SPACE ECONOMY

Space Frontier, la startup che vuole andare nello spazio grazie agli scarti vegetali

La giovanissima startup di Napoli, sul podio del Takeoff Accelerator, sta mettendo a punto un innovativo sistema di propulsione ibrido per l’aerospazio che utilizza un combustibile a base di scarti organici. Così si riduce il rischio di esplosioni. I primi contatti con investitori e player del settore di Space Frontier

Pubblicato il 03 Ago 2023

Il team di Space Frontier premiato

Un motore a propulsione ibrido a zero emissioni che arriva nello spazio grazie agli scarti vegetali. È questa la rivoluzionaria idea di una giovane startup di under 40 nata solo pochi mesi fa all’interno di FabLab, associazione culturale e laboratorio di fabbricazione digitale nel cuore di Napoli. “Space Frontier è nata ad aprile 2023 ma io e il mio socio Tommaso De Angelis, entrambi economisti, inseguiamo questo progetto dal 2019″ racconta ad Economyup Stefano Russo, Network and Procurement di Space Frontiers e presidente di FabLab Napoli. “Lo inseguiamo da quando abbiamo conosciuto Francesco Renzulli, un giovane ingegnere di soli 23 anni che era venuto in FabLab per stampare in 3D una componente del motorino che voleva testare. Proprio nel FabLab ha fatto il primo test di accensione di questo motore e in quel momento ci siamo innamorati della sua idea e abbiamo deciso di aiutarlo, anche economicamente, attraverso le risorse di una piccola azienda a cui facevamo capo all’epoca” spiega Russo.

L’innovazione di Space Frontier: il bio combustibile a zero emissioni 

Con soli 15.000 euro a disposizione, il piccolo e variegato team prosegue i test fino ad individuare un combustibile a base di bio plastiche, derivate dalla lavorazione di alcune componenti vegetali che, se prodotte con energie rinnovabili, portano le emissioni sotto lo zero. E c’è di più. La tecnologia utilizzata permette di ridurre l’esplosività dei lanci in partenza perché non utilizza materie che, se messe insieme, possono essere infiammabili.

Da Napoli a Torino alla ricerca di investimenti 

“Quando gli ultimi test effettuati nel 2021 hanno confermato buone performance del motore abbiamo capito che era giunto il momento di cercare degli investitori. Il primo contatto è stato con Primo Space Fund, primo fondo italiano di venture capital specializzato nel settore Space Tech” spiega Russo.

Ma la vera svolta arriva a maggio, quando la startup viene selezionata per partecipare al TakeOff Accelerator di Torino, il programma dedicato a startup che sviluppano soluzioni e servizi nei settori dell’aerospazio e dell’advanced hardware della Rete nazionale acceleratori di Cdp Venture Capital.

“Abbiamo iniziato a maggio 2023 un percorso che terminerà ad ottobre” prosegue Russo. “Abbiamo ricevuto un pre seed di 120 mila euro e alla fine del percorso verremo messi in contatto con una serie di investitori. Nel frattempo stiamo lavorando con Avio, Leonardo e D-Orbit per individuare possibili sviluppi del progetto. Il nostro sistema propulsivo è potenzialmente scalabile sia verso il basso che verso l’alto: potrebbe essere utilizzato ad esempio per il lancio di satelliti e microsatelliti in orbita, per il recupero di detriti spaziali. Oppure per lanciatori e microlanciatori da poter utilizzare nella logistica spaziale, che è poi quello a cui aspiriamo. La struttura del motore è una struttura ibrida già esistente da tempo, quello su cui siamo andati ad agire è soprattutto la combinazione di ossidante combustibile che non è presente neanche negli archivi della Nasa. Proprio in questi giorni stiamo lavorando ad un accordo con un fornitore pugliese che è uno dei leader nella lavorazione e nella distribuzione di questa bioplastica. Inoltre stiamo lavorando su un sistema di accensione specifico che vorremmo provare a brevettare”.

Investimenti italiani in space economy: una strada ancora in salita

Quello di Space Frontier è un progetto a lungo e medio termine che richiede tempo, lavoro e soprattutto risorse.

“Space X ha portato l’interesse per l’aerospazio molto in alto, le startup si sono moltiplicate, c’è moltissima attenzione soprattutto intorno al tema dei combustibili green perché quelli attualmente utilizzati, oltre ad essere altamente tossici, sono responsabili di un gran numero di esplosioni a terra. Anche in ambito di fondi europei tante risorse verranno dirottate in questa direzione. Ma rispetto a qualche anno fa, in cui c’era il boom della new space economy, il movimento degli investimenti è diventato più razionale, più lucido. Per quanto riguarda l’Italia, l’interesse c’è ma il livello di investimenti è ancora basso rispetto ad altre parti del mondo” conclude il founder.

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Valentina Valente

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