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Marchionne e la Ferrari: a che punto è la prima super car elettrica di Maranello

A gennaio il presidente e AD di Ferrari, scomparso il 25 luglio, annunciò l’intenzione di lanciare il primo Suv elettrico della compagnia. Ad aprile il test in pista di un nuovo modello ibrido. Obiettivo: rendere la tecnologia disponibile dal 2019. Per creare “il Suv più veloce del mercato”. Ecco come ci stanno lavorando

Pubblicato il 23 Lug 2018

ferrari

Cosa lascia Sergio Marchionne alla Ferrari? Un’importante eredità, tra cui la prospettiva di una super auto elettrica. Il CEO di Fiat Chrysler Automobiles (Fca), che era anche presidente e amministratore delegato della casa di Maranello, è scomparso il 25 luglio 2018 all’età di 66 anni dopo un ricovero e un intervento chirurgico in una clinica di Zurigo. Il 21 luglio era già stata data notizia del suo abbandono di Fca dopo 14 anni alla guida. Nuovo AD di Fca è ora Mike Manley. Al timone di Ferrari vanno invece John Elkann, che assume la carica di presidente, e Louis Carey Camilleri, per anni alla guida di Philip Morris, che è il nuovo amministratore delegato.

MARCHIONNE E LA FERRARI

Il 22 luglio la Ferrari ha perso la Formula 1 Gp Germania, che ha invece visto la Mercedes di Hamilton tornare nuovamente in testa alla classifica mondiale. Non è stato un buon modo di salutare l’ex presidente ed ex amministratore delegato Marchionne, che teneva moltissimo a una Ferrari trionfante. Il 3 settembre scorso, uscendo dal parco di Monza dopo aver assistito alla doppia vittoria delle Mercedes, aveva detto: “Oggi la Mercedes è stata superiore alla Ferrari. Non potevamo fare niente… Oggi era quasi imbarazzante vedere la differenza tra noi e loro… Dopo la partenza eravamo tutti liberi di correre e la macchina non ce l’ha fatta. Si vedeva, ci prendevano quasi un secondo al giro, impossibile. Questa non è la Ferrari, bisogna raddoppiare l’impegno… Bisogna togliere il sorriso dalla faccia di questi qui. Mi stanno girando le balle”. Ma se da un lato esprimeva tutta la sua veemenza, quasi da fan, dall’altro lato Marchionne lavorava razionalmente sull’innovazione. E in particolare sul Suv elettrico Ferrari. Vediamo come ci è arrivato.

MARCHIONNE E L’AUTO ELETTRICA: NON È AMORE A PRIMA VISTA

A ottobre 2017 Sergio Marchionne rilascia dichiarazioni che sollevano un’infinità di commenti e polemiche. Durante una lectio magistralis al Polo della meccatronica di Rovereto, dopo aver ricevuto la laurea honoris causa in ingegneria industriale dall’Università di Trento, l’allora leader del gruppo Fca si dice poco convinto che il futuro sia rappresentato dalle auto elettriche: “Possono sembrare – afferma – una meraviglia tecnologica, soprattutto per abbattere i livelli di emissione nei centri urbani, ma si tratta di un’arma a doppio taglio”. Il paragone è con l’idrogeno. “Si pensava che l’idrogeno ci avrebbe dato auto pulitissime – prosegue – ma ottenute a scapito di enormi quantità di energia e di emissioni inquinanti a causa del processo di produzione”. Allo stesso modo i limiti dell’elettrico “non riguardano solo i costi, l’autonomia, i tempi di ricarica o la rete di rifornimento. A livello globale, due terzi dell’energia elettrica derivano da fonti fossili. Il carbone, che è il peggiore in termini di inquinamento, pesa per circa il 40%“. E se non si risolve il problema di “produrre l’energia da fonti pulite e rinnovabili”, la conversione all’elettrico rappresenta “una minaccia all’esistenza stessa del nostro pianeta”. Per Marchionne, invece, è certamente “più utile concentrarsi sui miglioramenti dei motori tradizionali e lavorare alla diffusione di carburanti alternativi, soprattutto il metano”.

MARCHIONNE E L’AUTO ELETTRICA: LA RETROMARCIA

Come tutte le persone intelligenti, Marchionne trova modo di riflettere e di rivedere le proprie posizioni sull’auto elettrica. E fa marcia indietro.  Il 15 gennaio 2018 in questa intervista a Bloomberg afferma: “Entro il 2025 la metà delle auto prodotte al mondo sarà elettrificata e i veicoli a gas e a benzina cederanno il passo a quelli ibridi ed elettrici. I produttori di auto hanno meno di un decennio per reinventarsi o rischiano di essere travolti dal cambiamento nel modo di alimentare, guidare e acquistare i veicoli”. Il giorno dopo l’affondo definitivo: la supercar elettrica porterà il brand Ferrari.

