Startup, solo una su tre supera 100mila euro di fatturato

Lo dicono i dati Infocamere del quarto trimestre 2015 analizzati dal team italo-olandese di Equidam. Per raggiungere questi ricavi una startup impiega in media 2,35 anni, poi il percorso accelera. Nessuna supera i 5 milioni. Dal report emerge il triangolo italiano dell’innovazione: il Nord-Est

Pubblicato il 03 Feb 2016

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L’85% delle startup italiane fatica a raggiungere i 100mila euro all’anno di fatturato. È quanto emerge dall’analisi dell’ultimo rapporto di InfoCamere sull’universo delle startup innovative relativo all’ultimo trimestre del 2015 condotto da Equidam, piattaforma web per la valutazione delle startup (e pmi innovative) e del loro business, creata da un team italo-olandese.

Cos’è Equidam, il sito che aiuta a calcolare il valore della propria startup

Come si evince dall’ultimo rapporto di Infocamere, il numero delle startup innovative sta crescendo e nel quarto trimestre 2015 ha superato la simbolica cifra di 5000 (in particolare a fine anno erano 5.143). Ma qual è lo stato di salute di queste startup? Sono tutte attive? Qual è il fatturato medio? Qual è il tempo medio impiegato per raggiungere un certo livello di fatturato?

A queste domande ha risposto lo staff di Equidam in base a una semplice analisi del foglio excel disponibile nel portale di Infocamere dedicato alle startup innovative. Basandosi sulle classi di fatturato definite nel documento, emerge che sono solo 1.627, ovvero il 32% del totale, le startup che raggiungono fino a 100mila euro di fatturato all’anno. Se le sommiamo alle 2.721 startup che non hanno indicato alcun fatturato (e questo può significare che non hanno ancora iniziato le operazioni oppure non hanno ancora presentato il bilancio annuale), si può concludere – dice Equidam – che l’85% di tutte le startup è ancora nelle fasi iniziali (early stage) del proprio sviluppo. Altro dato significativo: nessuna società riporta un fatturato superiore ai 5 milioni di euro.

Queste conclusioni, sostengono gli startupper di Equidam, sono anche confermate dai dati sul periodo effettivo di attività, misurato in anni dall’“effettiva data di inizio delle operazioni” in opposizione alla “data di iscrizione nel registro” (entrambe date incluse nel database). Basandosi su calcoli che arrivano fino al primo gennaio 2016, a una startup servono in media 2,35 anni (28 mesi) per raggiungere un fatturato pari a 100mila euro, più altri 9 mesi per entrare nella “classe” che va dai 100mila ai 500mila euro di fatturato. Dopo i primi tre anni, le startup sembrano acquisire “velocità”, con una media di soli 10 mesi di attività per andare da 500mila euro fino a due milioni. Significa che sopravvivono solo i migliori? si chiede Equidam.

Va inoltre sottolineato che c’è un gap di 1,3 anni (15-16 mesi) tra le startup non classificate e quelle nella prima fase. Sembra che la maggioranza di tutte le società (53%) lotti innanzitutto per farle decollare. Lo staff di Equidam si chiede se questo possa essere causato da una serie di ostacoli sistemici quali la burocrazia o la mancanza di accesso al capitale, o semplicemente una mancanza di qualità del business model.

I dati, prosegue Equidam, confermano il divario esistente tra il Nord e il resto d’Italia. L’elemento geografico, seppure con una chiave di lettura diversa, è stato analizzato anche dal rapporto diffuso oggi da Infocamere sempre relativo all’universo delle startup innovative italiane nell’ultimo trimestre del 2015.

Continua a crescere il numero delle imprese 2.0 che si affacciano sul mercato, spiega il rapporto, sostenendo che questa progressione, per alcuni versi, restituisce un inedito profilo geografico della nuova imprenditoria italiana.

Considerando l’incidenza delle startup sul totale delle società di capitali di ciascun territorio, infatti, la regione con la maggior concentrazione di startup è il Trentino-Alto Adige (95 ogni 10mila società di capitali), seguita da Marche (63) e Friuli Venezia Giulia (58). Anche guardando alle province appare evidente una rivincita delle ‘piccole’ realtà sulle grandi: al vertice delle prime 10 province per incidenza relativa di startup si delinea l’esistenza di una sorta di ‘triangolo tecnologico’ che unisce idealmente Trento (125 startup ogni 10 mila società di capitali), Trieste (115) e Ancona (93).

