SALONE DEL MOBILE

Snaidero: il design vende ma la tecnologia costa

«Molte aziende lavorano sulla domotica ma una cosa è mettere le innovazioni sulle riviste, un’altra avere un ritorno dal mercato. Sono ancora la creatività e i materiali a vincere», dice l’industriale che è anche presidente di Federlegno Arredo. «Adesso dobbiamo lavorare sull’estero»

Pubblicato il 09 Apr 2014

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Il segreto per innovare nel design? È il design. Giochi di parole a parte, secondo il presidente di Federlegno Arredo, Roberto Snaidero, il modo più efficace per fare innovazione nel settore del mobile è quello di migliorare continuamente le forme e le linee. Non le tecnologie, per quanto innovative, ma l’estetica e la creatività che da anni caratterizzano il made in Italy. È grazie a questo patrimonio inesauribile – nota l’imprenditore alla guida della federazione delle imprese attive nella lavorazione del legno e nella produzione di mobili – che nel 2013 il comparto del legno arredo è riuscito a non sprofondare davanti ai colpi della crisi ma senza sprofondare.

Dai dati Centro Studi Cosmit/FederlegnoArredo sul macrosettore dell’arredamento emerge infatti che, a fronte di un calo di fatturato alla produzione del 2,5% (17,6 miliardi contro i 18,1 del 2012), si è registrato un incremento delle esportazioni di pari portata: + 2,5% (10,7 miliardi rispetto ai 10,5 dell’anno precedente). E se anche il numero di imprese (-3,5%) e di addetti (-1,8%) è diminuito, fa ben sperare il piccolo recupero sul mercato interno, anche grazie al Bonus Mobili, registrato in particolare nell’ultimo trimestre 2013. Ora, un’altra occasione per recuperare terreno è il Salone del Mobile: ecco quali indicazioni si possono trarre secondo il numero uno di Federlegno Arredo.

Presidente, come arriva il settore dell’arredamento al Salone del Mobile?
Si presenta con un abito double face. Da una parte, con performance all’estero molto positive: nel 2013, le esportazioni hanno registrato un aumento del 2,5% rispetto all’anno precedente. Ma sul mercato interno, vista la generale caduta dei consumi, il segno è negativo. Solo negli ultimi tre mesi dell’anno, grazie al Bonus Mobili abbiamo recuperato una parte di ciò che avevamo perso dal 2008.

Quali sono i segnali di innovazione che possono rappresentare un buon viatico per il futuro?
Nel nostro contesto, fare innovazione significa soprattutto migliorare e rendere più accattivanti il prodotto e il design. Cercare di realizzare cose adatte ai gusti che cambiano, facendo ricerca su tutto, dai materiali alle linee. Ci sono anche aziende che innovano anche sui processi produttivi ma sono una minoranza perché in un periodo come questo, in cui la liquidità scarseggia, gli investimenti si riducono.

Ci sono nuove imprese che stanno diventando protagoniste del settore?
Di nuove imprese ne nascono davvero poche. E abbiamo difficoltà a mantenere le imprese che ci sono. (Nel 2013, il numero di imprese è passato da 31.423 a 30.763, facendo registrare una diminuzione del 2,1%, ndr). Le startup nascono più che altro nei servizi o nelle attività che hanno un livello tecnologico maggiore rispetto al nostro.

Quanto si sta puntando sulle nuove tecnologie di fabbricazione o sui sistemi intelligenti?
Prendiamo l’esempio della domotica. Come Snaidero stiamo lavorando su questi temi da 5-10 anni. E lo stesso fanno tante altre aziende. Più si va avanti, più la tecnologia si evolve e si impreziosisce. Il problema è un altro: se una cucina, con tutto il lavoro sulla qualità e sul design che c’è dietro, ha già un suo valore e un suo prezzo, dove si va a finire con i costi se ci si aggiunge anche la domotica? Una cosa è mettere in mostra queste tecnologie sulle riviste come discorso di immagine, un’altra è valutare il ritorno del mercato. E quest’ultimo dice che sono il design e i materiali a vincere. E lo dimostra la nostra crescita all’estero.

Da un recente rapporto Istat sull’industria italiana durante gli anni di crisi emerge che nel complesso il settore dei mobili ha avuto un calo nel fatturato estero. Qual è la situazione dell’export dal suo punto di vista?
Faccio qualche esempio. La presenza di aziende italiane negli Usa dal 2008 a oggi è aumentata. Anche la Federazione sta investendo molto sui mercati esteri e facciamo di tutto per occuparne di nuovi. Giriamo il mondo. Solo quest’anno abbiamo organizzato 21 missioni in altrettanti Paesi. Scopriamo nuove aree in cui espanderci, come per esempio l’Iran, il Kazakistan, il Mozambico e il continente africano in generale, e cerchiamo di consolidarci in alcuni mercati emergenti come la Russia, dove stiamo crescendo in vari comparti: cucine, divani, camere da letto, bagno, complementi d’arredo (Tra legno e arredo, l’export verso la Russia è cresciuto del 9,5% rispetto al 2012, ndr). Ecco perché guardiamo con molta preoccupazione anche agli sviluppi politici della crisi con l’Ucraina. Ma siamo fiduciosi: la Russia esporta tantissimo verso l’Europa, non credo voglia rinunciare così facilmente a quei miliardi.

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