Nuove professioni

Roberto Bonzio: «Fare il cantastorie mi ha cambiato la vita»

Con il progetto Italiani di frontiera lo storyteller digitale mostra alle aziende un loro limite: non sapersi raccontare. Il business? Centinaia di conferenze e molte relazioni. E ora porta manager e imprenditori in tour nella Silicon Valley

Pubblicato il 14 Lug 2014

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Da giornalista a storyteller digitale. Roberto Bonzio a 50 anni passati si è licenziato da Reuters e si è inventato una nuova attività: “Certo sei anni fa, partendo per la California con famiglia, prendendo sei mesi di aspettativa, non immaginavo quanto le nostre vite sarebbero cambiate”, racconta. Perché Roberto ha fondato Italianidifrontiera.com per andare in America, non viceversa: “Con mia moglie avevamo deciso di investire in un’esperienza formativa per noi e i ragazzi, facendo tutto da soli (trovando su Internet anche casa, auto e scuola per i figli). Alla fine ho scelto Silicon Valley convinto che ci fossero molte storie ancora da raccontare, fra connazionali che vivono nella culla mondiale dell’innovazione”. E così è stato. Una volta a Palo Alto, le “storie” lo hanno investito come un fiume in piena e lui ha colto l’opportunità decidendo di provare a farne un’attività.

“Ciò che nel mio lavoro tradizionale era considerato quasi un limite, curiosità inesauribile, desiderio di inseguire storie senza cercare un tornaconto immediato, propensione al rischio e una certa eccentricità, sono stati fondamentali per avviare e portare avanti il progetto che mi ha cambiato la vita, Italiani di frontiera”, racconta. Tornato dagli USA nel 2008 ha continuato a lavorare per Reuters. Nel 2011 il suo progetto è diventato così impegnativo e remunerativo da consentirgli di lasciare il posto fisso: “Perché in modo del tutto imprevisto, affiancando a interviste e video nel sito web e al marketing sui social media delle conferenze dal vivo, mi sono scoperto storyteller! Insomma raccontare queste storie è il mio vero lavoro”.

Certo, al giorno d’oggi, è difficile vivere esclusivamente di storytelling o di blogging. Qual è allora il suo modello di business? “Racconto le storie di frontiera anche dal vivo, di fronte a grandi platee di persone“, spiega. “Ormai mi hanno visto almeno 15 mila persone in 130 conferenze, in tutt’Italia e all’estero, anche in sedi e durante eventi prestigiosi (grandi aziende come Ibm, Cisco, Oracle, teatri e palasport, Università). Lo faccio con immagini e musica: un nuovo modo di fare informazione”.

Un viaggio dal West al Web, un percorso nel talento italiano fra centinaia di storie di oggi ma anche di ieri, che alla fine arriva al problema cruciale: com’è possibile che creatività, spirito d’impresa, versatilità siano il patrimonio più prezioso in campo globale? Che noi italiani siamo così apprezzati e ricercati all’estero e che in patria siamo abituati spesso a mortificare e svilire questo talento?

Bonzio diventa cantastorie e motivatore di fronte a platee di lavoratori, manager o studenti: “Racconto accompagnato da un chitarrista e passo da una storia all’altra per incalzare il racconto e stuzzicare la curiosità”. Puntando su quattro concetti chiave: “Sfidare le frontiere andando all’estero per fare un’esperienza e vedere le cose in maniera diversa, ma anche superando le barriere interiori; think out of the box, ragionare fuori dagli schemi; credere nelle proprie idee folli; sognare e raccontare il sogno: essere imprenditori vuol dire avere una visione ma anche saperla raccontare”. E questo, secondo Bonzio, è il punto debole delle imprese italiane e la caratteristica che le porta a essere entusiaste di lui.

Ma non è finita. Per “monetizzare” Roberto Bonzio ha affiancato allo storytelling di Italiani di frontiera un’altra attività, i Silicon Valley tour: “A Palo Alto ho conosciuto Paolo Marenco, l’ingegnere che ha ideato i Silicon Valley stady tour per studenti aspiranti imprenditori. Siamo diventati amici e abbiamo deciso di creare dei tour simili per imprenditori e manager aziendali per una settimana di full immersion nell’innovazione”.

Ma il valore commerciale della sua attività – dice – va ben oltre le iniziative messe in atto finora: “Ho relazioni con start up e imprese in tutto il mondo e con le maggiori multinazionali dell’innovazione. Spesso li metto in contatto, creo connessioni. Per ora l’ho sempre fatto per piacere ma tutto questo ha le potenzialità per diventare un vero business”.

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