Henry Chesbrourgh è considerato il padre dell’Open Innovation. E lo ricorda lui stesso nell’introduzione che firma nella edizione internazionale del libro “Innovationship” di Federico Frattini e Benedetto Buono, pubblicato per la prima volta in Italia da Egea nel 2023. Pubblichiamo in esclusiva il testo di Chesbrough alla nuova edizione aggiornata e con un nuovo autore, Wim Vanhaverbeke, in cui il direttore del Garwood Center di Berkeley, che ha una cattedra anche alla LUISS, ricorda le ragioni della diffusione dell’open innovation e si sofferma sulla sua evoluzione.
L’Open Innovation è un concetto che ho avuto il privilegio di introdurre in un libro con questo nome nel 2003. Da allora è cresciuto in modo impressionante e ha attirato un’ampia letteratura accademica. Lo scorso anno, Oxford University Press ha pubblicato l’Oxford Handbook of Open Innovation, composto da 57 capitoli di 136 contributori. Tuttavia, l’Open Innovation non è solo un’idea accademica. Nove dei capitoli del Manuale sono stati scritti da manager aziendali e, in effetti, la stretta connessione tra teoria e pratica è stata un aspetto fondamentale dell’Open Innovation sin dall’inizio.
Su LinkedIn, posso trovare migliaia di persone con “Open Innovation” nel loro titolo di lavoro. Ora, con questo nuovo libro, vediamo l’Open Innovation nei contesti italiano ed europeo. E ancora una volta, vediamo sia un’elegante teoria accademica sia esempi pratici e reali provenienti dall’industria.
Indice degli argomenti
L’idea fondamentale dell’Open Innovation
L’Open Innovation si basa sull’idea fondamentale che la conoscenza utile è ora diffusa in tutta la società. Nessuna organizzazione ha il monopolio delle grandi idee, e ogni organizzazione, indipendentemente da quanto sia efficace al suo interno, ha bisogno di impegnarsi profondamente ed estensivamente con reti e comunità di conoscenza esterne.
Un’organizzazione che pratica l’Open Innovation utilizzerà idee e tecnologie esterne come prassi comune nella propria attività e consentirà alle idee e tecnologie interne inutilizzate di andare all’esterno perché altri le usino nelle loro rispettive attività.
La diffusione dell’Open Innovation dalle corporate al non profit
Le pratiche di Open Innovation hanno avuto origine all’interno di alcune grandi aziende come IBM, Procter & Gamble, Philips e Unilever. In questo libro vedrete esempi di innovazione aperta in molte aziende italiane, tra cui Acea, Aeroporti di Roma, Alessi, Cassina, Eni, Enel e Poste Italiane. Ora si sono diffuse anche nei governi e nelle organizzazioni del settore sociale. Agenzie come la NASA stanno trovando nuove intuizioni vitali attraverso il crowdsourcing di alcune delle loro sfide più grandi. Organizzazioni non profit come Emergency in Italia costruiscono efficaci partnership collaborative, anche in zone di conflitto dove sembrerebbe impossibile.
Perché si è diffusa l’Open Innovation?
Il motivo per cui l’Open Innovation si è diffusa così ampiamente è che questo approccio aperto corrisponde molto più da vicino allo stato della conoscenza nella maggior parte dei settori oggi. Gli approcci tradizionali sviluppavano un’innovazione all’interno di una singola struttura organizzativa. Il percorso dal laboratorio al mercato veniva fatto attraverso una singola azienda verticalmente integrata. Pensate ai Bell Labs, o a una grande azienda farmaceutica o di beni di consumo, intorno al 1995. Questo approccio chiuso presumeva che la conoscenza utile fosse scarsa, quindi bisognava innovare creando la conoscenza utile necessaria.
L’ Open Innovation assume che, al contrario dell’approccio chiuso, la conoscenza utile sia diffusa, ed è quindi necessario innovare sviluppando efficaci meccanismi per accedere a questa conoscenza utile e condividerla con altri. L’approccio chiuso richiede troppi soldi, troppo tempo e comporta troppi rischi per l’organizzazione che innova. Ogni volta che la conoscenza utile è abbondante, gli approcci di Open Innovation possono funzionare meglio in tutte e tre le dimensioni di denaro, tempo e rischio rispetto al metodo chiuso precedente.
