MERCATI

Cosa succede nel food delivery, dalla fusione Just Eat-Takeaway.com alle tutele per i rider in Italia

La britannica JustEat e l’olandese Takeaway.com hanno annunciato la fusione: nascerà un gruppo da 9 miliardi di sterline. È l’ennesima operazione di consolidamento in un settore in forte espansione ma ancora con scarsi margini operativi. Intanto in Italia è pronto il decreto per tutelare i rider: ecco cosa prevede

Pubblicato il 09 Ago 2019

Food Delivery

È un’estate movimentata per il food delivery, settore in forte espansione sia all’estero sia in Italia ma dove al momento si affollano tanti (troppi?) player e che sta cominciando ad aver bisogno di regolamentazione.  Due notizie in particolare hanno scosso l’apparente calma estiva: l’annuncio della fusione tra Takeaway.com e Just Eat, che porta alla nascita del più grande gruppo europeo per la consegna di cibo a domicilio; e, in ambito italiano, il via libera del Consiglio dei Ministri al decreto legge che regolamenta e tutela il lavoro dei rider, i fattorini che portano il cibo a domicilio nelle nostre case. Tutti segnali che il mercato sta crescendo e si sta strutturando (diritti dei lavoratori compresi). D’altra parte, se i numeri raccontano di un settore con forti possibilità di  espansione, è anche vero che, al momento, i margini di ricavo sono molto bassi e quasi tutti gli attori stanno lavorando in perdita. Ecco perché, negli ultimi anni, varie società del food delivery sono nate e morte, oppure sono state acquisite, ed ecco perché si va verso il consolidamento dei business rimasti in piedi. Come appunto la fusione tra Just Eat e Takeaway.com, ufficializzata il 5 agosto 2019.

La fusione Just Eat-Takeaway.com: i termini dell’accordo

Il 29 luglio la britannica JustEat e l’olandese Takeaway.com hanno annunciato l’intenzione di fondersi. Dall’operazione nascerà un gruppo globale del valore circa 9 miliardi di sterline in grado di fare concorrenza alla britannica Deliveroo e all’americana Uber Eats.

Il 5 agosto la conferma ufficiale: l’operazione avverrà tramite scambio azionario. Gli azionisti di Just Eat riceveranno 0,09744 nuove azioni Takeaway.com.com per ciascuna delle proprie azioni, mentre i titoli Just Eat sono valutati 731 pence ciascuno, con un premio del 15% rispetto al prezzo di chiusura di venerdì 26 luglio (data dell’intesa preliminare) a 635 pence, basato sul prezzo delle azioni di Takeaway.com.com di 83,55 euro. Just Eat viene così valutata 5 miliardi di sterline. L’accordo darà vita a un gruppo che vale 360 milioni di ordini per 7,3 miliardi di euro nel 2018.

In base ai termini dell’accordo, gli azionisti di Just Eat deterranno il 52,2% del nuovo gruppo, gli azionisti di Takeaway.com.com il 47,8%. Il presidente di Just Eat, Mike Evans, sarà il presidente del consiglio di sorveglianza del gruppo combinato, mentre l’amministratore delegato di Takeaway.com.com, Jitse Groen, assumerà lo stesso ruolo post operazione.

La realtà che emergerà dalla fusione avrà sede centrale e domicilio legale ad Amsterdam, con una quotazione premium alla borsa di Londra. Manterrà, inoltre, una parte significativa delle sue attività nel Regno Unito. A esercitare pressioni per la fusione tra Takeaway.com.com e Just Eat è stato nei mesi scorsi Cat Rock Capital, un fondo americano con quote in entrambe le società (il 4,1% in Takeaway.com.com e l’1,8% in Just Eat).

Takeaway.com e Just Eat: come sono nati e cosa fanno

Fondata ad aprile 2000 da Jitse Groen (che ne è tuttora il CEO) ad Amsterdam, Takeaway.com, inizialmente battezzata con il nome olandese Thuisbezorgd.nl, è un’azienda specializzata nella fornitura di cibo online e consegna a domicilio e figura tra i leader del settore in Europa. Groen racconta che l’idea gli era venuta a una festa, quando si era reso conto di non poter ordinare facilmente cibo a domicilio attraverso Internet. Oggi Takeaway.com.com processa milioni di ordini al mese ed è presente, oltre che nei Paesi Bassi, anche in Belgio, Germania, Polonia, Austria, Svizzera, Lussemburgo, Portogallo, Bulgaria, Romania e Vietnam. More info:

Just Eat è stata fondata in Danimarca nel 2000 da Jesper Buch e il servizio è stato lanciato l’anno successivo. Nel 2006 ha aperto Just Eat UK. Oggi l’azienda ha base a Londra ed è operativa in 13 Paesi in tutto il mondo. A partire dal 2011 è operativa anche nel mercato italiano tramite la controllata Just Eat Italy. Responsabile per l’Italia è Daniele Contini. Nel 2016 Just Eat ha acquistato ed inglobato i marchi HelloFood Italia e PizzaBo. 

