L’intelligenza artificiale è spesso descritta come una tecnologia che accelera i processi o aumenta la produttività. Ma secondo Sangeet Paul Choudary, autore di Platform Revolution e The Shuffle, questa visione è riduttiva. L’AI non modifica solo le attività quotidiane: trasforma le strutture economiche e organizzative su cui esse si reggono.
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Chi è Choudary
Sangeet Paul Choudary è un esperto di innovazione digitale e piattaforme, noto per il suo lavoro nel campo delle piattaforme business-to-business (B2B). È il co-autore del libro Platform Revolution, che esplora come le piattaforme digitali stiano cambiando il mondo degli affari e dell’economia. Choudary ha sviluppato una profonda comprensione dei modelli di business basati su piattaforme e ha dato importanti contributi alla teoria e alla pratica delle piattaforme, in particolare nel contesto delle piattaforme multi-lato.
Il suo approccio si concentra su come le piattaforme possono creare valore facilitando l’interazione tra diversi gruppi di utenti (come produttori e consumatori). È anche il fondatore di Platformation Labs, che offre consulenze e formazione su come le aziende possono costruire e scalare piattaforme di successo.
Choudary ha lavorato con molte aziende globali per aiutarle a comprendere e sfruttare il potenziale delle piattaforme digitali per innovare e crescere nel loro settore. Il suo lavoro è altamente influente nell’ambito dell’economia delle piattaforme e della trasformazione digitale, con una forte enfasi su come creare e gestire ecosistemi interconnessi che generano vantaggi per tutte le parti coinvolte.
L’intervento sull’innovazione sistemica con l’AI
Nel suo intervento del 14 ottobre 2025 al convegno GenAI & Platform Thinking organizzato dall’Osservatorio Platform Thinking HUB 2025 del Politecnico di Milano, Choudary ha spiegato che l’errore più comune è osservare l’intelligenza artificiale come un “modo migliore di lavorare”. In realtà, la vera portata del cambiamento è sistemica: riguarda il modo in cui le imprese si coordinano, competono e creano valore collettivo. È, nelle sue parole, un passaggio “dal miglioramento dei compiti al ripensamento dei sistemi”.
È questo che rende possibile parlare di una vera innovazione sistemica con l’AI: un’evoluzione che non si misura nella velocità o nella precisione dei singoli processi, ma nella capacità della tecnologia di riscrivere le logiche economiche e di ridefinire le gerarchie del valore.
Quando la tecnologia cambia le regole del gioco
Per chiarire la natura di questo passaggio, Choudary riprende un parallelo storico: quello del container marittimo. Apparso a metà del Novecento, il container è stato considerato a lungo una semplice innovazione logistica. Ma il suo impatto reale non è stato il risparmio di tempo nei porti: è stata la creazione di un nuovo sistema di coordinamento globale.
Standardizzando il formato delle unità di carico e introducendo una sola polizza di trasporto, il container ha reso possibile il collegamento diretto tra navi, treni e camion, dando vita alla spedizione intermodale. Questo ha cambiato completamente la logica della manifattura: le aziende, che prima dovevano mantenere fornitori e stabilimenti vicini, hanno potuto distribuire la produzione su scala mondiale.
“Quando la spedizione è diventata affidabile,” ricorda Choudary, “la manifattura è stata scorporata. Non doveva più essere locale né integrata verticalmente.” Da quel momento la competizione non è più avvenuta tra prodotti finiti, ma tra componenti interoperabili: ogni parte di un sistema poteva essere migliorata, e il vantaggio competitivo dipendeva dalla capacità di combinarle in modo più efficiente.
Questo è l’effetto reale di un’innovazione sistemica: non ottimizzare un processo, ma cambiare il campo da gioco. Oggi, sostiene Choudary, l’AI sta producendo un impatto analogo su scala cognitiva e organizzativa.
Innovazione sistemica con l’AI: dal coordinamento umano a quello algoritmico
Il cuore del ragionamento di Choudary è che l’intelligenza artificiale agisce come infrastruttura economica, non come semplice strumento. “La tecnologia non ha un impatto perché si comporta meglio su certi benchmark,” spiega, “ma perché cambia il modo in cui avviene il coordinamento tra le diverse parti del sistema”.
