TRASFERIMENTO TECNOLOGICO

La strategia del MIMIT per far nascere nuove imprese dalla ricerca universitaria



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Francesco Morgia (MIMIT) traccia la rotta del Paese verso un nuovo ecosistema dell’innovazione. L’obiettivo è far crescere le startup innovative nate dalla ricerca pubblica e rafforzare il ruolo dell’Italia nel mercato europeo della conoscenza

Pubblicato il 10 nov 2025



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Garantire che la ricerca pubblica diventi impresa è oggi una priorità strategica per l’economia italiana. Le politiche pubbliche si stanno orientando verso strumenti capaci di collegare il mondo accademico e quello produttivo, valorizzando brevetti, competenze e investimenti in innovazione.

Durante la celebrazione dei 25 anni di Almacube, svoltasi il 20 ottobre 2025 al DAMA Tecnopolo Data Manifattura di Bologna, il dirigente del Ministero delle Imprese e del Made in ItalyFrancesco Morgia, ha illustrato le principali azioni messe in campo per sostenere le startup innovative e rafforzare la catena del technology transfer. Le sue parole offrono uno spaccato preciso di come l’Italia sta costruendo una politica industriale fondata sulla conoscenza.

Un nuovo quadro per il trasferimento tecnologico

Nel suo intervento, Morgia ha sottolineato come negli ultimi anni “l’importanza del trasferimento tecnologico sia cresciuta notevolmente”, riconoscendolo come passaggio indispensabile per garantire competitività al sistema produttivo. Le imprese italiane, in particolare quelle piccole e medie, rischiano altrimenti di restare ai margini delle due grandi transizioni in corso: digitale e green. Secondo Morgia, “assicurare questo passaggio è fondamentale perché altrimenti il nostro sistema produttivo sarebbe tagliato fuori dalle grandi opportunità dell’economia del mare e dell’economia dello spazio”.

La visione del Ministero punta a un approccio sistemico: non solo incentivi, ma anche formazione, reti di competenze e un quadro normativo aggiornato. In questa direzione, l’Italia sta cercando di allinearsi ai modelli europei più avanzati, puntando su strumenti integrati che combinano sostegno alla ricerca, proprietà intellettuale e accesso ai capitali privati.

Formazione e competenze per l’innovazione

Un punto cardine della strategia nazionale riguarda la formazione di nuove figure professionali capaci di gestire l’innovazione. Morgia ha ricordato la nascita di due percorsi formativi dedicati al tema: “un master in Open Innovation e Proprietà Intellettuale, realizzato da oltre dieci anni con la LUISS e l’Università di Torino, e un secondo master più recente in collaborazione con Netval, focalizzato sul knowledge transfer”.

Questi programmi mirano a creare professionisti in grado di dialogare con imprese, università e istituzioni, gestendo il complesso equilibrio tra ricerca pubblica, proprietà intellettuale e mercato. È una componente spesso sottovalutata del sistema innovativo, ma essenziale per trasformare i risultati scientifici in valore economico.

Le nuove regole per le startup innovative

Sul piano normativo, Morgia ha ricordato la modifica dell’articolo 65 del Codice della Proprietà Industriale, a cui si è aggiunto il nuovo articolo 65-bis, che per la prima volta riconosce in modo esplicito il ruolo degli uffici di trasferimento tecnologico all’interno della legislazione italiana. È un passaggio importante perché fornisce una base giuridica chiara per le attività di valorizzazione della ricerca pubblica e per la nascita di startup innovative.

A questo si aggiunge la legge sulla concorrenza, che ha introdotto una nuova definizione di startup innovativa e ha ridefinito il quadro per acceleratori e incubatori, stabilendo criteri più stringenti e nuovi incentivi fiscali. L’obiettivo è creare un ecosistema più maturo, in cui la fase di incubazione non sia un punto d’arrivo, ma un trampolino verso la crescita industriale.

Incentivi e fondi per la crescita

Morgia ha elencato gli strumenti operativi messi a disposizione dal Ministero per sostenere la competitività delle imprese. Tra questi, il pacchetto di misure legate a Transizione 4.0 e 5.0, gli IPCEI (Important Projects of Common European Interest) e le iniziative per la valorizzazione della proprietà intellettuale, come i bandi Brevetti+, Marchi+ e Disegni+. Questi strumenti mirano a rafforzare la capacità delle imprese di investire in innovazione e di proteggere i risultati della ricerca.

Accanto a queste misure dirette, il MIMIT ha attivato anche strumenti di azione indiretta per stimolare l’incontro tra domanda e offerta di innovazione. Tra questi, Morgia ha citato la piattaforma Knowledge Share, che oggi mette a disposizione degli investitori oltre 2.800 brevetti derivanti dalla ricerca pubblica italiana. La piattaforma include anche una sezione chiamata Innovation Wall, che raccoglie i fabbisogni tecnologici delle imprese, creando così un canale di comunicazione strutturato tra chi produce conoscenza e chi la utilizza.

Dal Proof of Concept allo spin-off

Un altro elemento chiave è il programma POC (Proof of Concept), che rappresenta il punto di incontro tra ricerca e impresa. L’obiettivo è accompagnare i risultati scientifici nelle fasi di validazione tecnologica e di accesso al mercato. “Se riuscissimo ad affiancare già nella costruzione del TRL (Technology Readiness Level) una competenza manageriale a quella tecnico-scientifica”, ha spiegato Morgia, “potremmo fare in modo che a conclusione del POC i progetti siano già maturi per diventare spin-off”.

Questo approccio mira a ridurre il tasso di mortalità delle startup innovative, spesso dovuto alla mancanza di competenze gestionali o alla difficoltà di tradurre la ricerca in un modello di business sostenibile. Il coinvolgimento di manager, investitori e ricercatori in una fase precoce permette di creare imprese più solide e competitive.

Le nuove infrastrutture dell’innovazione

Le politiche del MIMIT si stanno concentrando anche sulla costruzione di una rete di infrastrutture per l’innovazione. Oltre ai Competence Center e agli European Innovation Hub, il Ministero sta promuovendo la nascita delle Case delle Tecnologie Emergenti, spazi fisici dove imprese e centri di ricerca possono collaborare su progetti legati a intelligenza artificiale, robotica e blockchain.

Morgia ha anche ricordato il bando per il potenziamento degli uffici di trasferimento tecnologico, pensato per fornire risorse stabili e competenze aggiornate alle strutture che si occupano di far crescere il dialogo tra università e impresa. È un tassello che si inserisce in una visione più ampia, in cui la politica industriale diventa anche una politica della conoscenza.

La dimensione europea della crescita

Nel finale del suo intervento, Morgia ha citato l’atto emanato nel maggio 2025 dalla Commissione Europea sulle Startup e Scaleup, definendolo “una sfida per tutti gli Stati membri”. L’obiettivo è armonizzare le politiche di sostegno e creare un mercato unico dell’innovazione che permetta alle startup innovative di crescere oltre i confini nazionali.

L’Italia, in questo scenario, mira a posizionarsi come uno dei Paesi leader nella valorizzazione della ricerca pubblica, puntando su un ecosistema dove università, impresa e istituzioni agiscono in sinergia.

Le parole di Morgia restituiscono un’immagine concreta di un Paese che, pur tra difficoltà strutturali, sta costruendo un modello di sviluppo fondato sulla competenza, la cooperazione e la capacità di trasformare le idee in imprese. Un modello che trova proprio nelle startup innovative il suo banco di prova più decisivo.

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