Open innovation, Colmar: «Così rinnoviamo il piumino con la startup del grafene»
Giulio Colombo, amministratore delegato dell’azienda monzese che produce sportswear e capi invernali, racconta perché ha scelto di puntare sulle nanotecnologie di Directa Plus per fare innovazione e spiega per quali ambiti, nel settore tessile, le nuove imprese innovative sono monitorate con più attenzione
di Maurizio Di Lucchio
Pubblicato il 15 Feb 2016

Insomma, un altro caso di open innovation in cui una Pmi italiana (circa 90 milioni di fatturato nel 2015, in crescita rispetto all’anno precedente) si rivolge a una startup, o comunque a un’impresa innovativa giovane (Directa Plus è nata nel 2005 ma ha inaugurato le sue Officine del Grafene nel 2014), per innovare. Perché Colmar puntato su Directa Plus e come l’azienda ha strutturato la sua attività di innovazione “aperta” lo spiega a EconomyUp l’amministratore delegato Giulio Colombo, che è anche il diretto responsabile dell’area di ricerca & sviluppo.
Colombo, come è nato questo progetto con Directa Plus? Perché il grafene?
Questo è un caso di innovazione fatta con l’esterno. Ma di norma, al vostro interno, come fate innovazione?
Abbiamo da sempre, ovviamente un nostro reparto di ricerca e sviluppo che si concentra sul prodotto. Realizziamo collezioni estive e invernali: in ognuna dobbiamo introdurre innovazioni tecnologiche che danno migliori performance. A lavorare sull’innovazione di prodotto sono una ventina di persone, suddivise tra varie linee – sci, golf, outdoor, sport fashion. Le professionalità sono tante, dai responsabili di prodotto ai designer.
Come avete strutturato la vostra attività di open innovation?
Intanto, come confezionisti, dobbiamo necessariamente lavorare con partner del tessile e con società non direttamente coinvolte in questo settore non tessile. Ma a parte i soggetti di questo mondo, a a cui ci rivolgiamo per esempio per il finissaggio innovativo, abbiamo vari rapporti con l’esterno. Per esempio, con il Politecnico di Milano abbiamo realizzato dei test nella galleria del vento. Con Acerbis, azienda che produce abbigliamento per il motocross, abbiamo attivato una collaborazione per quanto riguarda le protezioni per gli sci.
Per quali tipi di innovazioni guardate alle startup?
Cerchiamo sempre di esplorare altri mondi. Siamo molto attenti a questo panorama. Viaggiamo molto, giriamo molte fiere, ci guardiamo intorno. Di startup ne osserviamo tante, specialmente per quanto riguarda le tecnologie wearable. Non è escluso che un giorno potremmo investire su una startup, anche se finora non ci è ancora successo.