IL ROUND

10 milioni per Wsense, la scaleup deeptech di Chiara Petrioli che lavora sull’IoT sottomarino



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WSense chiude il round pre-Serie B da 10 milioni: entrano Indico Capital Partners e SIMEST. Perché è una buona notizia per l’ecosistema deep tech italiano e per tutte le startup

Pubblicato il 22 ott 2025



Ph Chiara Petrioli, CEO Wsense
Chiara Petrioli, CEO Wsense[

La scaleup romana dell’“internet delle cose sottomarine” chiude una nuova tranche del pre-Serie B da 10 milioni di euro e porta il totale dei capitali raccolti oltre quota 25 milioni. Nel round fanno il loro ingresso il fondo europeo Indico Capital Partners e SIMEST (Gruppo CDP), insieme ai precedenti investitori e partner industriali. L’operazione conferma l’interesse internazionale verso le tecnologie subacquee e dà ulteriore trazione a un deep tech made in Italy con ricadute industriali e ambientali.

Quella di WSense non è “solo” una storia di ricerca che diventa impresa: è una piattaforma tecnologica in un dominio dove domanda industriale, continuità digitale e sostenibilità convergono. L’ingresso di Indico e SIMEST rafforza la credibilità internazionale del progetto e, più in generale, indica al mercato che il deep tech italiano può attrarre capitali quando esistono IP proprietaria, partner industriali e casi d’uso reali. Per l’ecosistema nazionale, la notizia è positiva: allarga il perimetro di ciò che consideriamo innovazione strategica – non solo software “puro”, ma tecnologie abilitanti in filiere complesse, dove l’Italia può giocare un ruolo da protagonista.

I dettagli del round series pre-B di Wsense

WSense, società fondata da Chiara Petrioli, docente alla Sapienza di Roma e già prorettrice per lo Sviluppo della cultura imprenditoriale, è specializzata in comunicazioni wireless sottomarine e ha chiuso la seconda parte del pre-Serie B per 10 milioni di euro.
Con questa operazione il funding complessivosupera 25 milioni. Al capitale partecipano Indico Capital Partners e SIMEST, che si affiancano agli investitori già a bordo (tra cui CDP Venture Capital SGR, Blue Ocean di SWEN, RunwayFBU, Axon Partners Group) e ai partner industriali Fincantieri e Rypples.

L’ingresso di nuovi investitori come Indico Capital Partners e SIMEST rappresenta un forte riconoscimento del valore della nostra tecnologia e della nostra strategia di crescita internazionale… accelereremo lo sviluppo delle nostre soluzioni per la protezione delle infrastrutture critiche e la salvaguardia degli oceani”, dice Chiara Petrioli, CEO di WSense

Chi investe su Wsense e perché

Il segnale più rilevante di questo round è l’apertura a capitali esteri specializzati nel deep tech (Indico) affiancati da un attore pubblico italiano orientato all’internazionalizzazione (SIMEST). Nelle parole di Stephan de Moraes, Managing General Partner di Indico il senso e le ragioni di questa scelta

WSense rappresenta al meglio le capacità italiane in campo deep tech e le opportunità che stanno emergendo nelle tecnologie legate all’oceano… In quanto azienda a tecnologia dual-use, con solidi partner industriali e una chiara traiettoria di crescita, WSense è in una posizione ideale per affrontare la prossima fase del proprio sviluppo

Il commento di SIMEST chiarisce l’allineamento con le politiche nazionali di sostegno all’export tech. Ecco le parole di Vera Veri, direttore investimenti partecipativi

WSense è un esempio di eccellenza nella blue economy e nella deep tech… L’ingresso di SIMEST nel capitale è in linea con la strategia della Farnesina e con l’azione del Gruppo CDP a sostegno delle startup innovative ad alta tecnologia

Che cosa fa WSense (e perché è innovativo)

WSense abilita l’Internet of Underwater Things (IoUT) tramite sistemi proprietari di “subsea Wi-Fi”. La tecnologia mette in rete sensori subacquei multi-vendor e veicoli autonomi in modalità wireless adattiva, con l’obiettivo di garantire interoperabilità, affidabilità e scalabilità. L’azienda rivendica comunicazioni in tempo reale, sicure ed economiche, abilitando la raccolta di big data oceanici su larga scala e l’uso operativo in diversi scenari: protezione delle infrastrutture critiche, reti robotiche per la transizione energetica, monitoraggio ambientale.

