RIFLETTORI PUNTATI

La politica (ri)scopre le startup

Si moltiplica l’attenzione dei politici italiani per le neo-imprese. Il numero due di Palazzo Chigi, Delrio: “Sono il futuro”. La presidente della Camera Boldrini: “Sprone per il Paese”. Ma già Renzi, alla prima uscita da premier, aveva visitato H-Farm. E il ministro Guidi (Mise) aveva detto: “Sono al centro del nostro rilancio”

Pubblicato il 26 Mag 2014

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La politica italiana (e non solo) sembra aver improvvisamente deciso di puntare i riflettori sulle startup. L’ultimo in ordine di tempo a lodare la forza innovativa delle neo-imprese è stato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio. Nelle stesse ore è intervenuta sul tema Laura Boldrini, presidente della Camera. Ma il primo a introdurre di fatto le startup nell’agenda governativa è stato il presidente del Consiglio Matteo Renzi, che alla sua prima uscita pubblica da premier ha fatto visita all’acceleratore H-Farm di Riccardo Donadon a Roncade (Treviso). E alcune settimane dopo il ministro delle Sviluppo economico Federica Guidi ha pubblicato una relazione sulle startup innovative, scattando la fotografia dell’ecosistema. In passato c’erano stati ministri come Corrado Passera, che avevano fatto molto per le startup, ma adesso le voci italiane a sostegno della nuova imprenditorialità si stanno moltiplicando, supportate anche da una voce europea: Neelie Kroes, commissario Ue per l’Agenda Digitale, che di recente ha lanciato un programma per supportare le nuove iniziative imprenditoriali nell’Unione.

“Le start up sono il futuro, il capitale umano: questa bellissima terra e questi bellissimi giovani sono il nostro futuro” ha detto Delrio lo scorso 23 maggio partecipando all’inaugurazione, a Catania, dei nuovi spazi dell’acceleratore Working Capital di Telecom Italia, che a questo punto è diventato il più grande di tutto il Mezzogiorno. “Ogni impresa che nasce – ha proseguito il sottosegretario – è davvero un fiore che sboccia, un segno di grande speranza in un Sud che non vuole piangersi addosso ma che vuole reagire e che troverà al suo fianco il governo, la regione, i comuni”. Il politico ha tenuto comunque a ricordare che “l’Italia ha un grande problema, ovvero investe pochissimo in ricerca e sviluppo, solo l’1,25%, e quindi siamo distanti dai nostri partner europei più importanti. Abbiamo un basso numero di laureati rispetto alla media europea e un basso numero di investimenti, anche privati, per l’innovazione. Però – ha rimarcato – il nostro Paese è il posto migliore per fare ‘make in’, per fare qualcosa”.

Circa 24 ore dopo è stata la volta di Laura Boldrini che, da New York, ha lanciato un appello alle startup italiane. “Vorrei che queste strade che voi avete intrapreso qui possano funzionare anche da noi. Dobbiamo spronare il nostro Paese a farcela” ha detto il presidente della Camera dalla metropoli statunitense dove ha incontrato alcuni imprenditori italiani attivi nei settori delle nuove tecnologie. Tra loro c’era Alberto Pepe, ideatore della startup Authorea che fornisce ai ricercatori una piattaforma per condividere i loro lavori, e Manuel Toscano, che sviluppa e produce oggetti per neonati. Boldrini ha poi invitato gli imprenditori a “collaborare attivamente con la Camera (…) quando ci saranno audizioni o discussioni per disegni di legge”.

Ma a puntare i riflettori sulle nostre startup è stato in primis il premier Renzi, quando, il 26 febbraio, a poche ore dalla nomina alla guida del governo, ha visitato il polo tecnologico veneto H-Farm Ventures accompagnato dal presidente e ceo Riccardo Donadon. Il presidente del Consiglio ha salutato i giovani presenti nella struttura e ha pranzato all’interno insieme al sindaco di Treviso, Giovanni Manildo, e alla senatrice Pd Laura Puppato. In realtà l’incubatore di imprese era già stato visitato in passato dagli ex-ministri Corrado Passera e Flavio Zanonato. E lo stesso Renzi ci era già stato l’anno scorso durante la campagna elettorale per le primarie del Pd. Ma il fatto che ci sia ritornato evidenzia la sua linea politica di sostegno allo sviluppo della nuova imprenditorialità.

Linea politica emersa anche quando, il 17 aprile scorso, il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi ha presentato una Relazione sulle startup innovative, introducendo il concetto di valutazione delle policy pubbliche di sostegno all’economia. La responsabile del dicastero ha disposto la pubblicazione online sul sito del Mise della prima Relazione annuale sullo stato d’attuazione della politica del governo a sostegno dell’ecosistema delle startup innovative. E nel documento ha dichiarato: “Le startup innovative sono al centro della strategia di rilancio del sistema produttivo nazionale cui stiamo lavorando, perciò sostenendo la nascita e lo sviluppo di nuove imprese innovative vogliamo favorire un approccio di politica industriale premiante per quelle aziende capaci di incidere profondamente sulla competitività e sulla produttività del nostro tessuto economico, generando effetti positivi sull’occupazione, in particolare giovanile”.

Parole non molto diverse da quelle di Neelie Kroes che il 22 maggio ha presentato la Startup Europe Partnership (Sep), piattaforma per sostenere l’internazionalizzazione delle imprese innovative: “Le start up europee – ha detto il Commissario Ue – possono innovare e creare posti di lavoro come nessun altro. Dobbiamo dare loro l’opportunità di competere, di aumentare i finanziamenti e di sfondare il soffitto di vetro per ottenere un il successo mondiale”.

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