DIGITAL TRANSFORMATION

Santoni (Cisco Italia): “Puntiamo all’Internet of Things per tutte le pmi”

“Le piccole e medie imprese italiane, che già fanno prodotti fantastici, ora hanno anche accesso alla tecnologia” dice l’AD dell’azienda che punta a digitalizzare tutta l’industria manifatturiera e agricola in Italia. Mentre proseguono le partnership con il pubblico in varie città: “Hanno funzionato dove c’era leadership”

Pubblicato il 27 Mar 2018

industria4.01

“La bellezza del fare impresa oggi è che si può avere accesso illimitato alla tecnologia. La bellezza delle imprese italiane è che sono in gran parte di piccole o medie dimensioni ma stanno creando prodotti fantastici. Quindi noi crediamo che attraverso la tecnologia resa accessibile da Cisco le pmi del nostro Paese possano crescere e affermarsi sempre di più”. A dirlo a EconomyUp è Agostino Santoni, Ceo di Cisco Italia, approfondendo le tematiche legate all’Internet delle Cose in occasione della presentazione in Italia del libro di Maciej Kranz, vicepresident Strategic Innovation Group di Cisco Systems, che si intitola appunto “Building the Internet of Things”, in italiano Connetti la tua impresa all’IOT.  Come è noto l’Internet of Things è la connessione delle cose tra loro attraverso Internet: è un fattore abilitante nella Fabbrica 4.0, dove i macchinari possono comunicare senza la necessità di intervento umano, ma è in grado di permeare praticamente tutti i settori industriali e commerciali: dall’automotive (dove consente, per esempio, all’autovettura di dialogare con semafori e sensori) alla domotica fino alle smart city. Come scrive appunto Agostino Santoni nella prefazione al libro di Kranz: “L’internet delle Cose è senza dubbio la piattaforma tecnologica all’origine del processo di trasformazione digitale che sta cambiando radicalmente le nostre economie e la nostra società”.

Agostino Santoni, AD Cisco Italia
Come lo IoT contribuirà a trasformare ulteriormente l’industria manifatturiera italiana, seconda in Europa dopo la Germania e in forte ripresa?

L’industria manifatturiera è uno dei pilastri degli investimenti di Cisco nell’ambito del piano per la digitalizzazione del Paese, piano che – lo ricordo – si chiama Digitaliani e punta a investire in Italia 100 milioni di dollari nell’arco di tre anni. Abbiamo perciò creato il  Customer Club, una selezione di una decina di aziende italiane, da FCA a 1177 (mondo vending), da La Marzocco (macchine professionali), a Dallara Group (automotive), da Fluid-O-Tech (meccanica di precisione) a Marcegaglia (metallurgia) fino ad entrare nel mondo dell’automazione nel Pharma con Inpeco Health, e nell’industria di trasformazione agroalimentare con AIA.

Industria 4.0, un club di imprese d’eccellenza per tracciare la via italiana

Come si è sviluppata la collaborazione con queste industrie?

Cisco ha presentato a queste realtà industriali i benefici delle sue piattaforme per il loro business. Il caso Marcegaglia è stato un grande esempio di fabbrica connessa, ma abbiamo moltissimi riscontri positivi da parte di tutti loro. Non solo hanno ridotto costi e problemi con i dipendenti, ma sono più efficienti e produttivi. Per l’Italia è una grande opportunità. La nostra ambizione è non limitare l’investimento a 10 aziende. A queste società chiediamo solo di presentare la loro esperienza agli altri. La nostra ambizione è digitalizzare tutta l’industria manifatturiera e agricola in Italia. Siamo all’inizio di una delle più grandi trasformazioni imprenditoriali in questo Paese, vogliamo esserne parte integramente. Insieme con gli altri partner, ovviamente.

L’Italia è fatta soprattutto di piccole e medie imprese. Ci saranno problemi con l’adozione dell’IoT?

Le aziende, tutte le aziende, possono avere accesso illimitato al nostro computing, alle nostre piattaforme di collaborazione, da qualsiasi parte del mondo. Ma prima di tutto in Italia occorre creare conoscenza e consapevolezza tra le imprese che questa tecnologia è accessibile. Dopodiché bisogna guidarle e spiegare loro come rendere il loro business più di successo attraverso la tecnologia. Adesso la parola che fa la differenza è ‘velocità’.

E le città? Milano potrebbe seguire l’esempio di Barcellona, smart city per eccellenza?

Una delle migliori esperienze per l’Italia è stata Expo 2016. È stato uno dei motivi per cui abbiamo preso un impegno con Milano attraverso Safer Milan, un progetto di sperimentazione a 360 gradi per rendere il capoluogo lombardo sempre più “intelligente” e sicuro grazie a nuove tecnologie, e favorire innovazione e attività di formazione nel settore della cybersecurity. Abbiamo messo insieme il nostro miglior team e abbiamo appena iniziato a lavorare. Abbiamo apprezzato la manifestazione di forte impegno da parte del sindaco di Milano Beppe Sala e dell’assessore alla Trasformazione Digitale Roberta Cocco, stiamo portando la nostra migliore tecnologia in questa città. Ma siamo stati anche a Palermo, città interessante, una delle più importanti in Italia per numero di abitanti: stiamo creando una piattaforma digitale dove studenti, insegnanti e imprese possono lavorare insieme usando la nostra tecnologia. A Perugia abbiamo dato l’opportunità di realizzare il primo matrimonio in telepresenza, un’esperienza fantastica. Il primo di questi accordi con enti pubblici è stato quello tra Cisco Italia e la Regione Friuli Venezia Giulia: a Trieste c’è una grande opportunità, il porto: abbiamo fornito le nostre tecnologie. Stiamo insomma testando questa esperienza di collaborazioni tra pubblico e privato.

Quali insegnamenti avete ricavato finora dalle partership con realtà pubbliche?

La parola chiave, se dobbiamo trovare un comune denominatore, è leadership. Ci piace molto quando ci sono grandi leader che credono fortemente che la nostra tecnologia possa portare valore ai cittadini. In tutte le Regioni e le città dove realizziamo iniziative il comune denominatore è il leader o i leader che stanno guidando questi enti.

A proposito di leadership, che cosa chiedete al governo che si sta formando?

Che la trasformazione digitale sia la priorità nell’agenda. Penso che il governo italiano funzionerà se i politici sapranno dare una voce digitale a tutto quello che si fa, dal modo in cui i cittadini interagiscono con il pubblico, a quello in cui le imprese competono a livello globale, dal modo in cui rispetteremo gli uni i diritti degli altri, a quello  in cui gestiremo l’immigrazione, fino al modo in cui ci sentiremo più sicuri. Che sia, non dico la priorità n.1, ma almeno al top della lista del nuovo governo.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Luciana Maci
Luciana Maci

Giornalista professionista dal 1999, scrivo di innovazione, economia digitale, digital transformation e di come sta cambiando il mondo con le nuove tecnologie. Sono dal 2013 in Digital360 Group, prima in CorCom, poi in EconomyUp. In passato ho partecipato al primo esperimento di giornalismo collaborativo online in Italia (Misna).

email Seguimi su

Articoli correlati

Articolo 1 di 3