Perché funziona l’Open Innovation?
Primo, nell’approccio tradizionale, ci si affidava all’integrazione verticale profonda e alle reti di ricerca e sviluppo interne per il successo dell’innovazione. Nell’approccio di Open Innovation, c’è una maggiore dipendenza da connessione, collaborazione e partnership per il successo dell’innovazione che si traduce in robuste reti esterne.
Secondo, nel modello chiuso, l’assunto era che le persone migliori nel campo lavorassero per te. E ci si impegnava duramente per reclutare e trattenere quelle persone. Nel contesto dell’Open Innovation, non tutte le persone intelligenti lavorano per te. Hai ancora bisogno di persone intelligenti, ma parte del loro lavoro ora è identificare, connettere e sfruttare la conoscenza delle molte più persone intelligenti al di fuori della tua organizzazione.
Un terzo contrasto riguarda la gestione della proprietà intellettuale (PI). Un tempo era qualcosa fatto per ragioni puramente difensive per preservare la libertà di inventare e operare. Ora la PI diventa un abilitatore critico per accedere a idee esterne e/o per trarre profitto lasciando che le proprie idee vadano ad altri.
La capacità di “integrazione dei sistemi”
Un’implicazione sottile ma potente dell’Open Innovation è che, in un mondo di conoscenza utile ampiamente diffusa, gran parte del valore reale può essere ottenuto non sviluppando un altro pezzo di conoscenza, ma piuttosto creando sistemi e architetture che combinino questi pezzi disparati di conoscenza in modi utili che risolvano problemi reali.
Questa capacità di “integrazione dei sistemi” o di architettura dei sistemi è particolarmente preziosa in un ambiente di Open Innovation. In questo libro, verrete introdotti al potere del capitale relazionale, le reti di connessioni e interazioni che le persone hanno tra loro e che le organizzazioni sviluppano reciprocamente.
Il valore del capitale relazionale per l’innovazione
Il capitale relazionale è molto rilevante e importante per attivare il potenziale dell’Open Innovation. Ma come gestirlo e farlo funzionare? Questo libro vi mostrerà molti esempi in cui il capitale relazionale è stato applicato praticamente con considerevole successo. Inizierete con un team centrale all’interno dell’organizzazione. Svilupperete capacità di ideazione da un lato e di implementazione dall’altro. Potreste voler coinvolgere broker e superconnettori, per costruire rapidamente reti preziose. Potreste persino voler creare una nuova posizione nella vostra organizzazione, un Chief Networking Officer (CNO), per integrare la ricchezza di conoscenze e opportunità a livello dirigenziale all’interno dell’organizzazione.
Open innovation, dove stiamo andando
Dove stiamo andando? Un nuovo importante impulso è mostrato in questo libro, che porta l’ Open Innovation oltre le singole partnership e collaborazioni, verso reti di collaborazione, ecosistemi e comunità. Questo invita a nuove prospettive sulla politica dell’innovazione, dalla diffusione dei dati alla protezione della PI e fino ai registri pubblici di informazioni.
Nel settore sanitario, l’Open Data sta iniziando a liberare i dati dei pazienti per un’indagine più aperta su, tra le altre cose, malattie rare e usi terapeutici alternativi di molecole in disuso. Collaborazioni pubblico-privato stanno fornendo ai ricercatori l’accesso a più dati che mai, con la promessa di nuovi trattamenti a seguire.
I governi pubblici stanno facendo un uso sempre maggiore dell’Open Innovation. Molte agenzie stanno impiegando tecniche di crowdsourcing per invitare una più ampia partecipazione pubblica nell’innovazione dei compiti governativi, ottenendo spesso buoni risultati! Stanno emergendo piattaforme per organizzare e connettere parti precedentemente non collegate. I governi stanno inoltre abbracciando approcci più collaborativi per innovare il proprio lavoro.
Sono entusiasta di vedere questo libro stampato e ritengo che offrirà grande valore e approfondimento a chiunque voglia perseguire l’Open Innovation, sia in Italia che altrove. È un momento importante per conoscere e approfondire l’Open Innovation e questo libro è un ottimo punto di partenza.







