POLITICA E INNOVAZIONE

Startup online: perché il governo punta sul monopolio digitale dei notai (che è contro l’Europa)?

Il Governo ha deciso di affidare in esclusiva alla piattaforma del Notariato la costituzione digitale di srl e srls, confermando un monopolio che non porterà a una riduzione dei costi. La parola ora passa alle Camere, che dovranno pronunciarsi entro il 16 settembre

Pubblicato il 24 Ago 2021

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Sono i dettagli a fare la differenza. È quindi anche dalla questioni di nicchia (che non sono piccole questioni ma semmai questioni limitate a un gruppo sociale o un ambito territoriale) che si vede l’idea che una classe dirigente ha di un Paese, del suo sviluppo e del suo futuro. Il decreto legislativo approvato dal Consiglio dei Ministri che affida in esclusiva a una piattaforma del notariato la costituzione online delle startup è uno di quei dettagli che rischiano di mettere in dubbio gli impegni presi con la UE sulle transizioni digitale ed ecologica. Perché rivela un Governo sensibile più alle posizioni di chi, legittimamente, resiste al cambiamento per tutelare i propri interessi che a quelle di chi è impegnato a portare innovazione e concorrenza nel sistema economico italiano.

Il Notariato dopo il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti, ha quindi “sedotto” anche il Governo, su cui si faceva affidamento per un intervento correttivo dopo la “manina” che aveva inserito un emendamento a favore dei notai nella legge di delegazione europea. Ma così non è stato, anzi. I rumor dicono di qualche ministro dedicato al digitale che non avrebbe gradito la soluzione: evidentemente non si è opposto con la sufficiente convinzione o la necessaria influenza. Lo schema di Dlgs aggiunge quel pezzo che mancava alla legge di recepimento della direttiva Ue sugli strumenti e i processi digitali nel diritto societario: a chi viene affidata la costituzione degli atti di srl e srls online?  Il Consiglio dei Ministri non sembra avere dubbi: alla piattaforma digitale del Consiglio Nazionale del Notariato, che riceverà la documentazione e verificherà la firma digitale.

Adesso la parola passa alle Camere, che entro giovedì 16 dovranno dare il loro parere tecnico. L’Intergruppo Innovazione in aprile ha scritto al presidente Mario Draghi  chiedendo “rassicurazioni sul fatto che non si stia tornando ad un Paese analogico, proprio nel momento in cui siamo tutti impegnati nella transizione digitale e ad assicurare la ripresa economica anche grazie all’azzeramento delle barriere per la creazione di nuova impresa”. Quella rassicurazione non è mai arrivata e adesso vedremo se i partiti di maggioranza vorranno creare un’altra occasione di tensione con il Governo o decideranno di darla vinta ai notai.

“Un braccio di ferro fra civiltà e lobby del Medioevo che prosegue”, scrive su Linkedin il presidente di Roma Startup Gianmcarco Carnovale, che commenta: “Si profila una situazione di monopolio a favore dei notai che rischia di andare in contrasto con quanto previsto dalla stessa direttiva europea”.

È anche questo monopolio a fare dell‘Italia è il Paese europeo dove costituire una srl costa di più: fino a 4mila euro contro una media di poche centinaia. Per questa ragione la sentenza del Consiglio di Stato, che a fine marzo ha cancellato la possibilità di costituire una startup online e gratuitamente, è diventata un caso amplificato poi dal recepimento della direttiva europea sul diritto societario digitale tutto a favore dei notai.

L’Italia è da sempre un Paese poco abituato alla concorrenza e molto attento a conservare le posizioni di rendita. E anche per questo da decenni è un Paese che cresce poco o nulla. Il caso notai è una sintesi perfetta di questo bug nazionale: una piccola categoria professionale con grande capacità di influenza politica per le sue tradizionali relazioni con gli apparati della Pubblica Amministrazione che da tempo conduce una sua guerra sotterranea per mantenere privilegi e monopoli.

L’avversione alla concorrenza, anche interna alla categoria, è “genetica” per il Notariato che, infatti, in meno di 10 anni ha subito sei condanne per condotta anticoncorrenziale, sia a livello locale sia nazionale. Nonostante questo, adesso è vicino al colpaccio: estendere il monopolio nel digitale con Notartel, la società che gestisce la piattaforma “imposta” ai notai, visto che i professionisti non hanno possibilità di scelta per la conservazione degli atti, a condizioni economiche che rendono l’atto digitale meno conveniente di quello cartaceo: i costi sono superiori da 300 a mille volte il costo reale.

Che i monopoli non creino mai condizioni migliori per i “clienti” è noto. Nel caso dei notai, qualche professionista ricorda quando accaduto a Roma per le dismissioni dei beni pubblici, vicenda che ha portato a un procedimento dell’Antitrust. La creazione di una piattaforma unica per la costituzione online di srl e srls quindi non potrà portare a una riduzione dei costi che invece sarebbe inevitabile in un mercato aperto anche ad altri soggetti pubblici, come le Camere di Commercio. Invece di togliere i monopoli che Notartel già gestisce, appare inspiegabile la scelta del Governo di affidarne al Notariato un altro, che oltretutto rischia di essere in contrasto non solo con la direttiva europea sul diritto societario ma anche con gli orientamenti generali dell’Unione. Gli articoli 101 e 102 del Trattato di Funzionamento dell’Unione Europea (TFEU) infatti vietano gli accordi anticoncorrenziali e le pratiche concordate tra imprese. È anche da questi dettagli che si vede la voglia di cambiamento che anima una leadership.

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Giovanni Iozzia
Giovanni Iozzia

Ho studiato sociologia ma da sempre faccio il giornalista e seguo la tecnologia . Sono stato direttore di Capital, vicedirettore di Chi e condirettore di PanoramaEconomy.

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