CRISI DEI NEGOZI

Effetto pandemia, i retailer online acquistano brand storici: il caso boohoo

In pochi mesi due retailer britannici online, boohoo e Asos, hanno acquistato alcuni marchi di catene della moda. Obiettivo: incrementare gli asset, moltiplicare l’offerta, potenziare la piattaforma. Dimenticando i negozi fisici. Un trend alimentato dalla pandemia. Ma cosa succederà nel post Covid?

Pubblicato il 09 Feb 2021

BOOHOO compra Debenhams

Ora i retailer online, complici le conseguenze della pandemia, vanno a caccia di catene di negozi fisici da acquisire. Lo ha fatto per esempio boohoo, uno dei negozi di fashion online più conosciuti del Regno Unito, che nell’arco di un paio di mesi ha acquistato diversi storici marchi inglesi, prendendosi le attività online, ma non i negozi. Un caso non isolato. L’emergenza sanitaria da Covid19, come è noto, ha accelerato la digitalizzazione di numerosi settori e impresso un’ulteriore spinta all’ecommerce, ma è stata una mannaia per gli store fisici, costretti a ripetute chiusure per ragioni di emergenza sanitaria e spesso disertati dai clienti. Ecco che le aziende nate per l’eCommerce, inizialmente considerate addirittura un’appendice dei negozi fisici, sono diventate realtà dominanti, in un’ottica di crescente importanza dell’omnicanalità. La loro acquisizione di brand fisici mira all’ampliamento dell’offerta online e al rafforzamento della piattaforma. Vediamo i dettagli.

boohoo e l’acquisizione di Debenhams (2 secoli e mezzo di storia)

A fine gennaio 2021 il gruppo boohoo annuncia  di aver acquistato per 55 milioni di sterline più Tva (l’Iva britannica) il marchio Debenhams, multinazionale britannica di grandi magazzini in UK e Danimarca. La società, fondata nel lontano 1778 come singolo negozio a Londra,  era arrivata a 178 punti vendita nei due Paesi.  L’acquisizione consentirà a boohoo di affrontare i segmenti di mercato della bellezza, dello sport e degli articoli per la casa, di estendere la propria offerta di marchi e di gestire un importante marketplace online. Boohoo ha annunciato l’acquisto solamente del sito internet e del brand della catena di grandi magazzini in bancarotta, il che comporterà la chiusura di tutti i negozi Debenhams nel Regno Unito e la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro.  In un comunicato Boohoo ha spiegato le finalità dell’operazione: incrementare gli asset in portafoglio “attraverso un nuovo modello operativo snello e a basso rischio che è complementare alla consolidatissima piattaforma web multibrand direct-to-consumer del gruppo”, la quale genera 300 milioni di visite all’anno nel Regno Unito. Questo lo rende uno dei primi 10 siti web di vendita al dettaglio per traffico in UK.

Debenhams dovrebbe rilanciare la sua piattaforma online nel primo trimestre del 2022. La catena di grandi magazzini aveva dichiarato bancarotta ad aprile 2020 e in dicembre aveva reso noto che avrebbe avviato un processo di liquidazione dopo l’interruzione delle trattative per la sua acquisizione da parte della catena di articoli sportivi JD Sports.

boohoo e il gruppo Arcadia: 25,2 milioni di sterline per tre brand

A inizio febbraio un altro annuncio: boohoo acquista i marchi Dorothy Perkins, Wallis e Burton dal gruppo Arcadia per 25,2 milioni di sterline, prendendosi le attività online, ma non i 214 negozi dei brand. Il gruppo Arcadia era in amministrazione controllata da novembre 2020. I marchi di Arcadia impiegavano 13.000 persone, una parte delle quali continuerà a lavorare con i nuovi proprietari. Deloitte, amministratore del gruppo, ha sottolineato che circa 2.450 persone perderanno il loro posto a causa della vendita e i negozi chiuderanno definitivamente.

Asos acquista altri marchi di Arcadia

Sulle spoglie di Arcadia si era già mosso, giorni prima, un altro player di Internet, Asos, con l’annuncio dell’acquisizione dei marchi Topshop, Topman, Miss Selfridge e HIIT per 265 milioni di sterline. Inoltre il principale rivenditore britannico online acquisterà 30 milioni di sterline di azioni “in anticipo” per supportare i marchi. Circa 300 persone passeranno sotto Asos, ma, secondo la Bbc, si perderanno numerosi posti di lavoro. Nelle scorse settimane 50 negozi sono già stati chiusi e 2.000 posti di lavoro tagliati. La previsione è che ne chiuderanno altri 70 negozi, con il licenziamento di 2.500 dipendenti.

Operazioni di questo genere evidenziano anche un cambiamento nella cultura del consumatore, scrive in questo articolo The Guardian. “Lo spostamento online di Topshop, Topman e Miss Selfridge, alcuni dei marchi più iconici  dello shopping britannico, rappresenta un cambiamento chiave per un’industria della moda, concepita intorno alla compravendita di vestiti come attività ricreativa e sociale. Questi negozi erano di fatto spazi pubblici in cui adolescenti e ventenni trascorrevano il sabato pomeriggio, tra spogliatoi e caffetterie, un rituale che si concludeva ogni settimana con borse della spesa portate a casa come trofei sul ponte superiore di un autobus. Sempre più spesso l’acquisto di vestiti sta diventando un’attività da fare su un laptop o un telefono, e questo accelera un cambiamento generazionale che era già in atto“. Sempre che, dal post-pandemia, non scaturiscano nuovi trend che portano una nuova socialità dello shopping.

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