In questo senso, l’innovazione sistemica con l’AI nasce dal passaggio da un’economia basata sul lavoro manuale o cognitivo umano a una economia di orchestrazione algoritmica. Gli algoritmi non sostituiscono solo attività, ma ridefiniscono la distribuzione delle funzioni e il modo in cui le informazioni si muovono tra individui, team e organizzazioni.
Proprio come il container ha reso continuo il flusso delle merci, l’AI rende continuo il flusso dei dati e delle decisioni. I processi diventano modulari, le competenze più interdipendenti, e il valore emerge dalla connessione tra parti autonome, non dalla loro somma. È in questa transizione che il lavoro, la concorrenza e la strategia aziendale cambiano significato.
Dalla pipeline alla piattaforma: la nuova base della competizione
L’analogia tra AI e piattaforme digitali è centrale nel pensiero di Choudary. Nei suoi lavori precedenti, l’autore aveva già descritto il passaggio da modelli di business lineari – le cosiddette “pipeline” – a modelli basati su piattaforme, dove il valore nasce dall’interazione tra più attori.
Con l’intelligenza artificiale, questo principio si estende all’intero sistema economico. Le organizzazioni non competono più soltanto per l’efficienza interna, ma per la loro capacità di connettersi a reti di dati, utenti e partner. È qui che si manifesta la vera innovazione sistemica con l’AI: nella possibilità di costruire ecosistemi dinamici, capaci di apprendere e riorganizzarsi in tempo reale.
“Nel caso del container,” spiega Choudary, “siamo passati dalla competizione basata sul prodotto a quella basata sui componenti. Tutto questo accadrà anche mentre andiamo avanti con l’AI.” Le imprese che comprendono questo meccanismo smettono di chiedersi quali attività automatizzare e iniziano a interrogarsi su come ricombinare le proprie risorse in un nuovo sistema competitivo.
L’AI come architettura di un’economia modulare
Osservando il discorso di Choudary attraverso la lente del Platform Thinking, emerge come l’intelligenza artificiale favorisca la nascita di sistemi economici modulari, dove ogni attore – azienda, individuo o algoritmo – contribuisce a un ecosistema condiviso.
In questa logica, il valore non deriva più dal controllo, ma dall’orchestrazione delle interazioni. Le imprese che sapranno integrare l’AI nei propri modelli non come tecnologia accessoria, ma come meccanismo di governance distribuita, riusciranno a creare vantaggi difficilmente replicabili. È il medesimo principio che il Politecnico di Milano ha indagato nell’ultima edizione del Platform Thinking HUB, sottolineando come la combinazione di piattaforme e intelligenza artificiale permetta di ridurre le inefficienze, migliorare il coordinamento e accelerare la generazione di conoscenza.
La sfida, oggi, non è dunque quella di adottare strumenti di AI, ma di progettare sistemi capaci di apprendere. È il passaggio da un’economia della produzione a un’economia dell’orchestrazione: un cambio di paradigma che definisce l’essenza dell’innovazione sistemica con l’AI.
Ripensare il lavoro, la strategia e la differenziazione
Nella visione di Choudary, i ruoli e le competenze aziendali cambiano non perché alcune mansioni vengano automatizzate, ma perché emergono nuove basi di differenziazione. I lavori che erano cruciali in un sistema basato su processi lineari perdono valore quando la competizione si sposta verso piattaforme e reti intelligenti. Al tempo stesso, nascono nuovi ruoli centrati sull’integrazione dei dati, la progettazione di interfacce e la gestione dell’ecosistema.
La vera sfida per le imprese, sottolinea, è comprendere che il vantaggio competitivo non risiede più nel possesso delle risorse ma nella capacità di connessione. È la stessa logica che ha reso il container una rivoluzione silenziosa: non la potenza della tecnologia in sé, ma la creazione di standard condivisi in grado di sostenere la cooperazione tra sistemi diversi. L’innovazione sistemica con l’AI segue la stessa traiettoria. È meno visibile dell’automazione, ma molto più profonda, perché agisce sulle infrastrutture cognitive e relazionali dell’economia. Cambia le gerarchie, ridisegna i confini delle organizzazioni e apre nuovi spazi di valore collettivo.