I motivi della fusione

Grazie alla fusione, Takeaway.com può inserire nel proprio portafoglio un brand che è più riconosciuto a livello internazionale e penetrare in mercati dove ancora non è presente. In particolare questo sarebbe il suo secondo tentativo d’ingresso sul mercato britannico dopo quello del 2012. All’epoca l’operazione non andò a buon fine e terminò proprio con la vendita dell’attività a Just Eat, dopo le difficoltà registrate nel lancio.

Adesso invece è Just Eat ad avere qualche problema sul mercato britannico, dove deve affrontare rivali agguerriti come Uber Eats e Deliveroo. Il merger tra Takeaway.com e Just Eats dovrebbe potenziare la capacità di entrambe le società di ampliarsi e rafforzarsi in Europa ma anche oltreoceano.

L’Italia e le nuove norme sui rider

Sul fronte italiano, nel settore del food delivery è stato avviato il percorso verso la regolamentazione degli addetti ai lavori. Il 7 agosto 2019 il Consiglio dei Ministri ha dato via libera al decreto legge che introduce disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e per la risoluzione di crisi aziendali. Il testo punta, in particolare, a garantire la tutela economica e normativa di alcune categorie di lavoratori particolarmente deboli, tra cui appunto i rider. Ad avviare il percorso verso una maggiore tutela dei lavoratori che consegnano il cibo a domicilio nelle nostre case è stato il ministro dello Sviluppo economico e vicepremier Luigi Di Maio. A giugno 2018 il governo guidato da Giuseppe Conte sembrava sul punto di approvare un decreto legge che avrebbe modificato in modo significativo le norme che regolano il settore delle consegne a domicilio. Foodora ha minacciato di lasciare l’Italia, dopodiché Luigi Di Maio ha invitato le aziende di consegne a domicilio e i  rider a partecipare a un tavolo di contrattazione per stabilire un miglioramento delle condizioni di lavoro e salariali dei fattorini. Dopo circa un anno (e una fase di stallo nelle trattative) la nuova normativa è pronta.

La normativa sui rider prevede:

Assicurazione obbligatoria. Assicurazione Inail obbligatoria contro infortuni e malattie per chi porta i pasti a domicilio o fa consegne in città e su due ruote, e prende gli ordini attraverso app e piattaforme digitali. L’impresa titolare della piattaforma è  tenuta a compiere tutti gli adempimenti richiesti al datore di lavoro.

Mix di cottimo e paga oraria. La retribuzione sarà un mix di cottimo e paga oraria. I rider possono essere retribuiti in base alle consegne effettuate, purché in misura non prevalente. La retribuzione base oraria sarà riconosciuta a patto che, per ogni ora lavorata, il lavoratore accetti almeno una chiamata. I contratti collettivi potranno definire schemi retributivi modulari e incentivanti, che tengano conto delle modalità di svolgimento della prestazione e dei diversi modelli organizzativi.

Il monitoraggio. È istituito al ministero del Lavoro un Osservatorio per il monitoraggio e la valutazione delle nuove norme.

Food delivery: mercato in espansione, ma il settore va verso il consolidamento

Il settore del food delivery è in forte crescita. Secondo Euromonitor, il mercato mondiale delle consegne di cibo a domicilio vale oggi 84 miliardi di euro. Stando ai dati di Ubs, nel 2030 il giro d’affari arriverà a 365 miliardi. Anche in Italia i numeri raccontano di una realtà che si sta affermando con successo: il giro d’affari è di 4,7 miliardi di euro e i rider coprono il 7% del mercato della ristorazione, il doppio del 2013. Per citare un esempio specifico, la sola l’attività di Deliveroo ha un impatto di 86 milioni di euro sull’economia italiana, con un contributo alla crescita economica, in termini di Pil (Prodotto interno lordo), di 38 milioni di euro ed un gettito fiscale superiore ai 4,5 milioni di euro. La piattaforma dà opportunità di occupazione a circa 7.500 rider, 150 dipendenti e ha creato complessivamente 1.700 posti di lavoro nel nostro Paese. Di recente la società ha annunciato di voler investire in Italia altri 25 milioni di euro.

Perché questa crescita nel food delivery? Le persone hanno sempre meno voglia e tempo per cucinare. Un dato per tutti: i piatti “food-to-go” nella categoria Nielsen, cioè quelli già pronti da mettere in tavola, sono cresciuti del 12,3% nel 2018.

Tuttavia gli addetti ai lavori sanno che i margini di guadagno nel settore sono estremamente ridotti. Inoltre su questo terreno si muovono giganti come Amazon e Uber. La multinazionale dell’e-commerce di Jeff Bezos crede molto nel food delivery. Di recente ha dovuto rinunciare a Amazon Restaurants, un servizio collegato a Prime dedicato alla consegna di piatti direttamente a casa, ma ha deciso di investire 575 milioni su Deliveroo. Uber Eats, con un giro d’affari di 8 miliardi, ha conquistato il 23% del mercato degli Stati Uniti ed è in rapidissima crescita in Europa. In questi giorni è trapelata la notizia che la startup spagnola Glovo (presente anche in Italia) avrebbe iniziato dialoghi preliminari con Uber e Deliveroo per sondare la possibilità  di una fusione o una acquisizione.  Insomma, questo è un settore in fase di consolidamento dove vincerà chi si allea. Come appunto hanno fatto Just Eat e Takeaway.com.

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