STRATEGIE

La svolta di Uber verso la nuova mobilità, dai taxi di Torino alle biciclette di Roma

“Lavorare al fianco delle pubbliche amministrazioni è una delle nostre linee di sviluppo”, dice il country manager Italia di Uber che punta sulla nuova mobilità. Dopo i tassisti di Torino, sull’app sono state lanciate le bici elettriche a Roma e altri servizi sono in preparazione. Come è già successo a Parigi…

Pubblicato il 21 Nov 2019

JUMP_Bikes

Uber si muove verso la nuova mobilità, decisa ma (questa volta) discreta. Ricordate la “Uberisation of the world” o la “Uberized Economy“? Cinque anni fa sembrava che il modello di Uber, la ex startup degli autisti on demand, dovesse spaccare il mondo. In parte lo ha fatto, contribuendo all’affermazione della sharing economy, in parte s’è dovuto adattare alle reazioni dei mercati perché nella tecnologia e nell’innovazione non si può fare tutto da soli, anche quando si è un colosso valutato a Wall Street più di Ford e General Motors messe insieme.

Uber ora persegue una “one-app strategy” (raccogliere servizi di diverso genere su un’unica app), ha rinunciato ai toni del Conquistador Kalanick, il suo estroverso founder e ha imparato a dialogare secondo quella logica di ecosistema necessaria soprattutto nel settore della mobilità. “Si è capito che il modello americano non poteva essere applicato ovunque, soprattutto in Europa”, dice il country manager Italia Lorenzo Pireddu, che in azienda è entrato da pochi mesi ma conosce molto bene la cultura e il business americani avendo lavorato a Los Angeles.

Lorenzo Pireddu, country manager Uber Italia

Uber e il “caso Parigi”: un’app per la mobilità

Vediamo, ad esempio, il “caso Parigi”. Come sembrano lontane le immagini dei copertoni bruciati dai tassisti sulle strade verso Orly e Rossy per protestare contro l’invasore americano! A Uber piace ora definirsi “a one stop-shop for all Parisians’ mobility needs”. Da settembre nella capitale francese sull’app si possono trovare persino le informazioni della rete pubblica RATP & SNCF, presto ci saranno anche i prezzi dei biglietti che però per il momento non si possono acquistare.

Non più solo auto nere, quindi. A Parigi su Uber ci sono il bike sharing e lo scooter sharing di Jump, startup acquisita nel 2018, ed entro la fine dell’anno arriveranno i monopattini elettrici della startup francese Cityscoot, che in Italia è presente già con i suo scooter. Quindi open innovation e partenrship per accompagnare la mobilità urbana nei suoi diversi momenti: le biciclette per le piccole distanze, i monopattini per le medie (4 chilometri circa), le auto per chi deve fare 9 chilometri e più.

Uber e pubbliche amministrazioni: il clima è cambiato

“Lavorare al fianco delle pubbliche amministrazioni è una delle nostre linee di sviluppo”, spiega Pireddu. “Il nostro obiettivo adesso è portare servizi sempre innovativi a disposizione di un numero sempre crescente di città e utenti e per raggiungerlo siamo molto aperti”. Anche in Italia in effetti il clima è cambiato.

Se ne sono accorti in pochi ma da circa un anno sull’app di Uber a Torino si trovano anche i tassisti, si quelli con licenza comunale: è la prima città in Europa dove si fa l’esperimento per vedere come funziona la collaborazione prima di esportarla in altri Paesi. A Roma, poi, hanno cominicato a circolare le bici rosse di Jump. “Ma non ci fermeremo a Roma”, dice Pireddu. Presto ci potrebbero essere novità in altre città con i monopattini elettrici. Il “caso Parigi” lascia intravvedere quello che potrebbe accadere in Italia nei prossimi mesi.

“La nuova mobilità è un ecosistema e non c’è niente di strano in quello che stiamo facendo”, sostiene Pireddu.”Negli Stati Uniti il servizio di commuting fra un mezzo e l’altro c’è già, addirittura con un prezzo concordato giorno dopo giorno. È vero che lì c’è la deregulation, ma d’altro canto in Europa e in Italia il mercato è rimasto bloccato per tanto tempo: l’offerta non è ancora elastica e bisogna fare un passo alla volta”.

C’è quindi molto da fare. I fogli di servizio degli autisti NCC ancora compilati a mano effettivamente gridano….innovazione, non c’è un registro digitale del settore, anche sui tassisti e sul loro parco auto ci sono ancora pochi dati.

La pianta di Parigi su Movement

Movement, la piattaforma Uber con i dati per la mobilità

I dati, forse conviene ricordarlo, sono l’alimento essenziale di ogni piattaforma e sono fondamentali per ogni vero progetto di smart mobility. Anche su questo fronte Uber adesso si propone come partner delle pubbliche amministrazioni con Movement, la piattaforma aperta che grazie all’analisi di circa 2 miliardi di viaggi nel mondo permette di monitorare il traffico e la mobilità nelle città in cui opera la società. Non è ancora disponibile per l’Italia, ma è molto interessanti farci un giro: i dati che potrebbero essere usati per ottimizzare gli spostamenti e persino i servizi di trasporto pubblico.

Tutti i nuovi business di Uber

Uber è un colosso che continua a perdere soldi (1,2 miliardi di dollari nel terzo trimestre del 2019, ma in netto calo rispetto ai 5,2 del secondo trimestre) e per questo è sotto pressione da parte degli investitori. Inevitabile quindi che punti su nuove linee di business: in Messico ha lanciato le carte di credito per i suoi driver; a Chigago sta testando UberWork, una piattaforma per trovare lavori temporanei in nome della gig economy; a lower Manhattan offre corse in elicottero da 200 dollari all’aeroporto JFK. Il food resta, dopo la mobilità, la principale fonte di ricavi: UberEats, che in Italia è presente in 14 città, continua a crescere e a San Diego sta testando la consegna con i droni. Non solo. Uber ha appena acquisito la startup Cornershop per entrare nel grocery delivery. Dopo aver “spaccato” il colosso deve adesso trovare la via del profitto.

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Giovanni Iozzia
Giovanni Iozzia

Ho studiato sociologia ma da sempre faccio il giornalista e seguo la tecnologia . Sono stato direttore di Capital, vicedirettore di Chi e condirettore di PanoramaEconomy.

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