TECNOLOGIA SOLIDALE

Tecnologia per disabili: ecco la mappa di innovatori, startup e ricercatori

Una ricerca svolta di Polifactory in collaborazione con Fondazione Politecnico e promossa da Sanofi Genzyme mostra la distribuzione geografica delle soluzioni in grado di migliorare la vita di chi convive con qualche forma di disabilità. Prima la Lombardia con 61 “soggetti” su 168, seguono Emila Romagna, Puglia e Liguria

Pubblicato il 09 Mar 2018

DISABILI

Prima la Lombardia, con 61 “soggetti” su 168. A seguire Emilia Romagna (20), Puglia (15) e Liguria (14).  Tra le città, Milano (con la sua area metropolitana e le vicine province di Como e Lecco) ha 57 soggetti.

Attenzione! Non si tratta di risultati elettorali ma della distribuzione geografica delle realtà mappate nella prima ricerca che si propone di rappresentare l’ecosistema fatto di pazienti-innovatori, ricercatori indipendenti e non, nuovi imprenditori e startup, maker e fablab che lavorano allo sviluppo di soluzioni capaci di migliorare la vita quotidiana e la salute delle persone che convivono con qualche forma di disabilità.

“Si tratta – mi dice Stefano Maffei, docente di Design al Politecnico di Milano e responsabile scientifico di Polifactory – di un’indagine basata su un lavoro di mappatura e studio di progetti, iniziative sperimentali, esperienze e di prodotto-servizio sviluppate attraverso la combinazione di cultura scientifica, innovazione tecnologica design-driven e approccio maker. Abbiamo “cercato” i soggetti che popolano questo campo: il mondo dei pazienti, dei caregiver e delle loro associazioni, quello della ricerca scientifica, il mondo della produzione in ambito biomedicale, la rete dei makerspace e dei fablab, il mondo delle startup imprenditoriali.”.

Il risultato di questa ricerca, svolta da Polifactory in collaborazione con Fondazione Politecnico e promossa da Sanofi Genzyme – la divisione specialty care di Sanofi, impegnata nella ricerca e sviluppo di terapie per patologie rare e croniche che promuove il progetto MakeToCare – è stato presentato all’ultima edizione della Maker Faire di Roma e riproposto lo scorso 21 febbraio a Milano.

“La nostra ricerca – spiega Maffei – ha natura esplorativa e delinea uno scenario in fieri, senza pretesa di completezza statistico-quantitativa. Si tratta di un percorso di esplorazione e mappatura in progress. Abbiamo cercato le principali direttrici di trasformazione nell’ambito healthcare: dai cambiamenti sociali al ruolo emergente dei pazienti come soggetti attivi del sistema sanitario, dalla diffusione di tecnologie digitali abilitanti alla trasformazione di prodotti e servizi per la cura. dalla crescente diffusione e integrazione di pratiche collaborative sviluppate da pazienti, familiari e associazioni di pazienti, centri di cura e di ricerca con la cultura progettuale open di maker, spazi e laboratori di fabbricazione condivisa e mondo delle startup tecnologiche.”.

Le categorie di soggetti mappati vanno da quelli più istituzionali, come i grandi IRCCS e i Centri di Ricerca medica e scientifica, le Università e i relativi spin-off, sino ai pazienti e alle Associazioni che li rappresentano, alle giovani startup biomedicali, ai ricercatori indipendenti, ai makers esperti di fabbricazione digitale che operano nel circuito dei FabLab. Sono stati individuati quattro livelli di posizionamento delle soluzioni sul corpo umano:

  1. dentro al corpo: le soluzioni che si innestano nel corpo o integrano parti interne di esso;
  2. sul corpo: le soluzioni che si connettono e/o si indossano e supportano il corpo;
  3. con il corpo: le soluzioni con cui il corpo si interfaccia fisicamente;
  4. fuori dal corpo: le soluzioni esterne perlopiù immateriali e digitali connettibili alle soluzioni precedenti.

I dati completi della ricerca sono pubblicati in www.maketocare.it. Il report è destinato a evolversi ulteriormente con lo sviluppo di una seconda fase, cui si affiancherà lo sviluppo di un tool web di autocandidatura on-line. Lo scopo è costruire una mappatura più capillare e interattiva, per coinvolgere anche i soggetti non intercettati dal primo lavoro di indagine. Tutto questo potrebbe poi portare a un ulteriore passaggio di scala, estendendo l’indagine sull’ecosistema MakeToCare oltre la dimensione italiana, verso uno scenario europeo.

Del resto, senza una mappa è difficile orientarsi, specie nell’era digitale, anche quando si parla di tecnologia solidale. Questa ricerca disegna la mappa di un “territorio” del quale potrebbero far parte molte delle startup e delle imprese di cui ho raccontato in questo blog…

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Antonio Palmieri
Antonio Palmieri

Antonio Palmieri, fondatore e presidente di Fondazione Pensiero Solido. Sposato, due figli, milanese, interista. Dal 1988 si occupa di comunicazione, comunicazione politica, formazione, innovazione digitale e sociale. Già deputato di Forza Italia

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