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Brexit, ecco tutti i rischi per le startup

Caos regolatorio, minore possibilità di assumere talenti, forte riduzione degli investimenti in venture capital, problemi di natura fiscale: sono le conseguenze di un’eventuale uscita dell’UK dall’Europa secondo Mauro Di Benedetto, ceo italiano di FashTime, una startup per il fashion basata a Londra

Pubblicato il 15 Giu 2016

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Mauro Di Benedetto, Ceo di Fash-Time

Il 23 giugno i cittadini della Gran Bretagna sono chiamati a decidere attraverso un referendum se il loro Paese dovrà uscire o meno dall’Unione europea. Un tema che coinvolge anche l’ecosistema delle startup, che a Londra è il primo in Europa con 8,2 miliardi di euro di investimenti (dati aggiornati al 2016), 207 miliardi di fatturato e 274 mila startup attive. Tra queste ci sono anche quelle fondate e cresciute in UK da italiani o altre che operano sul mercato britannico. EconomyUp ha chiesto ad alcuni di loro cosa ne pensano della Brexit e quali conseguenze ritengono che avrà sul futuro della giovane imprenditoria. Ecco l’intervento di Mauro Di Benedetto, co-founder e ceo di FashTime, startup con sede a Londra fornitrice di un’applicazione per il mondo del fashion.

È molto difficile analizzare una tematica così complessa come quella della Brexit in poche righe. Tuttavia provo a riassumee i punti principali relativi ai rischi che le UK startups, a mio modestissimo parere, correrebbero qualora la Brexit divenisse realtà.

Tematica Commerciale – Con le leggi attuali le UK startups operano in un mercato unico europeo con 500 milioni di potenziali consumatori in 28 differenti paesi con una sistema di regole pressoché identiche. Con la Brexit si rischierebbe un caos regolatorio che danneggerebbe le potenzialità commerciali delle aziende britanniche in europa. Inoltre non è da sottovalutare la tematica tariffaria che potrebbe inserirsi in un secondo momento in caso di escalation negativa nelle negoziazioni tra UK e EU.

Regolamentazione dati – Una larga fetta di UK startups opera nel settore tecnologico dove la componente dati risulta fondamentale. Ad oggi la materia è regolamentata in maniera similare, con norme più o meno stringenti a seconda del paese. Nel 2018 entrerà in vigore il Gdpr (General Data Protection Regulation) che unificherà il regime regolatorio in materia dati a livello europeo. In caso di Brexit la Gran Bretagna potrebbe decidere di adottare un proprio sistema regolatorio (più o meno simile al Gdpr) rendendo la vita difficile alle UK startups che intendono operare anche in EU.

Mercato del lavoro – L’abbandono della EU renderebbe molto difficile per le UK startups assumere talenti provenienti da tutta europa. Ad esempio, nel caso di FashTime, il nostro team è composto da 2 italiani, 2 spagnoli e 1 tedesco. Temiamo che con la Brexit vi possano essere future restrizioni di movimento dalla UE a UK e viceversa. E’ chiaro che la libertà di movimento delle persone è uno dei presupposti per attrarre le migliori risorse e le migliori menti in un paese. Una restrizione in materia minerebbe la qualità delle assunzioni.

Mercato finanziario – Una delle ragioni che spingono i giovani imprenditori europei a costituire una UK startup risiede nella capacità del paese di attrarre capitali stranieri e quindi nella grandezza stessa del mercato di capitali. In breve, la ricerca di finanziamenti in UK, sebbene più difficile rispetto a paesi come l’Italia (data la maggiore concorrenza nel numero di startup sul mercato), se di successo, garantisce in media round molto più sostanziosi. Al di là del rischio di ridimensionamento del mercato finanziario londinese, in caso di Brexit, molto più realisticamente, lo European Investment Fund, agenzia europea che rappresenta il maggior Venture Capital negli UK, potrebbe ridurre o addirittura interrompere gli investimenti.

Tematica fiscale – Con la Brexit si potrebbe generare tensione in tema di concorrenza fiscale, specialmente riguardo l’imposta sul valore aggiunto di aziende che operano sia in UK e in EU. In linea generale mi associo alla maggioranza di Ceo di UK startups che hanno fortemente sconsigliato l’uscita della Gran Bretagna dall’Europa. Campanilismi come quelli della Brexit risultano estremamente anacronistici e pericolosi per il raggiungimento del vero obiettivo europeo che si chiama: Stati Uniti d’Europa.

* Mauro Di Benedetto, 24 anni, è co-founder e ceo di FashTime, startup con sede a Londra fornitrice di un’applicazione che porta tutto il mondo del fashion in un’unica piattaforma, elimina il “mi piace” sostituendolo col concetto del tempo e permette di scegliere tra due foto con un click.

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