INNOVAZIONE

Maker Faire Rome da record: in 90mila a passeggio tra robot e stampanti 3D

L’evento si è chiuso con numeri da capogiro: migliaia di oggetti stampati in 3D, 360 laboratori per 15mila bambini, 120 workshop. Dall’Italia e dal mondo hanno preso d’assalto l’Auditorium. Risultato: file chilometriche, anche per stringere la mano ai robot

Pubblicato il 06 Ott 2014

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Panel sulla storia dell'innovazione, da Olivetti a Steve Jobs

Un grande successo in termini di pubblico, un po’ meno sul fronte organizzativo. Sono risultati da record quelli della Innovation WeekMaker Faire Rome, settimana europea dedicata all’innovazione culminata nella fiera degli inventori e degli artigiani digitali riuniti all’Auditorium Parco della Musica a Roma. Gli organizzatori dell’evento, che si è concluso ieri, hanno contato 90mila visitatori dall’Italia e dal mondo ad ammirare 600 invenzioni da tutto il mondo, in larga parte pensate e progettate da giovani maker poco più che ventenni.

Un pubblico di teenager, adulti, ma anche moltissime famiglie con bambini si è riversato nello spazio dedicato all’evento, prendendolo d’assalto. Risultato: anche le file sono state da record (alla biglietteria, ai pochi punti di ristoro, persino davanti ai singoli stand). L’entusiasmo con cui persone di ogni età e provenienza geografica hanno scelto di dedicare una luminosa domenica romana a robot, stampanti 3D e circuiti elettronici non è stato del tutto compensato dalla qualità dell’organizzazione. La calca è stata notevole e i più piccoli si sono dovuti mettere disciplinatamente in coda per stringere la mano al robot o salire sulla bicicletta-vidoegioco. Evidentemente è una manifestazione in crisi di crescita, di cui gli organizzatori avevano forse sottostimato la portata.

Tutto questo sarà utile per la prossima edizione, che potrà mettere a frutto i numeri già “ottimi e abbondanti” della Maker Faire Rome 2014: 90mila presenze totali, 360 laboratori, allestiti in un’area kids di 2000mq, dove 15mila bambini si sono divertiti a costruire lampade, a familiarizzare con fili e batterie per realizzare circuiti elettrici, ad assemblare mini-robot o ad auto-costruirsi un video-game. Tremila di loro hanno potuto partecipare ai 120 workshop di un’ora e mezza andati esauriti già nei primi giorni di iscrizione gratuita. I più grandi, invece, hanno potuto progettare stazioni climatiche per il controllo dell’ambiente (umidità, livelli di co2, temperatura, pressione) mettendo in comunicazione i dati fisici con una piattaforma web; conoscere la “tecnologia wearable”, a cominciare dai tessuti interattivi per numerose applicazioni; spegnere la tv, smontandola letteralmente, per accendere le idee dando forma a nuovi oggetti coi componenti della tv fatta a pezzi. Migliaia di oggetti sono stati stampati sul momento dalle centinaia di stampanti 3D e si sono tenute 500 sessioni di musica live fra la band di robot musicisti e la band Team Dare automatizzata. Musica senza musicisti, che ha attratto uno sciame di curiosi ma che, effettivamente, viene avvertita ancora come molto “meccanica” rispetto alla stessa musica suonata da esseri umani. Infine sono stati venduti migliaia di “kit da maker” allo store di Arduino.

Grazie a Maker Faire Rome, quest’anno inserita a chiusura della Innovation Week – un’intera settimana dedicata a dibattiti e confronti su temi come start up, smart cities, open hardware, scienze frugali, Internet Of Things – Roma è stata per 9 giorni la fonte di una inesauribile energia per idee ad alto contenuto di innovazione e creatività.

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