In valore assoluto, la Lombardia resta la regione che ospita il numero maggiore di startup innovative (1.122 unità, pari al 21,8% del totale). Seguono l’Emilia Romagna (con poco meno di 600 unità) e il Lazio (501, il 9,7% del totale). Sempre in valore assoluto, la mappa provinciale restituisce l’immagine di un ecosistema innovativo concentrato per il 23% tra Milano (756) e Roma (433).

Alla fine del 2015, prosegue il Rapporto, le startup innovative iscritte alla sezione speciale del Registro delle Imprese delle Camere di commercio hanno raggiunto quota 5.143, con un aumento di oltre 400 unità rispetto alla precedente rilevazione di fine settembre (+9,3% quasi 5 nuove realtà al giorno).

Per quanto riguarda il profilo settoriale, il 72% opera nei servizi alle imprese, in particolare nella produzione software e consulenza informatica (29,9%), nell’attività di R&S (15,4%) e in quelle dei servizi d’informazione (8,1%). Con riguardo alle imprese che operano in R&S, va segnalato come la componente delle startup abbia ormai guadagnato un ruolo significativo nell’intero comparto: alla fine dello scorso anno, infatti, delle circa 3.500 società impegnate in queste attività, 1 su 4 appartiene al drappello delle startup innovative.

Sotto il profilo occupazionale, oltre ai 20mila soci fondatori le startup innovative impiegano 5.351 dipendenti, in media 2,8 addetti per impresa. Quanto al giro di affari – specifica il Rapporto di Infocamere – complessivamente le startup innovative hanno registrato nel 2014 una produzione superiore ai 340 milioni di euro (119 mila euro in media per impresa), con un attivo medio di 228mila euro. Oltre il 40% delle startup innovative ha chiuso in utile il 2014. In termini patrimoniali, al 31 dicembre scorso il loro capitale sociale superava i 258 milioni di euro, pari ad una media di quasi 50mila euro a impresa.

Distribuzione e incidenza regionale al 31.12.2015– Graduatoria per regioni

Regione

Valore

% rapporto sul totale nazionale startup

% rapporto sul totale società di capitale della regione

LOMBARDIA

1.122

21,82

0,35

EMILIA-ROMAGNA

578

11,24

0,53

LAZIO

501

9,74

0,19

VENETO

384

7,47

0,33

PIEMONTE

357

6,94

0,49

CAMPANIA

309

6,01

0,21

TOSCANA

302

5,87

0,30

SICILIA

245

4,76

0,28

MARCHE

239

4,65

0,63

PUGLIA

200

3,89

0,25

TRENTINO-ALTO ADIGE

176

3,42

0,95

FRIULI-VENEZIA GIULIA

137

2,66

0,58

SARDEGNA

137

2,66

0,41

CALABRIA

117

2,27

0,37

ABRUZZO

112

2,18

0,34

LIGURIA

85

1,65

0,27

UMBRIA

76

1,48

0,37

BASILICATA

35

0,68

0,34

MOLISE

20

0,39

0,31

VALLE D’AOSTA

11

0,21

0,48

Fonte: InfoCamere – startup.registroimprese.it

Distribuzione provinciale startup al 31.12.2015 – Graduatoria delle prime 10 province

Pos.

Provincia

numero startup registrate al 31.12.2015

% startup in provincia su totale startup

Pos.

Provincia

numero startup registrate al 31.12.2015

% startup in provincia su totale startup

1

MILANO

756

14,7

6

FIRENZE

131

2,55

2

ROMA

433

8,42

7

MODENA

122

2,37

3

TORINO

268

5,21

8

TRENTO

121

2,35

4

NAPOLI

164

3,19

9

BARI

103

2,00

5

BOLOGNA

147

2,86

10

PADOVA

101

1,96

Fonte: InfoCamere – startup.registroimprese.it

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