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Micoperi, il successo rivelato da un naufragio

L’impresa di Ravenna, che si sta occupando del rigalleggiamento della Costa Concordia insieme all’americana Titan, all’inizio degli anni 90 era fallita. A riportarla sulla scena mondiale, e a 500 milioni di fatturato, è stato Silvio Bartolotti. Ecco cosa leggere per capire come ha fatto

Pubblicato il 16 Lug 2014

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Il rigalleggiamento della Costa Concordia è l’evento della settimana. Dopo aver parlato per mesi di disastri, colpe e dolore, le operazioni di raddrizzamento (nel settembre 2013) e di refloating (che sta avvenendo con successo) hanno dato l’occasione per trovare le note positive di tutta questa vicenda. Tra queste, c’è sicuramente la presenza di diverse aziende italiane negli interventi per rimuovere il relitto incagliato e trasportarlo a Genova per lo smaltimento: un motivo di vanto per la manifattura made in Italy.

Il consorzio che si occupa di gestire l’operazione di rigalleggiamento è composto dall’americana Titan e dalla ravennate Micoperi ed è lo stesso che ha compiuto il parbuckling della nave lo scorso settembre. Per la seconda volta, quindi, l’azienda tricolore finisce al centro dell’attenzione. Ma qual è la storia di questa impresa? E chi la guida? Ricostruiamolo attraverso una selezione di alcuni articoli che in questi giorni e nei mesi passati hanno parlato della Micoperi e del suo leader, Sergio Bartolotti.

Concordia a galla con il made in Italy (Il Sole 24 Ore, 15 luglio 2014)
Il Sole 24 Ore racconta le prime fasi delle operazioni per far rigalleggiare la nave da crociera e sottolinea che il lavoro dell’azienda di Ravenna (e dello stesso gruppo Carnival, di cui Costa Crociere fa parte) segna uno “step strategico nelle tecnologie dei recuperi marittimi”, perché, stando ai pareri degli ingegneri Franco Porcellacchia (Carnival) e Sergio Girotto (Micoperi), “non è mai successo al mondo che una nave appoggiata su piattaforme sia stata sollevata utilizzando cassoni (sponson), cavi e catene”.

L’ultima fatica della ravennate Micoperi (Corriere di Romagna, 8 luglio 2014)
Per i giornali locali, la Micoperi è comprensibilmente un’azienda simbolo della Romagna e il suo numero uno, Silvio Bartolotti, è ritratto un po’ come un eroe. “Siamo molto orgogliosi di quanto stiamo facendo. Nei prossimi giorni andrò a vedere il nostro capolavoro”, dice l’imprenditore al Corriere di Romagna. Per non dimenticare l’indotto del recupero della Costa Concordia, il sito ricorda anche i lavori di questi giorni richiedono l’impiego di circa 150 persone, riconducibili al consorzio Titan-Micoperi.

Ecco chi è il genio della Micoperi (Panorama.it, 30 settembre 2013)
Ma chi è l’uomo a capo della Micoperi? E perché è considerato un genio? Tornando un po’ indietro nel tempo, un articolo di Panorama.it del

2013 ripercorre la storia dell’azienda e del suo leader attraverso un’intervista. Al grido di “L’impossibile non esiste”, Silvio Bartolotti comincia raccontando delle sue passate esperienze imprenditoriali (“un’aziendina di verniciatura industriale negli anni ‘70, poi i miei soci mi rubano tutto e passo due anni a pagare i debiti”).

Poi passa al racconto dell’acquisto della Micoperi, un’azienda che – lo ricordiamo – nel 2013 ha raggiunto un fatturato di circa 500 milioni di euro (nel 2010 era di “soli” 70 milioni) ed è arrivata a dare impiego a 1.000 persone (contro i 300 del 2010). E pensare che Bartolotti l’ha rilevata che era un’azienda fallita e sotto commissario: “Me la offrono nel 1992 e io la compro nel 1995 in quattro rate. L’ex commissario mi disse che aveva scommesso con i suoi amici che non ce l’avrei mai fatta. Nulla è impossibile”.

Nel parlare dell’organizzazione dell’azienda, l’amministratore delegato di Micoperi precisa che “non ci sono orari, vieni quando vuoi, lavori quando c’è da fare, ma se batti la fiacca a rimetterti in riga non sono mica io, sono i tuoi compagni di lavoro”. Da non sottovalutare, poi, un dettaglio del recupero della Concordia, di cui Bartolotti va fiero: “il progetto è stato fatto da ingegneri italiani e solo italiani”.

E un aspetto che a prima vista può sembrare curioso: i soldi guadagnati dall’operazione sono lasciati all’Isola del Giglio. “I guadagni di una disgrazia – si legge nell’articolo di Panorama.it – portano sfiga e quei soldi li ho guadagnati a causa di una grande disgrazia. Preferisco costruire un collegamento elettrico o un cavo telefonico sottomarino”.

Se qualcuno è in cerca di un buon motivo per considerarlo coraggioso, arriva la questione delle tasse: nonostante il 100% del fatturato dell’azienda sia realizzato all’estero, “la sede è in Italia, pago le tasse in Italia come se facessi tutti i lavori in Italia. Matto? Sì, sono matto. Mi hanno detto che in Svizzera mi farebbero ponti d’oro, e se creo occupazione mi danno pure dei soldi. Ma io soldi gratis non ne voglio”.

Bartolotti, l’uomo che ha ‘raddrizzato’ la Concordia, è il ravennate dell’anno (Il Resto del Carlino, 31 dicembre 2013)

Un altro ritratto-intervista, qualche mese dopo Panorama.it, lo fa Il Resto del Carlino, sottolineando come Bartolotti sia da considerare senza dubbio, nel 2013, il “ravennate dell’anno”. L’ad di Micoperi spiega come il raddrizzamento ha dato lustro all’Italia e racconta dell’approdo della sua azienda in Messico “per creare una società che fungesse da struttura base per tutto il centro America. Oggi siamo considerati la migliore azienda che opera lì, per la modernità della nostra tecnologia, l’efficienza dei mezzi e la giovane età del nostro personale”.

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