OUT OF STOCK

Hooro, come una startup vuole azzerare il problema dell’esaurimento scorte con sensori sugli scaffali

La soluzione di Hooro si basa sull’applicazione di un sensore di pressione da installare allo scaffale interessato. La piattaforma si occupa di controllare tutte le informazioni ricevute integrando i dati dello scaffale con informazioni di logistica nella supply chain e altro. Nata a Bologna, vuole affermarsi in Italia

Pubblicato il 12 Ott 2022

Hooro e il suo CEO

L’innovazione in ambito B2B nasce spesso dall’esigenza di automatizzare processi che vengono operati ancora in maniera manuale. Questo è il caso anche di Hooro, startup nata nel 2017 per risolvere il problema dell’out of stock (o rottura di stock), che si verifica quando si esauriscono le scorte di un articolo in magazzino o nel punto vendita. Un tema che incide tra il 6 e il 10% del fatturato annuo nel settore della grande distribuzione. Attraverso una tecnologia proprietaria in grado di trasmettere dati in cloud, il software di Hooro permette di efficientare i processi fornendo una dettagliata analisi del comportamento del consumatore.

Out of stock: un problema emerso con la pandemia e la scarsità di materie prime

L’out of stock, termine per definire la mancanza di adeguate scorte di un certo prodotto, è un problema che può rovinare un’azienda o punto vendita sia a livello economico che di immagine. Questo tema è diventato molto caldo negli ultimi anni a partire dalla pandemia e dalla relativa necessità di adeguate scorte alimentari durante il lockdown, ma anche a causa della scarsità di alcune materie prime. Globalmente il mercato dell’out of stock vale circa 1 trilione di dollari, cifra che aumenta a 7 trilioni di dollari se si considerano anche i costi relativi ai processi di inventario e la loro rivelazione.

La soluzione proposta da Hooro opera esattamente in questo settore e vuole azzerare la rottura degli stock coinvolgendo tutto il processo dei retailer, con la convinzione che il dato ben rilevato e analizzato possa poi guidare un maggiore efficientamento della catena di approvvigionamento e relativa filiera di produzione.  Il tutto quindi dando rilevanza estrema al dato raccolto ma anche a quello previsto relativo alla possibile latenza temporale di recupero produzione.

Come è nata e come funziona Hooro

Hooro è nata nel 2017 grazie alla ventennale esperienza nel settore della grande distribuzione del suo founder Saverio Ermanno Lorè, ingegnere meccanico e già docente del master Food and Wine della Lumsa. Si tratta di una soluzione che si basa sull’applicazione di un sensore di pressione da installare in maniera retrofit (non visibile al consumatore) allo scaffale interessato. Questa tecnologia proprietaria trasmette in tempo reale un segnale che viene raccolto in cloud da un centro dati. La piattaforma di Hooro si occupa poi di controllare tutte le informazioni ricevute integrando i dati dello scaffale con informazioni di logistica nella supply chain, ricerca e sviluppo delle nuove interfacce proprietarie, algoritmi e machine learning. I dati vengono poi analizzati grazie a delle dashboard di reporting visual, customizzabili e facilmente integrabili con API. Le aziende possono infatti decidere anche di ricevere i dati grezzi e non analizzati direttamente sulle loro piattaforme.

Una soluzione di questo tipo, completamente nuova sul mercato italiano, è sicuramente interessante per clienti retail, aziende di consumo e società che si occupano di analisi e hanno bisogno di automatizzare questo processo di rilevazione, per lo più fatto ancora in maniera manuale.

QUI un video che spiega come funziona Hooro

Saverio Ermanno Lorè - Hooro

Saverio Ermanno Lorè - Hooro

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Il lancio sul mercato nei prossimi mesi

Attualmente la startup ha raccolto dei fondi per l’analisi e la ricerca ed è in fase preindustriale. La soluzione esiste già e sarà lanciata ufficialmente sul mercato nei prossimi mesi. “Hooro è una digital company e non solo un sensore – precisa Saverio Ermanno Lorè – infatti l’idea è di offrire un servizio completo end to end che possa mettere a disposizione dell’azienda i dati e anche le relative proiezioni. In questa maniera il dato potrà quindi guidare la filiera. L’obiettivo non è ridurre l’incidenza del problema ma azzerarlo completamente”. A livello di collaborazioni, Hooro vanta anche una partnership con Oracle, oltre alla vittoria di diversi premi come Plug and Play Tokyo 2021 e l’acceleratore di Israele nello stesso anno.

Hooro: le prospettive future

La sede di Hooro è a Bologna, posizione strategica per il settore food grazie anche alla presenza dei 2 colossi del retail alimentare italiano quali Coop e Conad. La startup ad oggi conta 5 collaboratori più il founder ma le prospettive di crescita sono tante. L’idea è infatti di affermarsi al meglio sul mercato italiano per poi aprirsi ad altri territori europei grazie alla grande necessità globale di utilizzare dati di out of stock in maniera automatica. Le prossime geografie saranno Germania e Francia per la presenza dei retailer più grandi al mondo. Successivamente anche Spagna e USA.

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Stefania Barbato
Stefania Barbato

Appassionata di musica, libri e tech, contribuisce a sviluppare l’ecosistema startup italiano con progetti innovativi, creatività e go-to-market

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