Correre per una startup è fondamentale. Farlo in sicurezza è meglio, magari guidati da un percorso di accelerazione con mentorship, finanziamenti e network fatti su misura. Tutti servizi messi a disposizione dalla maggior parte degli acceleratori sparsi in giro per l’Europa, il cui numero continua a crescere anno su anno. Il 2015, ad esempio, ha fatto registrare il più alto numero di nascite nel settore – ben 26 – dal 2005 in avanti, anno in cui il fenomeno ha preso piede anche nel vecchio continente, sull’onda del successo di YCombinator uno tra i più noti acceleratori statunitensi. A snocciolare i dati del settore è lo “European Accelerator Report 2015” realizzato da Gust e Fundacity, un documento che fornisce uno sguardo panoramico sui programmi di accelerazione attivi nel corso del 2015.
Grazie all’impennata dell’anno passato, l’Europa diventa quindi la prima regione al mondo per numero di acceleratori, 113, superando Stati Uniti e Canada fermi a 111 e con appena quindici nuove realtà inaugurate lo scorso anno. Più nel dettaglio, i capitali investiti nel 2015 hanno raggiunto quota 37,53 milioni di euro -– in lieve calo rispetto ai 39,57 del 2014 – mentre 2.574 progetti sono stati finanziati (in crescita a confronto dei 1.588 del 2014). A guidare la classifica degli investimenti, come era lecito aspettarsi, è la Gran Bretagna: con i suoi 9,99 milioni di euro distribuiti a 1.124 startup, precede la Danimarca con 4,82 milioni su 57 società e la Spagna con 4,65 mln investiti in 263 realtà imprenditoriali innovative. Al quinto posto l’Italia con 2,90 mln (73 progetti) preceduta della Germania con 3,29 mln (126 progetti).
La Gran Bretagna vanta anche il primato tra gli acceleratori più attivi, Entrepreneurial Spark domina infatti indisturbato la classifica delle startup accelerate nel 2015 con 660 progetti, seguito a distanza siderale dal portoghese Beta-i (95 progetti) e dall’altro britannico MassChallenge (86). Ventesima posizione per l’italiana H-Farm con 25 startup finanziate (anche se nella lista completa, forse per errore, compare nuovamente al 31esimo posto). Scorrendo la classifica, tra le italiane in lista troviamo nell’ordine iStarter, Luiss Enlabs, b-ventures, Industrio Ventures e Nana Bianca (considerata per sbaglio di nazionalità spagnola). La classifica dei 10 “top seed accelerator” è invece capitanata dal danese Accelerace che l’anno scorso ha investito 4,7 milioni di euro, seguono Wayra con 2,5 milioni e Eleven con 2 milioni di finanziamenti elargiti.
Il 77% del panel selezionato dal report di Gust e Fundacity ha indicato il settore dell’Internet of Things come un tra gli “Hot Markets”, ovvero quei segmenti di mercato in cui gli acceleratori potrebbero orientare il mirino degli investimenti nel 2016. Il 72% punterebbe su sistemi Saas (software as a service) mentre il 65% sceglierebbe investirebbe in fintech e applicazioni mobile.Ltre aree di interesse per gli acceleratori sono Big data analitycs (63%), E-commerce (59%), Health (55%), servizi cloud (50%), Wearable devices (49%), Education (41%) Cleantech (35%).
«Gli acceleratori sono un modo sicuro per far crescere rapidamente una startup – ha dichiarato Natty Zola di Tech Stars – perché offrono loro la possibilità di avere un servizio di tutoraggio costante e una rete di relazioni influente. In più gli acceleratori forniscono le risorse necessarie per ridurre i costi per avviare una startup e raggiungere le tanto temute milestones».