Scenari

La 4ª rivoluzione industriale e il futuro del lavoro: ecco che cosa si è detto al World Economic Forum

5 milioni di posti persi: sarà l’effetto della diffusione di robot e intelligenza artificiale secondo un rapporto diffuso al summit di Davos. Ma l’evoluzione dei mercati e delle competenze creerà nuove opportunità. In questi settori: robotica, nanotecnologie, stampa 3D, genetica e biotecnologie

Pubblicato il 22 Gen 2016

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La quarta rivoluzione industriale è il tema principe del World Economic Forum 2016 in programma da mercoledì 20 a domenica 24 gennaio a Davos, in Svizzera. Intitolato appunto “Mastering the Fourth Industrial Revolution”, il summit ha lanciato un segnale d’allarme: entro il 2020, quindi tra soli quattro anni, cinque milioni di posti di lavoro nel mondo andranno persi, rimpiazzati da robot e intelligenza artificiale. Come emerge dal rapporto The Future of Jobs pubblicato per l’occasione dal World Economic Forum (Wef), la quarta rivoluzione industriale, che comprende una serie di evoluzioni e sviluppi in settori quali l’intelligenza artificiale e il machine-learning, la robotica, le nanotecnologie, la stampa 3D, la genetica e le biotecnologie, causerà nei prossimi anni un’ampia disruption non solo nei modelli di business ma anche nel mercato del lavoro. Si prevedono di conseguenza significativi cambiamenti nelle skill necessarie per fronteggiare questo nuovo scenario mondiale.

Cos’è il World Economic Forum – Il Forum economico mondiale è una fondazione senza fini di lucro che organizza ogni anno a Davos un simposio dove i leader della politica e dell’economia di tutto il mondo si incontrano con esponenti di alto livello di vari settori per discutere di temi quali l’andamento dell’economia, ma anche di tecnologia, ambiente e salute. L’evento è nato nel 1971 quando l’economista tedesco Klaus Schwab ha riunito per la prima volta 450 capi di stato e leader internazionali per quello che allora era chiamato “European Management Symposium”. Al World Economic Forum del 2016 si sono iscritti a partecipare in 2.600, pagando fino a 25mila dollari ciascuno per assicurarsi un posto. Tra le personalità invitate (che quindi non pagano) capi di Stato e di governo e potenti da tutto il mondo: solo per fare qualche nome Christine Lagarde, direttore del Fondo monetario internazionale, David Cameron, primo ministro del Regno Unito, il vicepresidente degli Usa Joe Biden, il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi ma anche l’attore Leonardo Di Caprio. Negli anni Novanta il World Economic Forum, insieme ad altre entità quali il G7 e la Banca Mondiale, è stato duramente contestato da parte del movimento anti-globalizzazione. Altre critiche hanno riguardato il ruolo preponderante dei partner strategici del Wef nella definizione dei temi discussi nei meeting e il progressivo allontanamento dagli argomenti strettamente economici in favore di temi in grado di attrarre maggiormente l’attenzione dei media. Qui sotto un intervento di uno degli ospiti più illustri, il Ceo di Microsoft, Satya Nadella.

The Tranformation of Tomorrow: Satya Nadella

The Tranformation of Tomorrow: Satya Nadella

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I quattro temi del World Economic Forum 2016 – Come detto, il tema principale del World Economic Forum di quest’anno è “La quarta rivoluzione industriale”, in riferimento alle tecnologie che continuano a cambiare l’economia e al libro scritto dallo stesso fondatore e presidente esecutivo del Wef, Klaus Schwab. Il secondo tema è la Cina: dopo una crescita del 10% nel primo decennio di questo secolo, il Paese asiatico sta rallentando e trascinando con sé anche gli altri mercati emergenti. Il terzo tema del Wef sono i mercati emergenti, in fase di rallentamento a causa di una serie di ostacoli incontrati durante il 2015. Quarto tema: il “Rischio Brexit”, ovvero l’eventuale uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, che si potrebbe concretizzare dopo il referendum popolare previsto per quest’anno.

Cos’è la quarta rivoluzione industriale – Finora le rivoluzioni industriali del mondo occidentale sono state tre: nel 1784 con la nascita della macchina a vapore e di conseguenza con lo sfruttamento della potenza di acqua e vapore per meccanizzare la produzione; nel 1870 con il via alla produzione di massa attraverso l’uso sempre più diffuso dell’elettricità, l’avvento del motore a scoppio e l’aumento dell’utilizzo del petrolio come nuova fonte energetica; nel 1970 con la nascita dell’informatica, dalla quale è scaturita l’era digitale destinata ad incrementare i livelli di automazione avvalendosi di sistemi elettronici e dell’IT (Information Technology).. La data d’inizio della quarta rivoluzione industriale non è ancora stabilita, probabilmente perché è tuttora in corso e solo a posteriori sarà possibile indicarne l’atto fondante. L’unica certezza è che, come le precedenti, questa rivoluzione è destinata a cambiare per sempre la società e l’economia mondiale con novità che avranno ripercussioni positive, ma anche negative, sulla vita dei cittadini del mondo. Qui sotto un video del Wef su come cambierà il mondo del lavoro.

