La buona economia

Benedetta Bruzziches, la stilista che “salva” gli artigiani

La designer che «dà lavoro a un intero paese» ora recupera le lavorazioni antiche anche al di fuori della sua Caprarola: in Toscana, con il commesso fiorentino, e in Campania, con la tarsia lignea. «Se mettiamo vicino ai maestri un designer, un comunicatore e un commerciale creiamo più occupazione»

Pubblicato il 06 Nov 2014

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Benedetta Bruzziches con un maestro della tarsia lignea

L’avevamo definita la «stilista che dà lavoro a un intero paese» perché aveva realizzato un’iniziativa ambiziosa: coinvolgere molti artigiani di Caprarola, un piccolo centro di cinquemila anime vicino Viterbo, nella produzione delle sue borse, dando vita a una sorta di laboratorio diffuso in cui recuperare le lavorazioni manuali più antiche.

[Benedetta Bruzziches e l’azienda che dà lavoro a un intero paese]

A distanza di qualche mese, il progetto salva-artigiani di Benedetta Bruzziches, 29 anni e un’azienda da 3 mila pezzi all’anno e un fatturato di un milione di euro, ha travalicato i confini del suo paesino e si è spostato anche in altri territori d’Italia.

In Toscana, nella zona di Firenze, ha collaborato con alcuni maestri del mosaico commesso fiorentino, una tecnica di lavorazione del marmo che affonda le radici alla fine del ‘500. «È una lavorazione bellissima che ormai non ha più un bacino di riferimento e noi siamo riusciti a recuperarla per fare delle borse eleganti», racconta Benedetta.

L’ultima scommessa della giovane designer che firma le sue creazioni con le sue iniziali «B. B.» e l’immancabile etichetta «made in Italy with love» è stata Sorrento, dove ha stretto un sodalizio con artigiani esperti della tarsia lignea, una modalità di decorazione del legno che ha una storia secolare.

L’impresa era trasferire questo know how dai complementi d’arredo al fashion. E così è stato. «Con gli Artigianauti (è il modo in cui Benedetta chiama i suoi collaboratori, ovvero artigiani e argonauti, ndr) abbiamo realizzato per la nuova collezione delle borse fatte interamente in legno e altre in cui abbiamo integrato i pannelli di legno intarsiato e la pelle», spiega la stilista.

L’intuizione di Benedetta con la tarsia lignea è stata l’affiancare a un sapere artigiano antico uno stile nuovo e personale e una serie di accorgimenti “moderni”: design, storytelling, marketing, comunicazione. Più si è in grado di raccontare la storia e l’anima di un prodotto made in Italy, più lo si riempie di valore. E allo stesso tempo si ridà ossigeno a tradizioni e culture che rischiano di scomparire.

«Con questo esperimento voglio dimostrare che l’artigianato può essere la leva da cui far ripartire l’Italia creando lavoro. Chi sa più fare un mobile intarsiato? Se riusciamo a coordinare questi maestri e mettiamo vicino a ogni bottega un designer, un comunicatore e un commerciale si riesce a generare occupazione e si contribuisce a conservare il nostro patrimonio artigianale, che da qui a vent’anni rischia di estinguersi», dice.

«Tra l’altro – aggiunge la stilista – non servono neanche investimenti di molte migliaia di euro. I macchinari per queste produzioni artigianali

non sono costosissimi. È il know how che richiede tempo, certo. Ma se questa macchina riparte, sono gli stessi artigiani a insegnare la loro arte riprendendo i ragazzi a bottega: ora, molti non possono più permetterselo».

Con questo ritmo, ci sarebbe da aspettarsi che Benedetta provi ogni mese a recuperare nuove lavorazioni artigianali in via di estinzione. Invece, per il momento non ha in programma nuovi “salvataggi”. «Per ora voglio portare avanti il lavoro con gli artigiani di Sorrento sulla tarsia lignea e riuscire a svilupparlo ancora meglio. Intanto, lavoro alle prossime collezioni e mi annoto tutte le occasioni in cui potrei mettere in funzione questa mia filosofia: il ricamo, la lavorazione ai ferri… andrò dove mi porta il cuore».

Nel frattempo, Benedetta non ha lasciato indietro la sua anima più hi tech. Per la sua ultima collezione spring/summer ha appena lanciato una “borsa intelligente” in grado di ricaricare lo smartphone. All’interno è infatti dotata di un dispositivo, appena brevettato, per ricaricare la batteria del cellulare tramite sistema wireless con il semplice contatto e senza necessità di cavi di alimentazione. «È il frutto della collaborazione con un ragazzo di Caprarola, Domenico Mariotti, e la sua startup Synapses». Quando si comincia a dare lavoro al proprio paesino, non si smette mai.

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