L'INTERVISTA

Luca Altieri: “Così negli IBM Studios facciamo open innovation con le PMI”

Il Chief Marketing Officer di IBM Italia ci porta dentro gli spazi e le attività degli IBM Studios: “Questo vuole diventare un punto di riferimento per chi cerca innovazione. E più della metà degli incontri fatti nei primi sei mesi hanno avuto come protagoniste le PMI”. Nel 2020 sarà potenziato il contatto con le startup

Pubblicato il 13 Feb 2020

Luca Altieri, CMO Ibm Italia, davanti agli Studios

Guardando il padiglione degli IBM Studios, in piazza Gae Aulenti a Milano, non si può fare a meno di pensare a primi risultati del Censimento Permanente delle Imprese di Istat: tre imprese su quattro sono impegnate nella trasformazione digitale. Ma la penetrazione delle tecnologie è direttamente proporzionale alle dimensioni delle aziende e molte sono ancora poco utilizzate: se il cloud è già abbastanza diffuso (circa il 50%), Internet of Things o Big data Analytics per esempio sono ancora poco praticate. “Il mercato è in crescita, la consapevolezza pure ma c’è ancora diffidenza e anche un po’ di chiusura, soprattutto nelle piccole e medie imprese”, spiega Luca Altieri, Chief Marketing Officer di IBM Italia, che ci accoglie negli IBM Studios, perché è in questo padiglione-simbolo della nuova Milano che la compagnia sta strutturando la sua proposta di innovazione, anzi di open innovation, con una particolare attenzione per le PMI.

IBM Studios, open innovation e tecnologie esponenziali

Altieri, qui può entrare anche una piccola azienda che non ha mai acquistato nulla da IBM?
Assolutamente sì. Anzi, è quello che auspichiamo.

Che cosa trova qui dentro una PMI che ha voglia di fare innovazione?
Sono tre le anime che caratterizzano gli Studios. La prima è esperienziale: cerchiamo di far capire e toccare con mano che cosa fanno oggi blockchain, iot, machine learning. In particolare, quando parliamo con le aziende, facciamo vedere i casi di quelle che hanno utilizzato queste tecnologie esponenziali per cambiare i loro modelli di business, per essere più vicini al cliente, per aumentare competitività sul mercato.

L’IBM Garage: uno spazio per co-creare con le PMI

L'area dell'IBM Garage (Photo Paolo Riolzi)
La seconda anima?
È quella dell’IBM Garage: una metodologia della Silicon Valley pensata per le startup, basata sul concetto di co-creazione: ci si siede con aziende per fare emergere i loro bisogni, si sviluppa un’idea e da questa un prototipo. Si tratta di una metodologia molto snella, che impiega il design thinking: la fase di co-pensiero dura massimo una settimana. In poco più di un mese, poi, si passa al prototipo. Questo è un lavoro che portiamo avanti anche con le piccole imprese, a volte piccolissime. In questa fase noi facciamo un investimento: offriamo all’azienda la prima giornata, per capire i suoi need, poi decide se andare avanti.

E se va avanti e si arriva al prototipo, che cosa succede?
Passiamo al terzo livello, che coincide anche con un piano superiore degli Studios. Nello Strategy Design Lab si lavora per portare il prototipo all’interno dell’azienda, per farlo scalare magari cambiando modello organizzativo o di business. Qui il target è di fascia più alta: aziende che hanno deciso di andare avanti con convinzione sulla strada della trasformazione digitale.

E vedete tanti clienti di fascia alta nel mercato italiano?
Le PMI rappresentano il pilastro fondamentale dell’economia italiana sul quale IBM ha da sempre investito molto e sul quale ci stiamo concentrando ulteriormente. Ne siamo convinti perché vediamo quel che succede sul mercato. Sta crescendo la sensibilità delle imprese nei confronti della tecnologia e soprattutto la voglia di capire che cosa poter fare nel proprio perimetro aziendale. Insomma, di passare ai fatti.

PMI e tecnologie esponenziali, il cambiamento

Le anticipazioni del Censimento delle Imprese dicono che molte tecnologie sono ancora pressoché sconosciute…
Certo, e sta proprio qui il potenziale di crescita. I dati più accreditati anche a livello internazionale ci ricordano che il mercato IT sostanzialmente quest’anno, e nei prossimi 3 anni, crescerà tra il 4% e il 4.5%. Ma detto cosi significa poco. Bisogna approfondire per scoprire che la forbice è tra IT tradizionale e tecnologie esponenziali: il primo è destinato a decrescere, il secondo è in forte crescita a doppia cifra. Sono due curve diverse. I clienti hanno cominciato a capire che devono spendere nel cloud, Iot, blockchain, intelligenza artificiale o aumentata.

