La storia
Perché una startup italiana sceglie Kickstarter
«È una vetrina sul mondo, ci permette di raggiungere un pubblico vastissimo, ci hanno già contattato produttori e fornitori dalla Svizzera e da Singapore» dice Veronica Masiero, founder di Danver Bag, innovativa borsa richiudibile lanciata sul sito principe di crowdfunding. «Le nostre piattaforme? Lontane anni luce da Kickstarter»
di Concetta Desando
10 Feb 2016

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Una laurea in comunicazione di impresa alla Cattolica di Milano, 31 anni, da quando ne aveva 17 Veronica si occupa di comunicazione per vari eventi milanesi, dalla fashion week

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E quando giungono al momento di trovare i primi finanziamenti non hanno dubbi: scelgono la via del crowdfunding. “Mostrando direttamente il progetto online abbiamo la possibilità che il pubblico partecipi alla campagna ordinando già dei prodotti e quindi dando la possibilità all’azienda di iniziare a produrre” dice. “L’obiettivo della campagna è raggiungere 10mila euro. Sono pochi, ne abbiamo già raccolti 7300 e manca ancora un mese. Ma il nostro obiettivo è raggiungere una grossa cifra, 10mila euro è solo un numero per andare online. A noi interessa soprattutto stabilire contatti con fornitori e produttori interessati alla Danver Bag. E le chiamate stanno già arrivando. Tra l’altro, dallo scorso giugno anche gli italiani possono lanciare i loro progetti online su Kickstarter chiedendo agli utenti un contributo finanziario in cambio di piccole ricompense o simbolici omaggi. Ci sembrava un peccato non approfittarne”.
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E il crowdfunding italiano non avrebbe offerto queste possibilità? “Le nostre piattaforme sono lontane anni luce da Kickstarter, per numeri di contatti, per possibilità offerte ma anche per l’idea che in Italia si ha del crowdfunding: quanta gente va su queste piattaforme con l’idea di finanziare una startup? Insomma, va bene il made in Italy, ma per certe cose è meglio guardare altrove”.