development ISP: “L’AI in banca? È il momento di investire in formazione”



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Il top manager spiega come il gruppo abbia iniziato a fare sperimentazioni con l’intelligenza artificiale più di dieci anni fa e abbia investito in competenze: “Mancano figure preparate da integrare nei processi aziendali, perciò le imprese dovranno fare molto change management interno”

Pubblicato il 3 nov 2025



Alessandro Balboni
Alessandro Balboni

L’intelligenza artificiale non è più un semplice supporto tecnico alle strategie aziendali, ma un attore diretto dei processi di innovazione. È una trasformazione che sta ridisegnando le logiche di collaborazione tra imprese, startup e centri di ricerca, in quella che potremmo definire la nuova era dell’open innovation e intelligenza artificiale.

Nel corso dellOpen Innovation Summit organizzato da Il Sole 24 Ore il 24 ottobre 2025, manager e innovatori di grandi realtà italiane hanno messo a fuoco come l’AI stia modificando le pratiche di co-creazione, le dinamiche di investimento e perfino la cultura aziendale. Tra questi anche Alessandro Balboni, Head of Innovation Business Development di Intesa Sanpaolo Innovation Center (nella foto), che ha spiegato come il gruppo bancario abbia investito da tempo in questo settore e di quanto siano importanti le nuove competenze.

L’AI come partner strategico dell’innovazione

L’intelligenza artificiale non è più uno strumento, ma un attore con il quale dovremo confrontarci in futuro”, ha affermato Balboni. La distinzione è più che semantica: significa riconoscere che la tecnologia, oggi, partecipa attivamente ai processi di decisione e sperimentazione, diventando parte del team che genera innovazione.

Nel racconto di Balboni, l’evoluzione è stata graduale ma costante. “Il nostro gruppo ha iniziato a fare sperimentazioni in questo ambito più di dieci anni fa”, ha ricordato, spiegando come l’investimento in competenze e ricerca abbia permesso a Intesa Sanpaolo di sviluppare un’unità interamente dedicata alla diffusione dell’innovazione presso imprese clienti. L’Innovation Center, nato sette anni fa, rappresenta oggi una piattaforma per accelerare la collaborazione tra chi produce tecnologia e chi ne ha bisogno, un approccio che punta a mettere in connessione startup, PMI e corporate in un ecosistema condiviso.

Le PMI italiane e il nodo delle competenze

L’aspetto più critico, sottolinea Balboni, è che “le grandi aziende stanno già facendo tanto”, ma la sfida riguarda le piccole e medie imprese. “Le PMI italiane sono ancora un passo indietro”, ha detto, evidenziando come la digitalizzazione spinta e la collaborazione con l’AI richiedano competenze che molte realtà locali non possiedono ancora.

Il problema non è solo economico, ma formativo: mancano figure preparate da integrare nei processi aziendali e, per questo, le imprese dovranno “fare molte attività di change management interno”. In altre parole, non potranno limitarsi ad assumere nuovi profili, ma dovranno formare e trasformare le persone già presenti per renderle capaci di lavorare con sistemi intelligenti.

Balboni ha tracciato un paragone illuminante: “A differenza di internet, che ci ha messo più o meno dieci anni a consolidarsi nel mondo economico, l’intelligenza artificiale è qui e ora e il processo di cambiamento sarà veloce”. Da qui l’urgenza di agire rapidamente, sfruttando la collaborazione con startup e PMI innovative come veicolo per accelerare l’adozione dell’AI.

Una cultura dell’AI condivisa

Secondo Balboni l’open innovation e intelligenza artificiale non sono discipline distinte, ma due facce della stessa trasformazione. La prima fornisce il metodo per aprire i confini dell’azienda; la seconda offre la velocità e l’intelligenza necessarie per farlo in modo efficace.

Ciò richiede però una nuova cultura della collaborazione: non più basata sul possesso della tecnologia, ma sulla capacità di condividere conoscenza e competenze.

Adesso è il momento di investire”, ha concluso Balboni, “speriamo grazie anche a strumenti di incentivazione, ma soprattutto alla volontà delle imprese di capire che è un momento di cambiamento fondamentale”.

Un cambiamento che, per molti osservatori, rappresenta la vera transizione digitale del decennio: quella in cui le imprese imparano a collaborare non solo tra loro, ma anche con l’intelligenza artificiale stessa.

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