Scenari
Il mercato scommette su Tesla perché l’auto elettrica è il futuro
La società di Elon Musk continua a volare in Borsa e, nonostante i debiti, vale più di leader come Ford e General Motors. Il motivo? Il mondo finanziario intravede grandi potenzialità di crescita nella società californiana perché investe in elettronica e fabbrica le batterie
di Umberto Bertelè
Pubblicato il 19 Apr 2017

È un sorpasso sicuramente sorprendente – alcuni parlano di una “bolla pronta a esplodere” – se si guardano i numeri attuali. Tesla ha prodotto nell’ultimo anno 84mila auto, contro i 6,6 milioni di Ford e i 10 di GM. È fortemente indebitata, fattura 7 miliardi di dollari e perde quasi 700 milioni, non avendo peraltro mai toccato la parità sin dal momento della sua nascita tredici anni fa; mentre l’ultracentenaria Ford ha un utile netto di 4,6 miliardi su un fatturato di oltre 150 e GM di 9,4 miliardi su un fatturato di 166. È solo follia? Probabile. In realtà la scommessa una ragione ce l’ha.
Il mercato sembra essersi convinto che l’auto elettrica è destinata a soppiantare quella tradizionale, per il convergere di un incremento della sensibilità ambientale (soprattutto in chi vive nei grandi aggregati urbani) con una crescente durata delle batterie e un loro costo viceversa decrescente. Sembra essersi convinto del fatto che molti dei differenziali competitivi che le grandi case automobilistiche hanno accumulato con l’esperienza di oltre un secolo sono destinati a “evaporare” con il passaggio al motore elettrico e che una casa come Tesla – che ha concepito le sue auto come una sorta di grande smartphone in una fase storica in cui la componentistica elettronica pesa sempre di più e ha sempre più rilievo fra i criteri di scelta degli acquirenti – avrà molte carte da giocare nel futuro. Sembra essersi convinto che l’integrazione a monte di Tesla, con la costruzione della Gigafactory destinata a produrre batterie di elevata durata e basso costo, sia anch’essa una scelta vincente.
C’è sicuramente molto ottimismo nella scommessa. C’è ottimismo sul verificarsi della transizione e c’è ottimismo sui tempi. È vero che la spinta verso l’auto

La speranza, probabilmente, è che almeno nelle città più congestionate e inquinate siano gli Stati – con i loro vincoli sulla possibilità di circolazione dei mezzi tradizionali – ad accelerare il passaggio. C’è forse ottimismo anche sulla capacità di Tesla di aumentare in misura molto sensibile i suoi livelli produttivi con il lancio della Model 3, un’auto – venduta al prezzo base di 35mila dollari (la metà circa dei prezzi attuali) – volta a far entrare Tesla stessa in una fascia di mercato più bassa, ma molto più ampia rispetto all’attuale. Moltiplicare per più di 10 volte i livelli produttivi nel giro di 2-3 anni, per arrivare al milione di auto promesso, rappresenta una sfida grandissima per Tesla e un’occasione di verifica della bontà della propria previsione per il mercato finanziario: un mercato che ama le scommesse ma detesta le delusioni, pronto a premiare i successi ma anche (come continuamente si verifica) a punire gli insuccessi o anche solamente i ritardi.
La mia speranza in tutto questo? Che Elon Musk, considerato il nuovo Steve Jobs, ce la faccia. Una speranza priva di conflitti di interesse, perché non possiedo alcuna azione Tesla.