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Perché un fondo di venture capital indipendente dall’azienda? Il caso Volkswagen



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Volkswagen ha lanciato nei mesi scorsi il suo primo fondo di venture capital: dotazione iniziale di 300 milioni di euro e focus sulla decarbonization. Altri fondi potranno seguire. È totalmente indipendente dalla casa madre. Perché? Vediamolo nei dettagli

Pubblicato il 5 feb 2024



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Lo scorso ottobre Volkswagen ha lanciato il suo primo fondo di venture capital: dotazione iniziale di 300 milioni di euro e focus sulla decarbonization. Altri fondi potranno seguire, dice Nikolai Ardey, Executive Director Volkswagen Group Innovation, nella nostra ultima Mind the Chat (qui il link).

Qual è la notizia?

Che un gruppo come Volkswagen abbia un fondo da 300 milioni è nella normalità delle cose (forse anche un po’ sottodimensionato in termini di dry power viste le cifre che le principali aziende mondiali mettono in campo sul versante del CVC).

Anzi probabilmente Volkswagen si è anche forse mossa un po’ tardi, visto che oggi la transizione – strategica e non solo tecnologica – delle grandi aziende passa di necessità dai CVC.

Di nuovo c’è l’approccio scelto.

Il fondo di Volkswagen è strutturato come un fondo di Venture Capital ed è totalmente indipendente dalla casa madre. Volkswagen è ad oggi l’unico investitore (in gergo LP) – al netto delle persone che lo gestiscono (i General Partners) – ma il fondo è concepito per vedere l’ingresso di altri soci.

Nikolai Ardey durante la Mind the Chat con Alberto Onetti
Nikolai Ardey durante la Mind the Chat con Alberto Onetti

Perché un fondo di CVC separato senza legami visibili con Volkswagen?

La mossa non è isolata. Tra gli altri, Siemens, Allianz, BBVA, Santander, SAP ed E.ON. hanno fatto una scelta simile di avere veicoli di investimento totalmente indipendenti dalla casa madre e con nomi (Next 47, AV8, Propel, Mouro, Sapphire Ventures e Future Energy Ventures) non riconducibili a questa. I motivi sono diversi e variano dalla necessità di avere maggiore snellezza di azione ed autonomia decisionale, evitare selezione avversa da parte delle migliori startups, essere più competitivi nell’attrarre general partners. Per chi volesse approfondire rimando ad un precedente articolo dedicato a questo tema.

Nel caso di Volkswagen, Nikolai sottolinea come la scelta sia stata dettata dalla necessità di ridurre la the “organisational inertia”. Il processo decisionale di lanciare il fondo ha richiesto più di due anni: ha richiesto meno tempo convincere il board che avere l’approvazione dall’Antitrust e dall’internal governance (un tema rilevante è stato quello di definire le modalità per il consolidamento degli investimenti a bilancio).

Come opera il fondo di Volkswagen?

Il target di investimento (in linea con le practices dei grandi CVC e come abbiamo discusso approfonditamente quando abbiamo analizzato il caso di Allianz, qui il link al post) sono startup late stage (series C ed oltre). Perché? Ho chiesto a Nikolai. La sua risposta è stata: “Non abbiamo tanta esperienza a lavorare con startups early stage e high risk e siamo più portati a lavorare con aziende di dimensione più grande”.

Ma che senso ha un CVC senza la C?

We are still taking advantage of the C”, confessa Nikolai. L’unità che lui dirige (Volkswagen Group Innovation che gestisce le attività di Venture Client) agisce anche da interfaccia tra il fondo e le business units. Come? Supportando il fondo con la technical expertise necessaria per la due diligence delle startups e fornendo input sui bisogni di innovazione del gruppo. Non a caso, tra i KPIs del fondo ci sono anche obiettivi di collaborazione con Volkswagen per le portfolio companies (20-30% del portafoglio).

Il resto (e i dettagli) nella Mind the Chat con Nikolai Ardey, Executive Director Volkswagen Group Innovation.

Volkswagen: a CVC without the C

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