The Future of the JobsLa ricerca presentata al World Economic Forum (che è possibile leggere cliccando qui) illustra l’evoluzione del lavoro fino al 2020 sulla base delle indicazioni raccolte tra i responsabili delle Risorse Umane di 350 tra le maggiori aziende mondiali (tra cui 150 sono incluse tra le 500 di Fortune). Complessivamente queste imprese rappresentano circa 13 milioni di dipendenti. L’analisi si riferisce a 15 tra i maggiori Paesi nel mondo (tra cui Cina, India, Francia, Germania, Italia, Giappone, Uk e Usa). Vengono fornite informazioni dettagliate su nove settori: Industria e costruzioni, Commercio, Energia, Servizi finanziari, Sanità, ICT, Media & Intrattenimento, Logistica, Servizi professionali. Nei prossimi 5 anni fattori tecnologici e demografici influenzeranno profondamente l’evoluzione del lavoro. Alcuni (come la tecnologia del cloud e la flessibilizzazione del lavoro) stanno influenzando le dinamiche già adesso e lo faranno ancora di più nei prossimi 2-3 anni. L’effetto sarà la creazione di 2 nuovi milioni di posti di lavoro, ma contemporaneamente ne spariranno 7, con un saldo netto negativo – quindi – di oltre 5 milioni di posti di lavoro. L’Italia ne esce con un pareggio (200mila posti creati e altrettanti persi), meglio quindi di altri paesi europei ed occidentali come Francia e Germania. A livello di gruppi professionali le perdite si concentreranno nelle aree amministrative e della produzione: rispettivamente 4,8 e 1,6 milioni di posti distrutti.Secondo la ricerca compenseranno parzialmente queste perdite l’area finanziaria, il management, l’informatica e l’ingegneria. Cambiano di conseguenza le competenze e abilità ricercate: nel 2020 il problem solving rimarrà la soft skill più ricercata, ma diventeranno più importanti il pensiero critico e la creatività.

Alla luce delle nuove tendenze tecnologiche, negli ultimi anni molti paesi hanno intrapreso notevoli sforzi per aumentare la quantità di laureati STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) prodotti dai loro sistemi nazionali di istruzione. La maggior parte delle imprese coinvolte ritiene che la chiave per gestire con successo queste dinamiche di lungo termine del mercato del lavoro sia investire nelle competenze, più che assumere lavoratori a termine o telelavoratori.

Il ruolo dello Smart Manufacturing – Per fronteggiare la quarta rivoluzione industriale e ridurne l’impatto negativo, dobbiamo attrezzarsi per cogliere i benefici dello Smart Manufacturing, l’innovazione digitale nei processi dell’industria. A sostenerlo è Alessandro Perego, Direttore Scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, che, a proposito sul dibattito in corso al World Economic Forum di Davos, sottolinea l’importanza per le imprese di investire tecnologie come Internet of Things, Big Data, Cloud computing, sistemi di produzione automatizzati, dispositivi wearable e nuove interfacce uomo/macchina o stampa 3D. “Se nel breve termine – dice – si possono prevedere saldi occupazionali negativi, nel medio-lungo termine non è assolutamente certa una contrazione degli occupati in numero assoluto, considerato anche l’impatto nell’indotto, in particolar modo nel terziario avanzato. Il nostro Paese però deve sapere cogliere a pieno i benefici della quarta rivoluzione industriale, attuando iniziative sistemiche per lo sviluppo dello Smart manufacturing e fornendo ai lavoratori le competenze digitali per le mansioni del futuro”.La quarta rivoluzione industriale è il tema principe del World Economic Forum 2016 in programma da mercoledì 20 a domenica 24 gennaio a Davos, in Svizzera. Intitolato appunto “Mastering the Fourth Industrial Revolution”, il summit ha lanciato un segnale d’allarme: entro il 2020, quindi tra soli quattro anni, cinque milioni di posti di lavoro nel mondo andranno persi, rimpiazzati da robot e intelligenza artificiale. Come emerge dal rapporto The Future of Jobs pubblicato per l’occasione dal World Economic Forum, la quarta rivoluzione industriale, che comprende una serie di evoluzioni e sviluppi in settori quali l’intelligenza artificiale e il machine-learning, la robotica, le nanotecnologie, la stampa 3D, la genetica e le biotecnologie, causerà nei prossimi cinque anni un’ampia disruption non solo nei modelli di business ma anche nel mercato del lavoro. Si prevedono di conseguenza significativi cambiamenti nelle skill necessarie per fronteggiare questo nuovo scenario mondiale.

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