Esistono diverse possibili definizioni di startup. L’accezione più riconosciuta universalmente è quella di nuova impresa che presenta una forte dose di innovazione e che è configurata per crescere in modo rapido secondo un business model scalabile e ripetibile.
Nello specifico, la startup può essere innovativa sia per quanto riguarda il modello di business in sé sia per il livello di innovazione dei suoi prodotti o servizi. Con l’aggettivo “scalabile” si intende un business che può aumentare le sue dimensioni – e quindi i suoi clienti e il suo volume d’affari – in modo anche esponenziale senza un impiego di risorse proporzionali. La startup, per essere tale, deve essere quindi in grado di sfruttare le economie di scala.
Per business model “replicabile” si intende un modello che può essere ripetuto in diversi luoghi e in diversi periodi senza essere rivoluzionato e solo apportando piccole modifiche.
Non a caso, inizialmente venivano definite startup solo quelle altamente tecnologiche attive nel web o nel digitale in senso lato. Solo successivamente, il termine è stato esteso anche alle nuove imprese innovative operanti nella manifattura.
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Storia della definizione di startup
Come accennavamo sopra, negli ultimi anni diversi studi e fonti autorevoli hanno cercato di dare una definizione chiara e condivisa di cosa sia una startup, ma non esiste ancora un consenso assoluto.
Secondo il European Startup Monitor, il termine indica in generale un’impresa giovane, con meno di dieci anni di vita, che introduce un prodotto, un servizio o un modello di business innovativo e che nasce con una forte intenzione di scalare, cioè di crescere rapidamente in termini di fatturato, di organico o di espansione geografica. Una revisione sistematica della letteratura accademica ha messo in evidenza come gli elementi distintivi siano la dinamicità del modello di business, la flessibilità organizzativa, la scalabilità e la capacità di portare innovazione strategica, soprattutto nei contesti emergenti.
Dal punto di vista della cultura imprenditoriale, alcuni protagonisti del mondo tech hanno contribuito a fissare le definizioni più utilizzate.
Per Paul Graham, fondatore di Y Combinator, una startup è una società progettata per crescere rapidamente.
Steve Blank, imprenditore seriale della Silicon Valley e autore di bestseller in tema come “The Startup Owner’s Manual”, la descrive come un’organizzazione temporanea alla ricerca di un modello di business ripetibile e scalabile.
Eric Ries, con il suo approccio della Lean Startup, ha posto invece l’accento sulla sperimentazione continua, sull’apprendimento iterativo e sull’adattamento rapido alle condizioni di mercato.
Il termine non va confuso con la fase di “startup” di un’impresa, che indica la prima fase di vita dell’azienda, in cui l’imprenditore comincia a delineare i processi organizzativi e gli investimenti.
Cos’è una fase di startup
Ed è anche questa l’accezione che viene usata quando si parla di investimenti. La fase di “startup” è quella appunto della nascita dell’azienda, durante la quale il prodotto o servizio viene sviluppato, se possibile brevettato, e viene sviluppata la strategia di marketing. Durante questa fase, generalmente, i finanziamenti (che di solito si aggirano intorno al milione di euro complessivo) provengono da business angel o venture capital.
Secondo il modello “californiano”, una startup può crescere rapidamente e “scalare” solo se riesce a ottenere subito grandi capitali. Per riceverli, spesso ha bisogno di ricorrere a risorse di terzi, business angel, fondi di venture capital, che accettano di partecipare al rischio di impresa solo in cambio di quote. Trattandosi di investitori che necessitano di vedere remunerato il capitale investito, l’obiettivo naturale della startup è la exit, ovvero la cessione della startup a un’azienda più grande o la quotazione in Borsa: solo così chi ha investito sulla nuova impresa può realizzare una rendita e sentirsi spinto a nuovi investimenti.
In senso lato, infine, fare startup coincide anche con l’attitudine a innovare e a rimettersi in gioco inventandosi un lavoro in proprio. È anche per questo che negli ultimi anni la scena delle startup è finita sotto la lente d’ingrandimento dei mezzi di informazione.
Definizione normativa italiana aggiornata
Sul piano normativo, l’Italia ha aggiornato di recente i criteri per il riconoscimento delle cosiddette “startup innovative”. Secondo la circolare del Ministero delle Imprese e del Made in Italy del luglio 2025, queste devono rientrare nella definizione europea di piccola e media impresa, avere un fatturato annuo non superiore a cinque milioni di euro ed essere state costituite da meno di cinque anni. Sono inoltre escluse le società che operano prevalentemente nella consulenza o come agenzie. La normativa di riferimento, introdotta nel 2012 con l’articolo 25 del decreto-legge 179, precisa che si tratta di società di capitali, anche cooperative, che hanno come oggetto sociale prevalente lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico, con almeno un indice di innovazione verificabile.
Ecco uno schema riassuntivo:
- I nuovi criteri per essere riconosciute come startup innovative includono:
- inquadramento nella definizione europea di PMI;
- fatturato annuo non superiore a 5 milioni di euro;
- esclusione delle imprese prevalentemente attive in consulenza o agenzia;
- permanenza nella sezione speciale fino a 5 anni (+2 anni se si avvia una scale-up).
- In Italia, in base all’art. 25 del d.l. 179/2012, le startup innovative devono:
- essere società di capitali (anche cooperativa), costituite da meno di 5 anni;
- operare con oggetto sociale prevalente legato a prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico;
- avere almeno uno degli indici di innovazione richiesti
In conclusione oggi una startup è generalmente intesa come un’impresa giovane e temporanea, che adotta idee o tecnologie innovative, con l’obiettivo di crescere rapidamente (scalabilità) e replicare il proprio modello di business in mercati più ampi. In Italia, per essere riconosciuta come “startup innovativa”, l’impresa deve soddisfare specifici requisiti legali (fatturato, durata, settore, struttura societaria) secondo le ultime normative del 2025.
(Articolo aggiornato al 02/09/2025)






