Il grafene non è certo una novità per i laboratori ricerca che lavorano sui materiali di nuova generazione più leggeri, performanti e sostenibili. La sfida adesso è portare sul mercato le potenzialità di questo sottilissimo foglio di carbonio capace di rivoluzionare l’elettronica, l’energia, la sensoristica. Ed è questo l’obiettivo di CarbonHub – il nuovo polo di ricerca nato in maggio dall’incontro tra il mondo accademico ed ESA Nanotech, realtà italiana specializzata nella produzione sostenibili di grafene.
Ecco la storia di un’idea, che ha preso forma lentamente, con ostinazione, visione e una buona dose di serendipity, raccontata dai protagonisti..
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Il grafene a Parma, un sogno lungo trent’anni
Nel cuore del Dipartimento di Scienze Matematiche, Fisiche e Informatiche dell’Università di Parma, il professor Mauro Riccò, ordinario di Fisica della materia, ricorda l’inizio di tutto:
“Facciamo ricerca sulle nanostrutture di carbonio da più di 30 anni. Mentre all’inizio queste ricerche avevano prevalentemente carattere accademico, col passare degli anni, le possibili applicazioni di questi materiali sono cresciute esponenzialmente. Per questo motivo da quasi 10 anni progettiamo di realizzare uno spinoff che renda concreto il loro trasferimento tecnologico. Il grafene prodotto da laser, grazie alle sue svariate potenzialità applicative, ha dato l’impulso definitivo alla concretizzazione di questo progetto, in cui ESA Nanotech ha fortemente creduto”.
Non è un salto nel vuoto, ma il punto di arrivo di un lungo cammino fatto di sperimentazione e pazienza. Quando, finalmente, le tecnologie si sono dimostrate sufficientemente mature, è arrivata la spinta che mancava: un partner industriale pronto a scommettere sul valore della ricerca italiana.
CarbonHub, il grafene tra divulgazione e visione imprenditoriale
A credere in questo percorso, insieme a Riccò, ci sono anche il professor Daniele Pontiroli e il ricercatore Giacomo Magnani, entrambi esperti di fisica sperimentale della materia. La loro intuizione non è nata in un centro di innovazione o in una call europea, ma durante un evento di divulgazione.
“Il desiderio di fondare CarbonHub nasce quasi dieci anni fa – racconta Pontiroli – da un’intuizione mia, di Magnani e di Riccò, a seguito dei numerosi stimoli ricevuti da imprenditori visionari. L’idea di business è arrivata quasi per caso in un contesto di divulgazione scientifica, dove abbiamo intuito il potenziale del grafene prodotto via laser come una tecnica scalabile, economica e sostenibile. Sono fermamente convinto delle straordinarie potenzialità del grafene, in particolare per le sue applicazioni in ambito tecnologico ed energetico. Finalmente, lo scorso anno, ESA Nanotech si è proposta come partner attivo dello spinoff, riconoscendo il valore del progetto”.
La svolta è avvenuta quando ESA Nanotech ha deciso di non essere un semplice finanziatore, ma un co-creatore dell’iniziativa.
Un materiale per il futuro, una rete per il Paese
CarbonHub non nasce solo per produrre grafene, ma per costruire un ecosistema. Magnani, che da anni studia l’impatto industriale dei materiali 2D, ne delinea l’ambizione:
“La scoperta del grafene, con le sue proprietà tecnologicamente dirompenti, ha aperto una nuova era industriale simile a quella nata circa 100 anni fa con la scoperta dei polimeri plastici. La corsa virtuosa alla ricerca di nuovi mercati per questo materiale innovativo rappresenta una scelta strategica e inevitabile per inserirsi e competere in un settore emergente che si affaccia al futuro, in grado di favorire una transizione energetica, green e digitale. Per queste ragioni, lo spin-off nasce con l’obiettivo di diventare punto di riferimento in Italia nel campo delle nuove tecnologie basate sul grafene, dando una continuità lavorativa ai giovani formati nel settore, attirando talenti altamente specializzati e favorendo una rete imprenditoriale e industriale di valore”.
Le prime applicazioni sono già sul tavolo. La parola d’ordine è impatto industriale sostenibile, con un modello scalabile e competitivo. Per questo, alla guida di CarbonHub, è stato da poco nominato Matteo Negro che, dal mese di giugno, è anche il nuovo General Manager di ESA Nanotech, con esperienze maturate sia nelle nanotecnologie sia nelle applicazioni laser.
Il sostegno di ESA Nanotech
Dietro ESA Nanotech, oggi partner tecnologico e industriale di CarbonHub, ci sono due figure ben note all’ecosistema dell’innovazione: Leonardo Maria Del Vecchio, figlio del fondatore di Luxottica e guida del gruppo LMDV Capital che controlla la società, e Gabriele Benedetto, ex CEO di Telepass e oggi CEO della società.
“Abbiamo visto in CarbonHub un’occasione unica per dare forza all’innovazione che nasce nelle università italiane e trasformarla in una leva concreta per lo sviluppo industriale”, racconta Del Vecchio. “Il grafene rappresenta un materiale chiave per l’industria del futuro, e crediamo che l’approccio integrato tra ricerca e impresa sia il modello vincente” (qui puoi leggere maggiori dettagli su ESA NanoTech, che in giugno ha inaugurato il suo primo impianto industriale all’interno del Kiloetro Rosso)
Il tema del trasferimento tecnologico è centrale, in un Paese come l’Italia dove ancora la ricerca fatica a generare opportunità imprenditoriali. “Il trasferimento tecnologico è uno dei grandi temi irrisolti dell’Italia. Con CarbonHub, proviamo a costruire un ponte reale tra le competenze dei ricercatori e le esigenze delle imprese”, sottolinea Benedetto. “Non è semplice, ma abbiamo deciso di partire proprio perché c’è una visione forte e una tecnologia solida”.





