L'INTERVENTO

Startup e coronavirus, che cosa possono fare durante l’emergenza e dopo

Dalla crisi del 2008 sono nati nuovi modelli di business. Nella pandemia da coronavirus le startup possono dare risposte importanti all’emergenza e alla fase successiva. Il managing partner Italia racconta le soluzioni individuate dal più grande acceleratore della Silicon Valley. Con un approccio di open innovation

Pubblicato il 01 Apr 2020

Photo by Anton on Unsplash

Startup e coronavirus: imprese nell’emergenza ma anche possibili risposte all’emergenza. Gli eventi delle ultime settimane, dai crolli in Borsa al massiccio piano di aiuti del governo americano e i lunghi vertici dell’eurogruppo, ci fanno pensare che la diffusione del coronavirus su scala planetaria stia portando a una recessione almeno tanto grave quanto quella del 2008.

Il mondo dell’innovazione sarà colpito, per certi versi, più di molti altri settori, dal momento che la maggior parte delle startup ha per definizione meno cassa per poter affrontare crisi protratte nel tempo. Per l’ecosistema europeo la tempistica è particolarmente sfortunata, dato che da due anni a questa parte si era potuta osservare una crescita in accelerazione rispetto al passato.

Startup e coronavirus, la crisi di oggi e quella del 2008

Al contrario, come in molti hanno fatto notare, la crisi del 2008 ha favorito la nascita di decine di nuovi modelli di business quali Uber, AirBnB e Deliveroo. Il famoso articolo Why Software Is Eating the World, dell’investitore Marc Andreessen, un vero e proprio manifesto dell’economia delle piattaforme digitali, risale infatti al 2011, anno in cui le ripercussioni sociali della crisi provocarono proteste epocali in tutto il mondo, da New York a Madrid, da Atene al Cairo.

In quelle circostanze furono proprio la diminuzione generale del potere d’acquisto e il bisogno di trovare lavori flessibili, che portarono allo sviluppo di servizi innovativi di trasporto, pernottamento e delivery. Oggi, la crisi causata dal coronavirus, oltre ad avere effetti simili, sta dando una spinta decisiva alla digitalizzazione, attivata dalla necessità di rispondere a bisogni emersi con la predisposizione della quarantena di massa.

L’open innovation come strumento di crescita

Anche noi, come Plug and Play, in queste circostanze possiamo attingere al nostro bagaglio di esperienze pregresse. Nati più di vent’anni fa in Silicon Valley, nel Lucky Building che fu la prima sede di startup quali Google, Paypal e Logitech, siamo tra gli attori che hanno sviluppato e consolidato il proprio business model sull’onda dell’ultima crisi economica.

Mentre le grandi aziende si videro costrette a tagliare le spese in ricerca e sviluppo, trovammo terreno fertile per le nostre iniziative di match-making con le startup che avevano sviluppato soluzioni in grado di rispondere alle sfide tecnologiche all’ordine del giorno, con prodotti innovativi e a prezzi estremamente competitivi. Il nostro modello si basa sui principi dell’open innovation, approccio che è esploso negli ultimi dieci anni, contribuendo alla nostra crescita. Nel 2019 siamo arrivati a essere presenti in 30 città, con 1500 startup accelerate a cui non imponiamo alcun vincolo economico (no fee no equity), ad aver stretto partnership con 400 corporate e aver effettuato 250 investimenti.

Questa crescita è stata resa possibile grazie alla creazione di un database digitale unico nel suo genere che a oggi raccoglie più di 23mila startup e che tutte le persone del nostro team ventures globale aggiornano ogni giorno. Questo strumento ci ha consentito di rispondere, in modo tempestivo, alle esigenze che i nostri partner ci hanno segnalato nel corso delle ultime settimane.

Startup e coronavirus, le proposte innovative

Startup e coronavirus. Pochi giorni fa abbiamo organizzato il primo Super Deal Flow sulle soluzioni che affrontano direttamente il tema coronavirus. È stato il primo evento legato al nuovo Covid-19 Accelerator, spazio comprensivo dei molteplici ambiti in cui il contributo delle startup può essere decisivo per diminuire l’impatto sulla salute e sull’economia.

Le soluzioni contro la pandemia

In primo luogo, la pandemia ha messo a dura prova i sistemi sanitari persino delle economie più avanzate. Se lo sviluppo e soprattutto i trial clinici di un vaccino richiederanno tempo, anche per le startup più innovative come Codagenix, ci sono varie soluzioni che potrebbero rivoluzionare il testing dei contagiati. Ne è un esempio Mammoth BioSciences di San Francisco che applica addirittura la tecnologia di modificazione genetica CRISPR-Cas9 per identificare la positività o meno al coronavirus, o l’israeliana binah.ai che ha sviluppato un sistema di testing attraverso una semplice app per smartphones. Oltre alla diagnostica, numerose sono le applicazioni di trattamento dei disturbi respiratori provocati da Covid-19, come il ventilatore portatile di OneBreath, ideato da scienziati di Stanford.

Lavoro da remoto, un software che usa le telecamere degli smartphone

In secondo luogo, se la telemedicina non può che uscirne rafforzata, visto il bisogno di monitoraggio immediato, su scala e a distanza, la quarantena generale sta costringendo anche le aziende più tradizionali ad attrezzarsi per il lavoro da remoto. Qui l’offerta va al di là dei semplici software per videochiamate e strumenti per aumentare la produttività, spaziando dalle startup per automazione di back office, HR, contrattualizzazioni a quelle che aumentano le possibilità di formazione per gli impiegati. Un esempio è la tedesca Bleenco che ha costruito un software che analizza il comportamento delle persone tramite le telecamere dei portatili.

Logistica, come digitalizzare la supply chain

In terzo luogo, come chiunque si è reso conto cercando di ordinare la spesa online, l’incremento esponenziale nel mondo dell’e-commerce ha messo a dura prova la logistica della grande distribuzione, mentre il blocco ai trasporti ha seriamente rallentato il funzionamento di moltissimi settori. Per questo motivo sono molto richieste tecnologie che digitalizzano la gestione delle supply chains, per esempio quella di Throughput, startup californiana parte del primo batch italiano di Plug and Play, che utilizza l’intelligenza artificiale per identificare e risolvere i bottlenecks.

Un’opportunità di crescita per le startup

Infine, una nota positiva di questa attività di scouting è stato il coinvolgimento attivo del governo Americano tramite il Biomedical Advanced Research and Development Authority (BARDA), unità del Department of Health. Si spera, quindi, che questa crisi sia opportunità di crescita per il mondo delle startup, non solo in quanto stimoli di innovazione per le grandi imprese ma anche per gli Stati.

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Andrea Zorzetto, Managing Partner Plug and Play Italy
Andrea Zorzetto, Managing Partner Plug and Play Italy

Managing Partner in Italia di Plug and Play, il più grande accelerato della Silicon Valley. Studi in economics and politics in Inghiterra, già consulente del Ministero del Tesoro britannico e degli ospedali pubblici di Parigi, è tornato in Italia dopo aver lavorato in Silicon Valley.

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