Le confessioni di Jeff Bezos, l’uomo che ha rivoluzionato l’e-commerce

Il numero uno di Amazon si racconta in una lunga intervista a Business Insider: dalla sfera privata (lava i piatti tutte le sere) alle strategie da adottare (droni che consegneranno le merci dopo 60 minuti dall’acquisto), dal suo successore (segreto) ai flop (il Fire Phone). Ecco un sintesi dell’intervista

Pubblicato il 18 Dic 2014

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Sciolto e rilassato, passa dai racconti domestici ai piani strategici di Amazon. Jeff Bezos, fondatore e amministratore delegato di Amazon, ha risposto alle domande di Henry Blodget, co-fondatore, ceo e direttore di Business Insider, durante la “Ignition Conference. Future in digital”, organizzata dallo stesso magazine, a New York, dall’1 al 3 dicembre scorsi. Nel corso dell’intervista si parla dei flop e dei successi di una delle aziende statunitensi più floride, con ricavi pari a 74 miliardi e mezzo di dollari nel 2013. Il tono è quello di una chiacchierata tra amici: i due si conoscono da tempo dato che Bezos ha da poco investito in Business Insider e Blodget detiene alcune quote di Amazon.

Ecco la versione integrale dell’intervista

Chi l’avrebbe mai detto che Jeff Bezos, uno degli uomini più ricchi del mondo (con un patrimonio personale che si aggira attorno ai 25 miliardi di dollari), lava i piatti ogni sera? Ama la normalità e fare cose nomali con i suoi quattro figli (tre ragazzi e una ragazza) e con la moglie, sua compagna da anni. Ama viaggiare con la sua famiglia, ma poco per lavoro perché preferisce non allontanarsi dal suo ufficio.

In Amazon – racconta – posso fare cose che sarebbero difficili per altre persone, in merito alla mia storia con l’azienda. Così come l’azienda è cresciuta, naturalmente anche il mio lavoro è cambiato molto. Ora lavoro sodo per mantenere la stessa cultura, una cultura di elevati standard di eccellenza operativa, di inventiva, di volontà di non fallire, di fare esperimenti audaci. Io non ci sarò per sempre, ma alcuni dei processi che rendono Amazon unica ormai sono ingranati nel sistema e nemmeno io potrei cambiarli. Alcune persone che vengono a lavorare per noi trovano la compagnia persino noiosa perché non abbiamo molto la smania della competizione, non facciamo liste di ‘nemici da sconfiggere’ nelle strategie aziendali. Siamo quelli che ogni mattina sotto la doccia ci chiediamo: Cosa possiamo inventare per i nostri clienti? Come possiamo farlo in modo diverso? Come possiamo migliorare?”. Dopo anni all’interno della società di Seattle, fondata da Bezos dieci anni fa e lanciata nel 1995 come una semplice libreria on line, si pensa al suo successore. “Anche per me, come per tutti i dirigenti senior – dice il ceo di Amazon – c’è un piano per la successione. Ho in mente chi mi potrebbe sostituire, ma è un segreto”.

Lavora come se non ci fosse un domani, cercando di preservare giorno dopo giorno dopo giorno la reputazione dell’azienda. Molto del suo tempo lo trascorre in pubbliche relazioni, soprattutto con gli investitori. “Tutti abbiamo poco tempo – dice Bezos – e se devo impiegarlo a presentare la società non lo faccio con chi ha in portfolio un grande volume di affari, perché più che investitori sono ormai trader. Preferisco farlo con i potenziali investitori a lungo termine, anche se hanno un basso turnover”.

Tra tanti successi, però, è facile prendere anche qualche scivolone, come con il Fire Phone, lo smartphone di Amazon che doveva rivoluzionare il mondo degli acquisti online e che, invece, giace in migliaia di esemplari nei magazzini della compagnia. “È presto per considerarlo un fallimento – avverte Bezos -. Non è la prima volta che abbiamo dovuto rivedere alcuni prodotti in corso d’opera, come Auctions, dal quale è nato prima Z Shops e poi Marketplace (il servizio lanciato nel 2001 che permette ai clienti di vendere libri, cd, dvd, e altri prodotti sia nuovi sia usati), dal quale deriva il 40% delle vendite di Amazon. Se si guarda al nostro portafoglio di dispositivi in generale, il nostro team di hardware sta facendo un ottimo lavoro. Il Kindle è ora alla sua settima generazione. Il Kindle Voyage, il nuovo prodotto premium, è fortissimo. Con Fire TV, Fire TV Stick stiamo avendo alcuni problemi di costruzione. Amazon Echo, che abbiamo appena lanciato. Quindi, rimanete in allerta. Per quanto tempo non so dirlo. Il problema è stato che serviva più tempo per analizzare un prodotto così complesso”. Di sicuro Bezos non si arrende, anzi ama le scommesse audaci. “In genere ogni esperimento è destinato al fallimento – aggiunge – ma il mio compito è di incoraggiare le persone a fare scommesse audaci. Dietro pochi prodotti di successo ci sono tanti esperimenti falliti. Sono stato responsabile di miliardi di dollari di fallimenti, letteralmente miliardi di dollari di fallimenti. Ad esempio Pets.com o Kosmo.com. Credo che sarebbe peggio se smettessimo di scommettere. Le aziende che rinunciano a scommettere si pongono in una situazione disperata nella quale possono soltanto dire un Ave Maria alla fine della loro storia aziendale”.

