Bilanci

#2015Up, il diario di una startupper “extracomunitaria”

È stato un anno bellissimo per Sharon Ezra, israeliana, cofondatrice di Quattrocento, una dei pochissimi imprenditori stranieri che hanno ottenuto lo Startup Visa. Qui racconta perché. E che cosa l’ha colpita: da Scarosso, startup tedesca, al finanziamento di Lovethesign. All’impatto dei social media sul business delle nuove imprese

Pubblicato il 22 Dic 2015

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Sharon Ezra, co-fondatrice di Quattrocento Eyewear

Quello che sta per chiudersi è stato un anno bellissimo. Prima di tutto perché, in genere, quando fai startup ogni giorno scopri cose nuove e passi da momenti in cui sembra che non arrivi nessuna notizia ad altri in cui puoi trovare motivazione ovunque.

Il mio 2015 è stato un anno di ricerca. Di ricerca di investimenti per la mia startup, Quattrocento Eyewear, che ho fondato con Eugenio Pugliese. In Italia non ne abbiamo trovati e quindi abbiamo dovuto rivolgerci all’estero: Israele, da dove provengo, e Francia, sono stati i Paesi in cui siamo riusciti a trovare investitori interessati al nostro progetto di produzione e vendita di occhiali made in Italy fatti artigianalmente.

La partenza dell’anno è stata scoppiettante perché Quattrocento è stata menzionata da Forbes come una delle 15 startup da tenere d’occhio per il 2015 a livello mondiale. E qualche mese dopo TechCrunch ci ha dedicato un articolo descrivendoci come la Warby Parker del nostro continente, ovvero la versione europea della boutique online di occhiali che sta spopolando negli Stati Uniti. Quest’attenzione da parte dei magazine Usa ci ha dato un enorme boost per crescere. Anche se noi il valore vogliamo crearlo qui, in Italia: per noi, per gli artigiani, per il made in Italy e, naturalmente, per i consumatori.

Se allargo lo sguardo, l’azienda “italiana”che mi ha colpito di più è Scarosso, che produce scarpe italiane artigianali e le vende online “tagliando la filiera” un po’ come noi facciamo con gli occhiali. A essere precisi, loro non sono italiani, anche se hanno studiato in Italia, ma è un po’ come se lo fossero. Hanno sede a Berlino, sono attivi da più anni da noi e hanno creato una rete importante soprattutto sul mercato tedesco. Il loro modello è uno di quelli che mi ispirano di più come imprenditrice. Guardando alle startup, una italiana che invece quest’anno ci ha fatto particolare impressione è stata Buzzoole perché fanno marketing online in modo molto interessante e innovativo.

È difficile trovare una notizia che ha inciso più di altre sull’ecosistema startup. C’è però un trend che ho notato in crescita: l’impatto dei social media sui business delle nuove imprese. Piattaforme come Snapchat e Tumblr, per esempio, stanno diventando dei nuovi modi per comunicare ciò che si fa e far emergere quello che secondo me è il valore numero uno di chi produce oggetti: la trasparenza, ovvero raccontare in modo avvincente il processo del design e della realizzazione dei prodotti, capire chi c’è dietro, di chi sono le mani, trasmettere la passione e l’autenticità di chi crea. È un modo per valorizzare la propria differenza rispetto ad altre startup “virtuali” e attirare nuovi clienti.

Il personaggio che più rappresenta per me il 2015 perché è una continua fonte di ispirazione è Ennio Capasa, il direttore creativo di Costume National: mi colpisce la sua capacità di tutelare al 100% il made in Italy e la sua determinazione nel non scendere mai a compromessi. La rivelazione è stata invece Federico Clapis, un artista digitale che è diventato famoso grazie ai suoi video divertenti su Facebook ma che ho scoperto essere un talento appassionato di arte, tecnologia e innovazione. Sperimentando, anche sulle “stupidaggini” per far ridere, è riuscito a imporsi su più canali e a sfruttare al meglio la comunicazione online. L’ho visto come speaker a un convegno: mi ha stupito, parlava della necessità di portare le proprie creazioni online in modo innovativo. Collaborare con lui sarebbe un sogno.

Per completare il quadro, aggiungo l’investimento che mi ha impressionato di più: gli oltre 4 milioni di dollari raccolti da Lovethesign. Bravissimi loro: un progetto molto interessante. C’è però una distinzione da fare. Loro hanno cominciato già vari anni fa. Hanno ricevuto per questo un investimento del genere. Il problema in Italia è che ci sono pochissimi investitori pronti a rischiare grandi cifre su progetti importanti: seed importanti non ce ne sono mai. Tra l’altro, da imprenditrice non italiana innamorata dell’Italia e del saper fare degli italiani, devo anche ammettere che tra i giovani c’è ancora tanta paura. Paura di lanciare un proprio progetto imprenditoriale. La ricerca della stabilità a tutti costi li sta limitando molto. Hanno paura di lanciarsi, di creare valore con una propria attività, di cambiare il mondo. Ce ne sono di persone che fanno startup, ma ancora troppo poche.

*Sharon Ezra, designer israeliana, è co-fondatrice e product manager di Quattrocento Eyewear. È una delle giovani imprenditrici che hanno ottenuto lo Startup Visa, il visto semplificato per chi vuole fare impresa innovativa in Italia

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