LA SUPER CAR ELETTRICA DI FERRARI: L’ANNUNCIO

Il 16 gennaio 2018, l’allora presidente e amministratore delegato della casa di Maranello interviene al Salone dell’auto di Detroit: “Se qualcuno fa la supercar elettrica, la fa Ferrari. Saremo i primi a realizzarla: direi che è un atto dovuto. E non importa se poi la vendiamo o meno”. Il manager italo canadese non scende però in dettagli. “La faremo perché la dobbiamo fare”, si limita a dire. Ma quattro mesi dopo arriva la prima sperimentazione. Un cambio totale di prospettiva rispetto a ottobre 2017, quando Marchionne aveva definito l’auto elettrica addirittura  “una minaccia all’esistenza del pianeta”.

FERRARI: IL BREVETTO DI UN NUOVO MOTORE IBRIDO

Sempre lo scorso gennaio, la Ferrari deposita presso l’ufficio europeo un brevetto di un motore ibrido, o meglio di un propulsore sovralimentato, che si serve di turbocompressore elettrico. Obiettivo: rivoluzionare il mondo dell’ibrido. La paternità dell’”invenzione” è di Fabrizio Favaretto, responsabile per Ferrari delle architetture ibride e delle architetture a motore posteriore. Gli esperti, scrivono le testate specializzate, suppongono che l’utilizzo del brevetto possa essere molteplice: la nascita di un nuovo propulsore elettrico per il progetto della Ferrari Dino, l’impiego del motore per alcuni modelli Alfa o Maserati, ma anche la possibilità di proteggere l’idea in sé per produrre motori V4 e V8.

IL PRIMO TEST FERRARI

Ad aprile Ferrari testa un nuovo modello ibrido nella pista di Maranello. Marchionne dichiara che Ferrari sta lavorando su auto che mostreranno “la piena potenza dell’elettrificazione“. La tecnologia ibrida sarà disponibile dal prossimo anno e darà vita al primo SUV della compagnia, che, afferma Marchionne, sarà il SUV più veloce sul mercato.

Intanto  il piano industriale 2018-2022 di Fca, presentato il 1° giugno 2018, prevede l’addio al diesel entro il 2021la partenza dell’elettrificazione (sia con veicoli elettrici puri sia con gli ibridi) e la guida autonoma a livello 3 (che prevede che in tratti autostradali o su superstrade l’auto possa accelerare, frenare, sterzare e monitorare l’ambiente circostante, ma che l’automobilista debba essere pronto a riprendere il controllo su richiesta del sistema).

MARCHIONNE E L’INNOVAZIONE NELL’AUTOMOTIVE

Ma come è arrivato a queste conclusioni l’amministratore delegato della Fca? In realtà da tempo Marchionne era alla ricerca di strade innovative per rendere più competitiva la casa automobilistica.

A maggio 2015 si dice disponibile a partnership con Apple o Google e viene avvistato in Silicon Valley, forse proprio per discutere di questa possibilità con i big del luogo. Sulla strada delle partnership con altre aziende, Sergio Marchionne stringe un’alleanza con Google, o meglio con la sua società Waymo incaricata di sviluppare la self driving car: la Google Car è infatti una Chrysler Pacifica. Fca si allea inoltre con Bmw, Intel e Mobileye per sviluppare una piattaforma tecnologica per la guida autonoma. Obiettivo: mettere su strada 40 veicoli autonomi sperimentali entro fine 2017.

Era inevitabile che il suo sguardo si posasse sull’auto elettrica, un mercato ancora acerbo, soprattutto in Italia, ma destinato a una rapida e forte crescita nei prossimi anni. Il piano industriale lasciato da Marchionne a Manley incorpora già alcuni di questi cambiamenti. Ma per vincere la scommessa non basterà solo lanciare qualche nuovo modello con motorizzazioni più sostenibili. Sarà necessario accelerare sul pedale dell’innovazione, a bordo e non solo (nuovi servizi, nuove relazioni con i clienti). E soprattutto non sarà possibile sbagliare.

Dopo Marchionne, chi compra un’auto è sempre più infedele e cerca innovazione

MARCHIONNE, DI MAIO E L’AUTO ELETTRICA

“Mi addolora la notizia che Marchionne stia male e in un momento così difficile credo ci voglia rispetto per il dolore dei suoi familiari, dei suoi più cari amici e dei suoi collaboratori” aveva detto il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio dopo aver saputo delle condizioni irreversibili del top manager. “Non l’ho incontrato – aveva aggiunto – ma i nostri staff erano in contatto da qualche settimana e mi dispiace di non aver avuto modo di confrontarmi con lui sul futuro dell’auto elettrica, era una mia intenzione farlo”. Probabilmente lo farà con il suo successore.

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