Attiva dal 2017, WSense conta oltre 80 tra ingegneri e ricercatori con uffici in Italia, Norvegia, Regno Unito e personale in Francia ed Emirati Arabi; tra clienti e partner compaiono Ministero della Difesa e Marina Militare italiani, National Oceanography Centre, ISPRA, INGV, Terna, AkerBP, A2A, ENI, oltre a Leonardo, Saipem, Fincantieri e Alcatel Submarine Networks. La società dichiara poco più di 2,2 milioni di dati oceanici trasmessi in tempo reale su oltre 48 parametri metoceanici.

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Il mercato di riferimento di Wsense

Il settore subacqueo globale è stimato a 400 miliardi di euro nelperiodo 2024–2030, di cui oltre 30 miliardi riferiti a soluzioni innovative. All’interno di questo perimetro, il mercato delle comunicazioni subacquee vale circa 10 miliardi di euro: è il segmento dove WSense concentra lo sviluppo prodotto e la go-to-market.

Il contesto infrastrutturale spiega l’urgenza: oggi sono posati 552 cavi sottomarini per 1,4 milioni di chilometri, che veicolano il 98% delle telecomunicazioni digitali globali (incluse transazioni finanziarie e commerciali). La sicurezza e resilienza del dominio subacqueo sono quindi diventate una priorità industriale e geopolitica, su cui la diagnostica in tempo reale e le reti interoperabili hanno un ruolo abilitante.

Che cosa dice il round di Wsense

Dal round di Wsense arrivano diversi segnali interessanti per l’ecosistema italiano delle startup e dell’innovazione:

  1. Capitale paziente e competenze: l’operazione porta capitali europei specializzati e un soggetto pubblico nazionale focalizzato sull’internazionalizzazione. È la combinazione tipica richiesta dal deep tech per passare dalla maturità tecnologica all’industrializzazione.
  2. Dual-use e filiere strategiche: la natura dual-use (civile e difesa) amplia il perimetro di adozione e attrae partner industriali italiani (navalmeccanica, energia, telecom) e internazionali.
  3. Blue economy come asse di crescita: la spesa globale su monitoraggio, sicurezza e dati oceanici cresce per motivi climatici, energetici e di continuità digitale. L’Italia – con cantieristica, energia e TLC – ha vantaggi comparati se riesce a integrare ricerca universitaria e trasferimento tecnologico: WSense, nata in ambiente accademico e ora in fase scale-up, è un caso esemplare.

Come saranno usate le nuove risorse finanziarie

Il comunicato ufficiale di Wsense si concentra su sviluppo prodotti ed espansione internazionale. Mettendo insieme i tasselli (ingresso di un fondo pan-europeo, ruolo di SIMEST, presenza di partner industriali):

  • Prodotto: consolidamento di piattaforme interoperabili per reti di sensori e AUV/ROV, con focus su affidabilità, sicurezza, costi operativi;
  • Mercati: spinta su protezione di infrastrutture critiche (cavi, porti, energia offshore), ambiental monitoring e ispezioni autonome;
  • Go-to-market: modelli as-a-service per data collection e situational awareness subacquee, con partnership verticali (energia, utility, difesa).

La direzione è coerente con le dichiarazioni di Petrioli sull’accelerazione delle soluzioni in ambiti “infrastrutture critiche” e “salvaguardia degli oceani”. 

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