Negli ultimi mesi un’altra scottante questione ha toccato Amazon, ovvero al diatriba pubblica con Hachette, controllata dalla francese Lagardere, sulla modalità con la quale si dovevano determinare i prezzi e dividere i ricavi derivanti dalla vendita di libri ed ebook. Lo scorso mese si è giunti a un accordo e a un nuovo contratto pluriennale. “Sono normali i contrasti tra fornitori e rivenditori, anche se raramente lo si fa in pubblico – dice Bezos -. È compito dei rivenditori negoziare i prezzi per favorire i suoi clienti. Devo dire che in questa vicenda, così come in tutta la nostra storia, siamo stati trattati molto bene dai media, oltre che dai clienti”. Quella del ceo di Amazon sembra essere più una battaglia personale per rendere i libri più accessibili. “Se si pensa che i principali competitor dei libri siano gli altri libri si sbaglia di grosso – aggiunge -. In realtà essi offrono diletto e sono in competizione con altri svaghi come leggere articoli in internet o sui blog, giocare ai video game, vedere la tv o un film. Se si vuole pensare a una cultura della lettura che sia a lungo termine bisogna rendere i libri più accessibili. Secondo me 30 dollari per un libro è troppo. Se si pensa che i libri che costano 30 dollari sono in competizione con altri libri che costano 30 dollari non c’è nulla di strano. Ma se si arriva a capire che essi sono in competizione con altri prodotti molto più economici, come Candy Crush ad esempio, allora è automatico pensare che sono troppo costosi”.

La rivoluzione di Kindle passa proprio attraverso questa visione. “La missione di Kindle – spiega Bezos – è rendere qualsiasi libro o stampato, in qualsiasi lingua, fruibile in 60 secondi. Da 10 anni, con questa visione abbiamo reso i libri più semplici, più economici, più accessibili”. Questo non va a scapito degli autori, anzi al contrario aiuta l’intero settore. “Gli editori stanno avendo redditività senza pari – aggiunge – e l’industria del libro è più in forma di quanto non lo sia mai stata, proprio grazie agli ebook. Il team Kindle ha il merito di aver anticipato questa tendenza. C’è stata poca pirateria negli ebook, a differenza di altri media digitali. Questa è una buona notizia per gli editori e per gli autori”.

L’uomo che ha fatto dell’e-commerce la rivoluzione del commercio internazionale, è sempre proiettato nel futuro e qualche tempo fa ha annunciato l’idea di droni che consegneranno le merci dopo 60 minuti dall’acquisto. “Lo scoglio duro – dice il fondatore di Amazon – non sarà la tecnologia ma la regolamentazione. Ho appena visto droni di decima o undicesima generazione volare nella gabbia. Le cose più sorprendenti sono l’autopilota e i sistemi di controllo che permettono che tutto funzioni. Non so dire quando saranno lanciati. Spero di sbagliarmi, ma non credo che saranno gli americani a lanciare i primi droni. Altri Paesi potrebbero farlo per primi”.

L’altra idea avveniristica è collegata alla sua passione per lo spazio. Quando, nel 1969, Neil Armstrong approdò sulla luna, Bezos aveva 5 anni e ne rimase folgorato. Da allora quello dello spazio è stato un chiodo fisso (“Le passioni non si scelgono, sono loro che scelgono te”), così ha creato Blue Origin, la società di ricerca spaziale per rendere più accessibile l’esperienza di un viaggio nello spazio. “Voglio vedere migliaia di persone vivere e lavorare nello spazio – dice -. Credo che sia importante e poi mi piace pensarlo. Amo il cambiamento. Amo la tecnologia. Amo gli ingegneri che abbiamo, circa 350, che lavorano a questo progetto. Stiamo costruendo un razzo con decollo e atterraggio verticali che parta come un razzo normale e atterri sulla coda come quello di Buck Rogers (Armageddon). La missione iniziale è il turismo spaziale. Stiamo anche progettando un veicolo orbitale. Abbiamo appena vinto un contratto per fornire i nuovi motori per la nuova versione di Atlas 5, che è il razzo di maggior successo nella storia. Si tratta di una joint venture Boeing-Lockheed. Quei veicoli usano motori russi, ma in seguito a quello che sta accadendo in Ucraina, credono che le forniture non siano certe perciò hanno scelto noi”.

Nessuna previsione su quando sarà pronta la prima navicella spaziale. “Non so dire quando saremo pronti – conclude Bezos -. Mi piace la nostra architettura. Il veicolo può volare autonomamente. Durante tutto l’intero programma di test, vola e atterra da solo, quindi non abbiamo bisogno di piloti collaudatori. La capsula di equipaggio ha un sistema di fuga. Tutti i razzi avrebbero dovuto avere sistemi di fuga, da Apollo a Soyuz.

Sono entusiasta, ma questo non è un business in cui si può avere fretta e non si possono bruciare le tappe. Il nostro motto è Gradatim Ferociter. Passo dopo passo. Un passo alla volta”.

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