E percepite questa consapevolezza anche fra le PMI?
IBM ha cominciato da tempo un percorso di avvicinamento verso il mondo delle piccole e medie imprese: dovevamo eliminare la percezione di essere un’azienda troppo grande, costosa, forse addirittura inavvicinabile. Nel corso degli ultimi tre anni abbiamo viaggiato molto, abbiamo visitato i distretti industriali e ora vediamo un cambiamento: fino a due anni fa quando parlavamo di tecnologie esponenziali, o non erano ben comprese o venivano considerate roba solo per le grandi aziende.

E adesso invece come reagiscono le PMI di fronte alle proposte di IoT o blockchain?
Con molto pragmatismo. Gli imprenditori sono più informati e preparati e le domande più frequenti sono: dove e come posso cominciare all’interno della mia azienda? Quanto mi costa? Quanto tempo serve? E, soprattutto, che cosa ottengo? Chi fa queste domande è maturo per un investimento…D’altro canto nei primi sei mesi di vita degli Studios circa il 60% degli incontri nel Garage sono stati fatti con piccole e medie imprese.

IBM Studios, un esempio di PMI e blockchain

Qualche risultato di questo primo periodo di lavoro negli Studios?
Un caso per tutti, quello del Gruppo Grigi, un’azienda umbra che grazie alla tecnologia ha realizzato un progetto blockchain nel settore food. Erano entrati nel Garage con una domanda: come facciamo a far capire ai clienti che i nostri ingredienti sono di qualità e certificati? Hanno trovato la risposta in IBM Food Trust, che certifica la loro prima pasta ottenuta con grano biologico 100% italiano con germe di soia. È diventato un caso di rilievo internazionale e sta mostrando le opportunità delle tecnologie esponenziali a tutte le imprese del suo territorio.

Quindi le PMI possono diventare anche testimonial della trasformazione digitale possibile?
Assolutamente sì. Devono superare la loro tradizionale tendenza alla chiusura. L’open innovation, lo sappiamo, prevederebbe un’apertura totale nei confronti delle startup, dei centri di ricerca universitari e delle altre aziende. Questo modus operandi non è ancora così diffuso, specie tra le PMI che hanno un forte senso di protezione del loro patrimonio, anche di informazioni. Quindi è ancora difficile mettere insieme due imprese dello stesso segmento verticale ma, per esempio, la propagazione delle tecnologie e dell’innovazione attraverso le filiere è un fenomeno molto interessante.

IBM Studios 2020, i nuovi progetti con le startup

Altieri, che lavoro vi aspetta qui negli Studios nel 2020?
Dobbiamo rafforzare il posizionamento degli Studios come luogo di incontro e di aggregazione fra chi fa innovazione e chi cerca innovazione, mettendo a disposizione tecnologia e competenze. Questo spazio deve diventare un punto di riferimento per l’open innovation di IBM e per tutto il suo ecosistema. Qui abbiamo messo a sistema l’esperienza di IBM ma abbiamo aggiunto anche una nuova offerta di servizi. Adesso c’è da lavorare per aumentare l’apertura, anche nei confronti della città e delle generazioni più giovani per far crescere la cultura tecnologica e dell’innovazione.

Ci sarà ancora Think, l’evento che nel 2019 ha segnato il debutto in società degli Studios?
Si, Think ritornerà in primavera con molte novità e con un focus sulle cybersecurity che riguarda tutti, non solo le aziende.

C’è spazio anche per le startup negli Studios?
Caspita! Da tempo IBM lavora con e per le startup. Abbiamo fatto molti hackathon e tante delle nostre soluzioni innovative sono nate proprio da collaborazioni con startup. Questo lavoro continua anche qui dentro, soprattutto nell’Innovation garage. Stiamo valutando se e come utilizzare gli Studios per mettere in contatto aziende e startup. Ci piacerebbe favorire qualche matrimonio di successo…proprio in un’ottica di open innovation.

Ultima domanda: una ragione per essere ottimisti e una per essere preoccupati.
L’Italia è indietro nei processi di digitalizzazione, quindi ci sono ampi margini di miglioramento. C’è davvero molto da fare e la consapevolezza fra imprenditori e manager è in crescita, sempre più forte. Le tecnologie ci sono, sono sempre più accessibili. Si è capito che non si tratta di schiacciare un interruttore ma che bisogna partire per avviare un processo. Quando però l’imprenditore chiede: cosa mi serve? E risponde: io queste competenze dentro l’azienda non le ho…E allora lì, c’è una forte presa di consapevolezza di quanto oltre alla tecnologia sia fondamentale investire sulle competenze. Anche su questo tema come IBM siamo impegnati nel lavorare con le scuole, con le università, con le istituzioni con programmi ad hoc per forgiare le professionalità del futuro ed affiancare le aziende nel loro percorso di trasformazione.

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Giovanni Iozzia
Giovanni Iozzia

Ho studiato sociologia ma da sempre faccio il giornalista e seguo la tecnologia . Sono stato direttore di Capital, vicedirettore di Chi e condirettore di PanoramaEconomy.

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