Nuovo made in Italy

Il miracolo economico del grafene parla italiano

Il materiale che sta rivoluzionando la produzione industriale ha nel nostro Paese il più grande centro di produzione europeo: le Officine del Grafene, un ex cotonificio vicino Como dove da giugno un team di 13 cervelli sta innovando il processo di estrazione e lavora per rendere il grafene un prodotto “low cost”

Pubblicato il 27 Ott 2014

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Sottile come uno strato di atomi, resistente come un diamante, flessibile come la plastica ma soprattutto richiestissimo sul mercato: sono queste alcune delle caratteristiche che hanno scatenato negli ultimi dieci anni una vera e propria sfida all’utilizzo del grafene nei settori commerciali più disparati.

Ora, in un ex cotonificio vicino Como, nascono nuovi sbocchi applicativi grazie alle Officine del Grafene, il più grande stabilimento europeo per la generazione di questo materiale, inaugurato lo scorso giugno e nato da una idea della società tecnologica Directa Plus. Nella struttura, a Lomazzo (Como), nell’ambito il Parco Scientifico Tecnologico ComoNext, 13 cervelli guidati dall’ingegnere Giulio Cesareo stanno innovando il processo di estrazione del materiale dalla grafite rendendolo scalabile, veloce e conveniente: la ricetta per imporsi a livello globale.

«Non siamo un gruppo di raffinati spin doctor dell’innovazione, siamo un gruppo di ‘maneggioni’ tecnologici – racconta Cesareo, che è anche amministratore delegato di Directa Plus – Grazie alla nostra creatività e all’ingegno abbiamo messo a punto un processo produttivo per fare grafene a bassissimo costo».

[Grafene, un team “made in Italy” scopre nuovi utilizzi per transistor super-potenti]

La necessità di rendere economica la produzione del grafene sta nello sviluppo del mercato di riferimento. Solo quest’anno il giro d’affari dei fogli di atomi di carbonio è stato stimato in 20 milioni di dollari. Cifra destinata a crescere fino a 390 milioni nel 2024, almeno secondo i dati di ricerca di IDTechEx, l’osservatorio americano sulle tecnologie emergenti che proprio il prossimo 19 e 20 novembre presenterà a Santa Clara, in California, tutte le opportunità e le ultime novità commerciali legate al grafene.

Si tratta di una conferenza internazionale sul tema, l’equivalente di una esposizione universale a base di innovazione e se, vogliamo, di idolatria per un materiale da molti considerato la plastica del XXI secolo. L’Unione europea crede così tanto nella pervasività di mercato del grafene – definito da Bruxelles “miracoloso” – da aver finanziato a inizio 2013 un programma di sviluppo da 1 miliardo di euro e che ha come capofila anche il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR).

L’ad di Directa Plus ritiene il grafene rivoluzionario, un materiale da cui dipenderanno lo sviluppo di prodotti e tecnologie dei prossimi anni. In questo scenario le Officine di Como sarebbero in grado di sfornare 30 tonnellate di grafene all’anno e di venderlo a circa mille euro al chilo. Il miracoloso processo di estrazione è coperto da brevetto 100% made in Italy ma è solo una delle otto invenzioni registrate dal team di Cesareo.

La ragione di tanta prolifica creazione di procedimenti industriali sta nell’imporsi prima e meglio di altri in un comparto, quello dell’utilizzo del materiale, molto vario e che va dal settore automotive a quello tessile, passando per l’energia e la componentistica dei prodotti digitali. Aree sempre più affamate di nanotecnologia.

Un recentissimo studio realizzato da Montepaschi rileva che dal 2006 il settore dei nanomateriali è cresciuto a livello mondiale del 30% ogni anno e si stima che nel 2022 il giro d’affari toccherà i 2 miliardi di dollari. A dimostrazione del fatto che mercati apprentemente saturi possono offrire enormi opportunità di sviluppo. Anche grazie a una innovazione piccola come un atomo di carbonio.

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